Salvano uno yacht dall'affondamento: ne divengono proprietari

Salvano uno yacht dall'affondamento: ne divengono proprietari

cronaca
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Meyday! meyday! Sono le dieci del mattino del 13 giugno scorso, 36 miglia al largo di Ustica.
A raccogliere la richiesta di soccorso in mare è la motobarca da pesca Federica II di Porticello che in quella zona assieme al Mirage II, sta effettuando una battuta di pesca con il “palangaro”.
Vuoi vedere - dice Nicolò Crivello, 28 anni, uno dei pescatori del Federica II - che è lo stesso yacht a vela che abbiamo incrociato ieri pomeriggio?
“Sì è proprio quello” –gli risponde il marconista della barca.

Il tempo di lasciare in mare, segnalandola, la lunga lenza, poi a tutto motore sul luogo indicato dalle coordinate: trovano a vista un canotto di salvataggio e due naufraghi, marito e moglie di La Spezia, Lui è un medico.
Momenti di comprensibile emozione, ed i due naufraghi vengono portati a bordo.

Cosa è successo?

Raccontano che l’imbarcazione ha incominciato a imbarcare acqua durante la notte, e che non hanno avuto il tempo di utilizzare le pompe.
Il due alberi è là, ad un paio di miglia; praticamente sta affondando.
Per i due naufraghi, la barca è già persa , e ad essa li lega il ricordo di una terribile avventura.

La legge del mare, fa obbligo ai soccorritori di salvare le vite umane, e non c’è nessun obbligo, né per i mezzi della Marineria né per i mezzi dei privati di salvare il natante.
Arriva anche una motovedetta da Ustica, che prende atto che i due che hanno fatto la richiesta di soccorso sono salvi.

“Cosa volete fare?” Chiedono i pescatori ai due “salvati”.
“Per noi la barca è gia persa”- rispondono.


Il tempo è buono il mare calmo e il moto pesca Federica II vuole provarci, allerta anche l’altra motobarca il Mirage, e si avvicinano allo scafo che sta affondando; l’acqua è quasi arrivata all’altezza del ponte.

I pescatori affiancano lo yacht, e mettono al lavoro le pompe di sentina; nel frattempo arriva l’altro motopesca, e stringono in mezzo, quasi sostenendo la barca a vela.

Pompano per dodici ore consecutive dalle 18 del 13 giugno alle sei del mattino successivo: alla fine ce l’hanno fatta.
Lo scafo torna alla sua naturale linea di galleggiamento, dopo avere anche riparato la falla.

Cosa era accaduto?
Stando alle prime ricostruzioni, si era staccato un tubo del bagno che scarica in mare e i due passeggeri non erano stati in grado di azionare la valvola di chiusura interna, e non avevano attivato tempestivamente le pompe.
Quando avevano perso tutte le speranze, avevano lanciato la richiesta di soccorso.

Ora il due alberi super accessoriato di radar, telescopi e quant’altro è ormeggiato al molo centrale del porto di Porticello, dove è arrivato nel tardo pomeriggio del 15 giugno trainato dai moto pesca.

Adesso secondo la legge del mare è di proprietà dei pescatori che sono riusciti ad evitare l’affondamento, e che sono già in trattative per venderlo, anche perché è un due alberi in ottimo stato con scafo in ferro, lungo 18 metri e con 8 cabine.

C’erano i nostri sacrifici di dieci anni”- hanno alla fine mormorato i due naufraghi.

Nelle foto di copertina
: il due alberi salvato dal naufragio e Nicola Crivello
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