Tragedia di Casteldaccia, il Tar: «Il Comune doveva demolire la villa», intanto i PM indagano per disastro e omicidio colposo

Tragedia di Casteldaccia, il Tar: «Il Comune doveva demolire la villa», intanto i PM indagano per disastro e omicidio colposo

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L'ufficio stampa del Consiglio di Stato e della Giustizia Amministrativa precisa in una nota che "Il Tar Sicilia-Palermo non ha mai sospeso l'ordinanza di demolizione del sindaco dell'immobile sito in contrada Cavallaro a Casteldaccia travolto dall'esondazione del fiume Milicia (decreto n. 1602 del 2011)".

"Non può sostenersi che la semplice presentazione di ricorso sia di per sé sufficiente a bloccare l'efficacia dell'ordine di demolizione. In ogni caso, nel 2011 il giudizio al Tar si è concluso e l'ordinanza di demolizione del sindaco non è stata annullata; ne' il Comune si è mai costituito in giudizio. Quindi, in questi anni l'ordinanza di demolizione poteva - e doveva - essere eseguita". Lo scrive in una nota il Consiglio di Stato e della Giustizia amministrativa.

In un'altra nota il Tar respinge quanto dichiarato dalle ultime ore dal sindaco di Casteldaccia. "Notizie di stampa a livello locale e nazionale hanno recentemente riportato la notizia che il sindaco del Comune di Casteldaccia ha dichiarato che l'omessa esecuzione dell'ordinanza di demolizione della villetta in cui il 3 novembre hanno perso la vita nove persone, è stata causata da un ricorso proposto nel 2008 davanti al TAR Palermo e mai esitato. In relazione a tale dichiarazione, mi corre l'obbligo, a tutela del buon nome del TAR Palermo e dell'immagine stessa della Giustizia amministrativa, di respingere fermamente quel che è un maldestro tentativo dell'amministrazione comunale di scaricare la responsabilità di quanto è accaduto sulla pendenza di detto ricorso".

"I proprietari dell'immobile hanno proposto ricorso nel dicembre del 2008, ma, per legge, il ricorso non determina alcun effetto sospensivo dell'efficacia del provvedimento impugnato - spiega la nota - inoltre, non essendo stata chiesta alcuna tutela cautelare, il TAR non ha emesso alcun provvedimento sospensivo e pertanto il Comune aveva il potere-dovere di portare ad esecuzione l'ordinanza di demolizione (tanto più che la stessa era motivata anche con profili relativi al rischio idrogeologico e fluviale)".

"Il ricorso in questione, peraltro, è stato dichiarato automaticamente 'perento' con decreto presidenziale n. 1602/2011, ai sensi degli artt. 23 e 25 della Legge 6 dicembre 1971 n.1034 (ossia a causa della omessa presentazione dell'istanza di fissazione di udienza da parte degli interessati); - prosegue - Di ciò è stata data notizia, come per legge, al difensore dei ricorrenti con raccomandata spedita dalla segreteria del TAR il 30.11.2011. Detta 'perenzione' non è stata comunicata anche al Comune, in quanto parte non costituita in giudizio".

"Poiché la pendenza del contenzioso, con il quale oggi si tenta artatamente di giustificare la mancata demolizione del fabbricato, non ha dato luogo a sospensiva alcuna ed è cessata ben sette anni fa, nessun collegamento sussiste tra la tragica e luttuosa evenienza del 3 novembre e l'attività del TAR", conclude.

Intanto la Procura di Termini Imerese, che ieri ha aperto un procedimento penale, ha ipotizzato i reati di disastro colposo e omicidio colposo. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti. È stata inoltre sequestrata tutta l'area che parte dal fiume Milicia e arriva fino alla villetta di Casteldaccia dove l'altro ieri sera sono morte 9 persone. L'area quindi è interdetta a tutti, anche ai proprietari di terreni e immobili.

La polizia sta eseguendo ispezioni, anche agli allacciamenti alla linea elettrica, e ha sistemato i nastri bianchi e rossi che delimitano l'area sequestrata.

I pm, coordinati da Ambrogio Cartosio, hanno sequestrato le pratiche relative all'ordine di demolizione della villetta abusiva, in cui è avvenuta la tragedia, disposto nel 2008 dal Comune di Casteldaccia ma mai eseguito.

Gds.it

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