La comunità porticellese ancora nel lutto e nel dolore per la tragica perdita di uno dei suoi figli

La comunità porticellese ancora nel lutto e nel dolore per la tragica perdita di uno dei suoi figli

cronaca
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Negli ultimi tre anni sono state tante, troppe, le occasioni in cui questa comunità di pescatori, fatta di gente semplice, di onesti lavoratori, abituati ad affrontare un mestiere pesante e rischioso, si raccoglie attorno al proprio monumento simbolo, la Chiesa della Madonna del Lume, per manifestare la partecipazione e la vicinanza al dolore che non è solo di una famiglia, ma che colpisce l'intera collettività.

Ed ancora una volta alla vigilia di festeggiamenti religiosi, l'Immacolata in questa occasione, che sono stati annullati.

Giovani e pescatori, sono state le vittime di incidenti stradali o di gravi malattie o di incidenti in mare. Un elenco troppo lungo di morti  che ha sconvolto le famiglie e l'intera società civile.

E sono sempre i pescatori con le loro facce scure scavate dal sole e dal vento, le loro barbe incolte, i loro occhi abituati a guardare più in là per avvistare in tempo la buona o la cattiva sorte, che popolano la Chiesa e la piazza antistante.

C'è il comandante della Capitaneria Nicola Silvestri, con una delegazione, ci sono i rappresentanti delle Associazioni, ma la quasi totalità dei presenti è fatta dai volti anonimi e quotidiani di chi per un pezzo di pane rischia quotidianamente la vita.

Un pezzo di pane che Nino Sanfilippo assieme ala figlio aveva deciso di andarsi a guadagnare anche lontano da casa, a Mazara del Vallo, dove la pesca dà ancora un reddito dignitoso: era tornato da poco degli Stati Uniti dove era stato presso parenti e per curare la pratica di una piccola pensione che gli spettava per un periodo di tempo trascorso a lavorare negli USA: 'era contento - ci dice Ciccio Zizzo, che i pescatori conosce tutti uno per uno, - di questo modesto reddito, che solitamente arrotondava uscendo proprio fuori dal porto con la sua 'lancitedda', per pescare qualcosa che gli consentiva di sopravvivere con la sua famiglia.

"E ci sentiamo - aggiunge Zizzo - di dire alla famiglia di Nino che non saranno lasciati soli." E già una testimonianza di concreta solidarietà si è messa in moto in questi giorni per far fronte alle emergenze.

La decisione di andare a lavorare fuori era dovuta anche alla precarietà del reddito derivante dalla pesca, che  oggi a Porticello è un problema  serio e grave per la gran parte dei pescatori: si riducono le barche, si riduce il pescato, aumentano i costi, aumentano le leggi-tagliola della comunità europea che mortifivano le piccole marinerie e stanno tagliando le gambe ad un settore che dagli anni '70 e per  oltre trenta anni ha distribuito ricchezza ed ha contribuito a fare realizzare un salto sociale e culturale oltre che economico al paese di Porticello.

A testimoniare di quanto persona semplice, perbene e dedito al lavoro e alla famiglia, fosse Nino Sanfilippo , c'è la testimonianza, nell'intervento dopo la cerimonia funebre,  di un ex sindaco, Salvino Roccapalumba, che soleva spesso prendere il caffè assieme a Nino in un bar del porto, "consuetudine che un giorno - celia Salvino - spero potremo riprendere".

Ed anche la civica amministrazione, che aveva proclamato per oggi il lutto cittadino, per voce del vicesindaco Salvo Sanfilippo, ha voluto prendere la parola per ricordare il valore etico ed umano oltre che economico-sociale che rappresenta per tutto il paese il lavoro svolto dai pescatori. Ed anche lui a dire che la vicinanza alla famiglia sarà concreta.

altSull'incidente la Procura di Trapani ha aperto una inchiesta, ed oggi si sono appresi maggiori dettagli sulla sequenza dei fatti: all'inizio, a causa del comprensibile choc degli altri membri dell'equipaggio e della concitazione di quegli istanti, si era parlato di un tubo sotto pressione, e così anche noi avevamo erroneamente riportato. 

In realtà è accaduto che mentre il motopesca  era in fase di 'cala' delle reti, Nino Sanfilippo si trovava da solo a pulire con un tubo d'acqua la superficie di poppa, quando  all'improvviso si è spezzato il tubo di acciaio temperato del braccio esterno dell'arcone di poppa, che in quel momento subiva la pressione di tonnellate, che lo ha colpito come un colpo di maglio al volto e alla spalla.

Non c'è stato niente da fare: quando è arrivato in Ospedale a Pantelleria il cuore batteva ancora, ma era chiaro che non c'erano più speranze.

 

 

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