La scuola pubblica ai tempi della Gelmini - di Maria Luisa Florio

La scuola pubblica ai tempi della Gelmini - di Maria Luisa Florio

cronaca
Typography

In principio furono i programmi della scuola elementare. Nel 2004 si decise che lo studio della storia non doveva andare oltre greci e romani. I sussidiari, che già erano stati distribuiti nelle classi, furono ritirati in fretta e furia e sostituiti con manuali che contenevano, in percentuale, non più del 20 per cento di quello che c’era prima.



Il risultato è stato che in prima media i nostri alunni non sanno neanche chi sia Cristoforo Colombo.

Stessa sorte per la geografia: niente continenti compreso quello dove viviamo, solo le regioni italiane.
Conseguenza: la maggior parte degli alunni che arriva alla scuola media non sa neanche dove sia l’Inghilterra malgrado cominci a parlare in english già dalla prima elementare.
Poi si è deciso, per decreto nella calura dello scorso agosto, che bisognava tagliare anche le risorse umane.
Ritorno del maestro unico alle elementari e taglio di due ore di lettere alla scuola media (compresa la tanto decantata ora di Cittadinanza) di un’ora di informatica e di un’ora della seconda lingua straniera.
Così sono rimasti a casa 42 mila insegnanti: si è parlato del più grande licenziamento di massa della storia italiana, gente che lavorava da almeno sette, otto anni, che magari aveva famiglia, un mutuo, un progetto.

Ma la scuola non è l’Alitalia o la Fiat ergo: interesse dei politici al Governo pari allo zero.
E non parliamo solo di precari.
Molti docenti di ruolo hanno perso la titolarità nella scuola dove insegnavano già da tempo e in quanto “perdenti posto” sono finiti, nel migliore dei casi, in un paesino distante svariati chilometri quando non sono a tutt’oggi senza sede o utilizzati in posti resisi, momentaneamente, disponibili.
Per fare un esempio concreto: a Bagheria solo nelle quattro scuole medie tra docenti di italiano, lingua straniera, tecnologia e sostegno (questi ultimi a dir poco dimezzati) si sono perse una ventina di cattedre di docenti di ruolo.

Per i precari e il personale ATA è difficile anche azzardare una stima.

Cosa comporta attualmente questa situazione?
Innanzi tutto la difficoltà di completare gli organici:
con le convocazioni per le supplenze ancora in corso in molte scuole non si può completare l’orario. Con buona pace dei Dirigenti Scolastici sull’orlo di una crisi di nervi.
Morale della favola: si sta in orario provvisorio e si va avanti giorno per giorno con tutto quello che tale provvisorietà comporta.
Se a questo, poi, aggiungiamo che l’edilizia scolastica bagherese è assai precaria: basti ricordare la scuola elementare Gramsci chiusa da più di cinque anni, con conseguente riduzione dell’organico o la media Scianna che attende da tempo l’inizio di lavori di ristrutturazione e che tra poco trasferirà sette classi al Bagnera, si può solo, forse, intuire cosa possa significare, oggi, fare scuola dalle nostre parti.
Una scuola pubblica assai più povera, senza mezzi, senza soldi, senza continuità didattica per gli alunni spesso stipati in aule anguste con le serrande rotte. E’ incredibile come tutto questo possa accadere.
Eppure dentro queste strutture, diciamo non sempre all’altezza della loro funzione, ci sono i nostri figli che meriterebbero certamente più di quattro aule fatiscenti con banchi rotti, sedie senza spalliera armadietti antidiluviani e bagni, spesso, senz’acqua.
Gli ambientalisti si indignano di fronte ad una scena violenta in un film, nessuno si indigna di fronte a questo sfacelo.
Qualche nostro politico in trasferta romana si occupa di ricevute fiscali e veterinari ma non di scuole.
Certamente sarà più chic che occuparsi di mocciosi e professori sfigati.
A Bagheria poi, in fatto di scuole, si va proprio a passo di lumaca e 30 anni di attesa per il nuovo liceo scientifico (ancora impelagato nelle solite lungaggini) dicono tutto.
Neanche il nostro amato premio Oscar, che però ha fatto il classico, ha potuto fare il miracolo.
Anzi, forse il miracolo si farà e riguarderà gli incassi del film Baaria. I nostri ragazzi, infatti, che già avevano portato in classe 4 euro per la visione del film, forse, ne dovranno sborsare altri due. Così vuole- ci dicono- la Medusa che pare non abbia gradito le visioni mattutine del film.
Prezzo pieno, dunque, per i piccoli consumatori. Baarioti compresi.


Maria Luisa Florio

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.