S.O.S. da un commerciante: cosa rispondono i politici?

S.O.S. da un commerciante: cosa rispondono i politici?

cronaca
Typography


Abbiamo ricevuto un S.O.S., una vera e propria richiesta di aiuto e di soccorso, ed anche se contenuta in una lettera non firmata crediamo sia giusto parlarne. Non sapppiamo se altri cui la richiesta di soccorso è rivolta, abbiano ricevuto la stessa missiva: noi pensiamo di sì.

Noi non siamo né organo politico- amministrativo, né organo di polizia giudiziaria per potere verificare o indagare, né abbiamo gli strumenti per potere accertare i termini dell’illecito amministrativo o penale del fatto cui si fa esplicito riferimento nell'anonimo.

Siamo però un organo di informazione che ha titolo anche attraverso le segnalazioni dei cittadini per poter chiedere alla Pubblica Amministrazione conto e ragione di comportamenti di negligenza, di passività nei confronti di poteri esterni o di veri e propri illeciti amministrativi.

Lo facemmo nel caso delle finte selezioni di Urban Italia, quando diverse decine di cittadini furono turlupinati da comportamenti boriosi e autoreferenziali, di chi pensa di fare la lotta contro la mafia e le illegalità con le interviste ai giornali .

E non ci meraviglia che il consiglio comunale, nessuno escluso, che aveva solennemente dichiarato che avrebbe richiesto e fatto chiarezza, abbia solo come si dice “ciurlato nel manico”, e lo stesso discorso vale per il difensore civico.

Meglio assecondare il vento delle convenienze e degli opportunismi, avranno pensato i nostri bravi consiglieri.

Questi organi politici e istituzionale hanno deluso, con il loro complice silenzio, le attese di cittadini che avrebbero meritato una risposta chiara e convincente, che ad oggi ancora non arriva.

Noi però non disperiamo. Abbiamo tenacia e pazienza.
Noi come organo di informazione avvertiamo che la società civile, anche quella stessa che magari poi va a dare il voto a chi ci amministra, è stanca e sfiduciata.
La politica e anche l’informazione hanno, tra gli altri, il compito di fare rinascere in un paese e in una terra che ne ha tanto bisogno, la fiducia e la speranza

Tre frasi in particolare ci hanno colpito del testo pervenutoci, e credo che rendano l’idea dello stato d’animo di chi ci scrive:

"Mi vergogno anche io, anche perché non ho il coraggio di firmare neanche questi foglietti, e mi nascondo come un verme... Ma io sono solo un commerciante, che lavora e suda tra i debiti e le tasse, uno di quelli che taglia le panchine e gli alberi, non faccio politica alla bagherese!
Io ho una attività e non posso espormi oltre, non è il mio lavoro, anzi sto facendo più di quanto mi compete…
...Però poi penso, come faccio a trovare la dignità di dire ai miei figli che è giusto quello che fanno a scuola contro la mafia, per la legalità e la giustizia".


Ed ancora:

"Avevo un’idea, volevo realizzare altre cose a Bagheria, volevo mettermi debiti e investire, cercare di produrre per me, per i miei figli, mia moglie e per tutti, ma con questo tipo di politica mafiosa, non voglio avere proprio niente a che fare!!! "


Parole dure che lasciano il segno su chi legge...

Certo la lettera è anche uno sfogo emotivo, che tante volte anche noi e tanti altri, abbiamo peraltro fatto.

Perché è vero che il pizzo lo si paga anche
andandosi a scegliere il tecnico ingegnere, architetto o geometra “giusti” che hanno le “entrature” negli uffici, o andando a rifornirsi di materiali dal grossista “giusto”, o facendo fare lavori connessi ad una opera pubblica dalle imprese “giuste", o assumendo le persone "giuste".

Ed è anche vero che l’antimafia che si è costruita a Bagheria con i vari consulenti è solo verbosa e parolaia.

Ma l’episodio specifico cui il cittadino fa riferimento è facilmente e rapidamente verificabile.

Noi non siamo neanche per i processi sommari fatti in piazza, in tv o sui giornali, e per il giustizialismo non rispettoso della dignità e dei diritti di chiunque.

Per questo noi faremo avere la lettera in questione al Sindaco Biagio Sciortino, all’Assessore alle attività produttive Gino Di Stefano, all’Assessore alla legalità Gianluca Rizzo, a Pippo Cipriani, e ai responsabili del Centro Antiracket di Via Mattarella, oltre che al difensore civico Giorgio Castronovo.

Noi pensiamo che questo grido di aiuto, sia pure anonimo, ma pieno di dignità e di coraggio meriti una risposta.

E come per Urban, non disperiamo, abbiamo tenacia e pazienza.