Già tre imputati, Nicola Mandalà, Michele Rubino e Onofrio Morreale che avevano scelto il rito abbreviato, considerati responsabili della lupara bianca che nel 2002 fece sparire Andrea Cottone, emergente boss di Villabate, erano stati condannati all'ergastolo dal GUP Maria Rubino.
Adesso è il p.m. Francesca Mazzocchi a chiedere il massimo della pena per altri due imputati, Ignazio Fontana di Villabate e Giuseppe Comparetto di Ficarazzi, mentre cinque anni di carcere vengono proposti per il bagherese Carmelo Bartolone che avrebbe sciolto il cadavere nell'acido nella sua fabbrica di marmo all'ingresso di Bagheria.
Due pentiti, Sergio Flamia e Stefano Lo Verso, dopo 14 anni hanno consentito di ricostruire il mosaico che ha portato alla individuazione dei responsabili: decisiva sarebbe stata la confidenza di Morreale a Flamia che molti anni dopo l'omicidio avrebbe riferito all'interlocutore che Cottone "era un cornuto, e nuatri u squagghiamu".
Per attirare in trappola il Cottone era stato utilizzato Stefano Lo Verso, suo amico, che probabilmente non era stato informato delle intenzioni dei boss e che era quindi inconsapevole di quanto sarebbe accaduto, accompagnò Cottone nei pressi dei campetti del Minigolf, lungo la litoranea Ficarazzi- Aspra nei pressi della spiaggia della Crocicchia.
Avrebbe dovuto discutere con gli uomini che poi lo hanno soppresso di una serie di furti di cui l'imprenditore era rimasto vittima: subito dopo il corpo sarebbe stato 'affidato' a Bartolone per scioglierlo nell'acido.