Se ne va Francesco, con la sua veste bianca, nella sua bara bianca

Se ne va Francesco, con la sua veste bianca, nella sua bara bianca

cronaca
Typography

Alzatevi e camminate! alzatevi e operate! L'esortazione di padre Luciano Catalano risuona alta nella Chiesa di San Pietro apostolo di Bagheria gremita sino all'inverosimile, per dare l'ultimo saluto a Francesco 'Ciccio' Barone.

Risuona alta per il significato che l'espressione assume nel contesto di oggi: "scuotetevi dal conformismo, svegliatevi dal sonno della ragione e dell'intelligenza, dal torpore dell'abitudine, dall'andazzo del qualunquismo: indagate, ricercate, tornate a scoprire i valori veri e su quello che conta veramente nella vita".

Si rivolge soprattutto alle centinaia di giovanissimi e di ragazzini che "raramente capita ormai di incontrare in Chiesa" - chiosa l'officiante - e che sino a sabato scorso, giocavano, ridevano, babbiavano con Francesco. Ma si rivolge anche agli adulti a cui impietosamente chiede: "Ma siamo proprio sicuri di amare la vita ?"

Parole forti che ci costringono ad interrogarci, "sul mondo di relazioni e di società che stiamo costruendo, sulla qualità dei valori che mettiamo alla base della nostra cultura e dei nostro vivere quotidiano."

"E' proprio vero che amiamo la vita? e allora perchè perseguiamo e inseguiamo false mode e falsi miti senza riuscire a fare appassionare veramente i nostri ragazzi non banalmente a vivere, ma alla vita vera."

"Ed ancora - continua padre Luciano - e non per paradosso: la morte di Francesco servirà alla vita, alla vita di chi resta, dei suoi familiari, dei suoi compagni, dei suoi amici, di tutti quanti noi, se riusciremo, riflettendo su questa tragica morte, a riscoprire il valore vero, primigenio, fondante dell'esistenza."

Il bianco è il colore predominante di Francesco.

Bianca la bara, bianca la tunica nella quale hanno voluto ricomporlo i genitori, bianchi i fiori, bianche le magliette con la sua foto che indossano i suoi amici più cari, bianchi i palloncini che hanno preso il volo.

Padre Catalano parla di questo amore di Francesco per la propria ragazza, grandissimo, immenso, infinito come lo può essere solo l'amore a quell'età, ed in quel gesto finale di riaccompagnarla a casa, per stare con lei per parlare, per proteggerla, per stare insieme ancora un pò sta tutta l'essenza di Francesco.

E padre Luciano ancora rivolgendosi al padre e alla madre, Rosario e Rosaria, al fratellino Giovanni che rimane tutto il tempo con lo sguardo perso nel vuoto come assente e disinteressato a quanto gli sta accadendo accanto, e che sta vivendo, da ragazzino, un dramma che spezza il cuore degli adulti.

"Non ci sono parole che possono consolare o lenire il dolore di genitori privati all'improvviso di un figlio, ed è inutile cercare di trovarle perchè nessuno ci riuscirebbe."

Richiama però padre Luciano Catalano l'impegno testimoniale assunto quando Francesco fu unto nel fonte battesimale: nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, per la vita eterna.

La vita eterna appunto, che è quella che sembra talora preoccuparci di meno, impegnati come siamo a seguire modelli e comportamenti inaccettabili che ci accecano e che, responsabile una società complice e disattenta, sono talora all'origine di tante tragedie e di tanti mali.

Alla fine del rito sono una cuginetta, il compagno di banco ed una ragazzina amica di Francesco, a leggere con la voce rotta dall'emozione e dal  pianto dei foglietti  per  parlarci sin quasi a farlo rivivere, di quel Francesco che in tanti hanno ricordato con parole semplici, ma spontanee e bellissime; questo giovanissimo, modello di educazione, di disponibilità e di dedizione verso gli altri.

A conclusione sul sagrato le oltre mille persone che hanno seguito il rito salutano con battimani lo striscione di addio degli amici ed il volo dei palloncini che accompagnano l'ultimo viaggio di Francesco.

Angelo Gargano