Gli "affari" del clan mafioso di Bagheria smantellato dal blitz "Legame"

Gli "affari" del clan mafioso di Bagheria smantellato dal blitz "Legame"

cronaca
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 Livesicilia.it, con un articolo a firma di Riccardo Lo Verso ha pubblicato alcuni stralci di intercettazioni relative agli "affari" intrattenuti dal gruppo di bagheresi arrestati qualche giorno orsono nel blitz dei Carabinieri "Legame" .

Paolo Liga, che figura tra gli arrestati, aveva chiesto un prestito da 50 mila euro. Alla risposta negativa del promotore finanziario scattòla ritorsione. Si presero la sua macchina, una Mercedes “Cla”.

Il proprietario cercò di riaverla e agli atti c'è uno scambio di sms in cui la vittima fa capire al suo interlocutore che lo avrebbe denunciato se non gli avesse restituito la macchina.  “Io la macchina te la posso dare ma te la vengo a levare quando voglio io di nuovo - diceva Liga - gli dò fuoco…t i scasso a te… allora facciamo una cosa…prima ti scasso tutto ed io poi ti do la macchina... quelli volevano 50.000,00 euro per le “spese”.

Visto che l'intermediario non aveva fatto ottenere il prestito né a Liga, né ai fratelli Riccardo e Claudio De Lisi, pure loro arrestati ieri, aveva una sola possibilità: “... vatti a vendere la macchina e dagli i picciuli ai cristiani....”. Ed invece ha scelto la strada della denuncia alla forze dell'ordine. 'interesse delle cosche nel giro dei buttafuori di locali e discoteche di Palermo e Provincia. 

"Pretendevano dieci euro per ogni buttafuori". - questa la denuncia del responsabile di un'agenzia privata di sicurezza, che ha fatto scattare l'accusa di tentata estorsione nei confronti di Paolo e Rosaria Liga, Giuseppe Sanzone, Claudio e Riccardo De Lisi. Sono stati tutti fermati ieri blitz dei carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Bagheria.

Parole esplicite sin dal promo approccio: “Chiedevano un aiuto economico per il mantenimento” dell’allora latitante Paolo Liga e pretendevano “10 euro per ogni persona” impiegata.

“Soldi non ho e non te ne darò mai né a te né a qualcun altro”, aveva risposto l'imprenditore che si era avvalso della collaborazione Claudio De Lisi in alcune feste private “per evitare problemi e per il quieto vivere... l’ho impiegato solo per la festa di Halloween 2015 e la sera di Capodanno, presso una villa in contrada Bellacera di Santa Flavia”.

Paolo Liga non si arrese dopo il rifiuto di pagare e fece avere alla sorella Rosaria “un bigliettino dove ci sono scritti i nomi... lui dice di dirglielo a... capito?... a Cosimo... il Malavita (soprannome di un uomo non identificato) ed un altro mi ha detto...”. Erano i nomi di gente da fare lavorare come buttafuori.

Ad un certo punto si fece sotto Sanzone, visto che nel frattempo, nel 2016, Paolo Liga si era prima dato alla latitanza e poi era stato arresto. Insomma, le spese erano aumentate: “Prima del Capodanno fui avvicinato da Sanzone Giuseppe - ha aggiunto l'imprenditore - mi avvertì che per quanto riguardava la consegna dei soldi per il mantenimento di Liga Paolo, avrei dovuto fare riferimento a lui, divenutone il responsabile e non più ai fratelli Riccardo e Claudio De Lisi... riferì sempre per dilazionare i tempi, che avrei pagato la somma estorsiva solo dopo il capodanno”.

Era una questione “di sopravvivenza”, legata “alla carta di cinquanta euro”, come diceva Riccardo De Lisi. Quando Liga finì in carcere nel 2016, nel corso di un colloquio, la sorella gli fece sapere che i carabinieri “vanno domandando a tutti se ci andiamo... nelle discoteche”. Erano le indagini sul pizzo all'agenzia di sicurezza che ora fanno parte del provvedimento di fermo della Procura di Palermo.

Da questa indagine emerge che il sostentamento della famiglie dei boss in carcere spetta ancora ai mandamenti mafiosi. I vecchi boss all'ergastolo e non possono ancora contare su un aiuto economico dai sodali mafiosi che stanno fuori.  Sono le intercettazioni a confermare che a Bagheria la regola di Cosa nostra veniva rispettata alla lettera. Nel febbraio 2015 le cimici registrano la conversazione nella sala colloqui del carcere Ucciardone fra Paolo e Rosaria Liga. Sono entrambi finiti in cella nel blitz dei carabinieri di martedì scorso.

Il fratello invita la sorella a mettersi in contatto con Carmelo D'Amico, uomo d'onore della famiglia di Bagheria, arrestato lo scorso ottobre dopo essere stato condannato in promo grado a dieci anni. È quest'ultimo a doversi fare carico di tutte le necessità economiche di Pino Scaduto, zio dei Liga e anziano capomafia di Bagheria, a lungo detenuto e di nuovo arrestato nei mesi scorsi.

“... gli dici che parla con Carmelo D'Amico - spiega Paolo Liga - piglia e ce li fai leggere”. Si riferisce ai “vaglia che gli ha fatto la mamma”. La madre dei Liga, sorella del capomafia, ha fatto avere dei soldi al fratello e adesso aspetta il “rimborso”. Presto ci saranno altre altre spese da sostenere visto che la donna ha in programma di partire per un colloquio con Scaduto: “... e quando ci vuole andare... dallo zio Pino quando ci vuole andare?”. Rosaria Liga risponde: “A marzo... per ora là c'è la neve...”.

Nei giorni successivi è Riccardo De Lisi, pure lui arrestato nel recente blitz, a contattare D'Amico: “Buongiorno Riccardo... sei sempre nel mio cuore, ma tu mi hai abbandonato...”. Risposta: “... non dire fesserie... io non abbandono a nessuno...”.

Scaduto non è il solo mafioso a godere della mutua di Cosa Nostra. Stessa cosa avviene per le famiglie dei Liga, di Leonardo e Nicolò Greco, e di Nicolò Eucaluiptus, nomi storici del mandamento mafioso. Ne discutono in macchina Pasquale Di Salvo, ex autista di Giovanni Falcone e oggi pentito, e Andrea Militello, arrestati ormai da tempo. Di Salvo: “A Nicola, a Nardo, a Nicola Eucaliptus, a Nicola il Greco, a Pinuzzu... ho mandato a tutti cinquecento euro io... ai palermitani a quelli di Ciminna”. I soldi da dove arrivano? Pochi dubbi: dalle estorsioni.

Tratto da Livesicilia.it