Sant'Elia: i funerali di Michele e Roberto come la rappresentazione di una tragedia

Sant'Elia: i funerali di Michele e Roberto come la rappresentazione di una tragedia

cronaca
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Finisce davanti la chiesetta di Sant'Elia, con le bare issate verso l'alto, verso il cielo quasi a volere simbolicamente consegnare Michele e Roberto all'altro mondo, o a raggiungere quei palloncini bianchi e celesti fatti volare sù, e con il grido che accompagnerà i due feretri ininterrottamente nella breve processione tra i vicoli della borgata marinara, Robbèè! Michèè! cca siamu!

Trovano i cugini e gli amici di Roberto e Michele il modo di rappresentare nella maniera fisicamente più palpabile e diretta, quel groviglio di sentimenti, rabbia, dolore, compassione, che attraversa il cuore e la mente: i familiari più stretti non ce la fanno si sono rinserrati in un dolore muto e disperante.

Un ragazzino appena adolescente, forse un cugino o un nipote, che per tutta la cerimonia rimane abbracciato senza versare una lacrima alla bara di Roberto, mentre accanto a quella di Michele gli amici e i cugini seduti per terra stanno abbracciati alla bara, ed i loro gesti e le loro movenze contengono quella ineffabile dolcezza con cui vorrebbero parlare al corpo di Michele ormai freddo e muto, riportano vagamente alle pie donne attorno al corpo di Gesù.

Facce di ragazzi bruciati dal sole ed adusi alle fatiche e alla durezza del mare e che piangono come bambini. Non si può non lasciarsi contagiare dal clima doloroso dell'evento.

Sulle bare deposte umilmente per terra il simbolo della Congregazione di Maria SS.Addolorata ed in quella di Michele anche una maglietta rosanero.

altRaramente ci era accaduto di partecipare ad un funerale di questo tipo: una morte tragica che ha accomunato due persone unite nella vita, che assieme vanno a fare l'ultimo pezzo di strada su questa terra, quelle viuzze dove sono cresciuti, hanno scherzato, hanno amato.

Insieme hanno vissuto, insieme se ne vanno.

C'è tutta Sant'Elia, ma non solo naturalmente, perchè Roberto e Michele avevano amici ovunque, e per questo ci sono i vecchi compagni di scuola, parecchi dei loro insegnanti, migliaia di persone certo, con quel palco che doveva ospitare la gioia e l'allegria di una festa patronale trasformatosi in altare dove sono stati officiati i loro funerali,  e dove sono state esposte due grandi foto che li mostrano felici.

La gente è dovunque : 'nno chianu naturalmente sotto il sole cocente, a capannelli magari a ripararsi dal sole sotto qualche albero, parecchi seduti nelle sedie sistemate per l'occorrenza, molti lassù sul piccolo belvedere e sul tratto di strada che attraversa la borgata.

Qua e là nelle prime file, mani pietose accarezzano i familiari più stretti, li assistono e consolano come possono con piccoli gesi, un ombrello per ripararli dal sole, qualche bicchiere d'acqua a lenire l'arsura, sperando con ciò di lenire i morsi del dolore accecante che stravolge i cervelli.

Sono quattro i concelebranti e tra questi padre Liborio Scordato della Chiesa di Maria SS. del Lume, con il sacerdote officiante, cui spetta la missione impossibile di trovare un minimo di razionalità in una tragedia folle e assurda, che con commossa partecipazione riesce a trovare le parole giuste, come solo gli uomini di fede sanno fare in queste circostanze.

'Maria dice, parlando alla mamma di Michele, fu sottoposta ad un dolore atroce  e lancinante con il sacrificio del figlio Gesù, eppure non si fece travolgere dal dolore che seppe trasformare in forza e consapevolezza'. Ed ancora: 'che il sole di oggi sia in qualche modo un segno che questi ragazzi come il sole andranno a risplendere in altri luoghi'

Ed il fratello di Roberto trova la forza di dire alcune delle parole più belle: 'E' vero oggi io ho perso un fratello, ma guardando quanti siete e quello che mi avete manifestato in questi giorni, sono certo di averne trovato migliaia di fratelli e sorelle'

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Ed in chiusura una giovane cugina di Michele che trova il registro giusto per parlare del giovane scomparso: 'eri sempre allegro, battutista, e con te si rideva sempre, e poi sapevi parlare di tutto, di cose frivole come di cose impegnative e difficili, e con la tua parlantina ci convincevi sempre'.

E poi le tue passioni: i libri  e le letture, le lunghe nuotate, il calcio, i cruciverba, ma anche gli scacchi, pomeriggi interi a giocare.

E le sue intemperanze da ragazzino, quando il nonno li aveva portati in barca, e non avevano fatto dormire nessuno con i loro scherzi.

Speriamo che alla comunità flavese, negli ultimi anni sconvolta da tante dolorose tragedie il futuro riservi pace e serenità.

 

Angelo  Gargano

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