Le mani della mafia di Bagheria nell'edilizia e il ruolo di vertice di Nicolò Testa

Le mani della mafia di Bagheria nell'edilizia e il ruolo di vertice di Nicolò Testa

cronaca
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Riccardo Lo Verso dalle pagine di livesicilia.it torna  sulle vicende descritte nei verbali di interrogatorio del collaboratore di giustizia di Bagheria Pasquale Di Salvo, raccontando anche vicende interne all'organizzazione mafiosa:

"Non sarebbe stato solo il capo della famiglia mafiosa di Bagheria. Nicola Testa, prima ancora di essere mafioso, era un imprenditore edile che sbaragliava la concorrenza. Testa è finito in carcere nel dicembre 2015. Ora gli sono piovute addosso le accuse di Pasquale Di Salvo, ex poliziotto della scorta di Giovanni Falcone.

Testa faceva terra bruciata attorno a sé. “Non c'era un lavoro di una ditta che poteva subentrare - ha messo a verbale il collaboratore di giustizia - perché sia sul campo della muratura, sia sul campo dei ponteggi, sia sul campo del movimento terra e sul campo degli scarrabili, aveva tutto in mano lui”. Di Salvo avrebbe constatato in prima persona l'impossibilità di fargli concorrenza. Ad un certo punto, infatti, aveva deciso di mettersi in affari con gli scarrabili. Altro non sono che i cassoni usati per raccogliere i materiali di risulta nei cantieri edili.

“Lo volevo fare io, io volevo aprire un magazzino per mettere gli scarrabili - ha spiegato Di Salvo - e lui mi fa dice no, stai fermo perché gli scarrabili ce li ho io, sì, ma tu hai i ponteggi, hai la muratura, hai il movimento terra, io devo vivere, fammi fare gli scarrabili a me che ci penso io, no, non esisteva, però ci sono state delle piccole ristrutturazioni su delle case, su delle cose e poi appalti che lui prendeva così, senza nessun problema”.

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Volevano mettersi in affari e avevano cercato la strada per ottenere un prestito. Solo che i capimafia di Bagheria se ne accorsero e stopparono l'iniziativa. Perché nulla doveva sfuggire al controllo di Cosa nostra.

Pasquale Di Salvo, ex poliziotto divenuto boss e infine pentito, racconta che “quando ho capito che con loro non avevo più sbocco, che già mi tenevano lontano e non comunicavano più niente, non mi chiamavano più, tramite Militello (Andrea Militello, anche lui finito in manette, ndr) mi avvicino a Drago (Salvatore Drago Ferrante, arrestato assieme a Di Salvo, ndr), Drago mi fa dice siccome dovevano aprire una grossa pescheria e un grosso deposito di pesce ad Aspra e mancavano i fondi, Drago mi fa a me dice Pasquale facciamo una cosa, ci vai tu a nome mio, che è un carissimo amico mio”.

Il prestito speravano di ottenerlo dal proprietario di un supermercato: “... gli dici che mi servono 100.000 euro”. Solo che alla fine “è intervenuto Nicola Testa (accusato di avere diretto la cosca di Bagheria, ndr), mandandomi a chiamare e incazzato nero proprio... con gli occhi usciti di fuori, mi fa dice vedi che qua ci sono persone che ce li hanno così e tu dice che sei adesso arrivato vorresti fare e vorresti dire, ci dissi ascolta, io non sto facendo niente, io sono andato a chiedere solo un prestito con una restituzione, tu da queste persone non ci devi andare, perché queste persone già sono in regola qua e in regola a Palermo”.

Foto di copertina: un frame video di Pasquale Di Salvo con Giovanni Falcone

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