Alberi e basole: l'ignoranza che cancella l'identità

Alberi e basole: l'ignoranza che cancella l'identità

cronaca
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Due episodi in questi giorni stanno richiamando l'attenzione delle menti più vigili e sensibili: ed è il modo villano, arrogante e superficiale
con cui vengono trattate non le ville auliche o i grandi beni architettonici, ma cose che possono sembrare piccole , ma che portano anch'esse il segno di secoli di storia e sono parte di una identità che pezzo per pezzo viene distrutta.

Nel primo caso si tratta dell'abbattimento insensato dei cinque alberi di Corso Baldassare Scaduto e la cui legittimità, (e spiegheremo perché), contiene un vizio all'origine.

Nel secondo caso parliamo della asportazione delle vecchie basole di pietra che fanno, (o per meglio dire facevano) da cornice ai marciapiedi che in questi giorni si stanno sistemando attraverso lo strumento dei cantieri di lavoro.

Ci riferiamo in particolare al cantiere di lavoro che si sta portando avanti in Via Milazzo agli incroci con la via del Sole e via Durante.

E' un problema che ogni volta viene sollevato e sistematicamente viene dimenticato il giorno dopo: si tratta del fatto inaccettabile, a nostro avviso, che nei progetti si preveda anziché il riposizionamento delle stesse basole, la loro sostituzione con il cemento o con quelle "moderne" che tolgono sicuramente parecchio al fascino, certo modesto, ma innegabile dei marciapiedi con le vecchie basole.

E' un problema che sollevavamo trenta e più anni fa, ricevendo sempre risposte diverse e sconcertanti, e che è stato recentemente sollevato a proposito delle vecchie basole di corso Umberto, ed ora per i marciapiedi.
Perchè avviene questo? Il direttore dei lavori si trincera dietro il fatto che il progetto approvato prevede la sostituzione delle basole.

Ma dove vanno a finire?

Quelle del corso Umberto, e pare anche quelle che in questi giorni vengono tolte dai marciapiedi sottoposti a "restauro" vanno a finire presso il cortile della ex fabbrica del ferro dell'ICRE l'immobile confiscato a Leonardo Greco.

Che fine faranno?

Quà vaghiamo nell'incertezza: di sicuro c'è che qualche tempo fa il sindaco ha denunciato ai carabinieri il furto di un certo numero di queste basole, di incerto c'è che andranno o andrebbero utilizzate per sistemare alcuni piccoli tratti di vecchi marciapiedi, o per qualche picccolo progetto di risistemazione di "angoli" di città.

Sarà vero?

Gli uffici e dobbiamo riferirlo, ci hanno spiegato che in parte erano malmesse, e che in larga parte erano sotto un consistente strato di cemento utilizzato per evitare infiltrazioni.

Fatto sta che un giorno dopo l'altro, a pezzi e bocconi, la vecchia Bagheria se ne va.

TORNIAMO   AGLI    ALBERI

L'Ufficio urbanistico ci ha ragguagliato sul fatto che era stata rilasciata una autorizzazione per l'abbattimento di tre alberi; in effetti solo il primo dai tre per chi proviene dall'Aspra ostruisce uno scivolo, in base ad un progetto presentato ed approvato dalla precedente dirigente dell'urbanistica, dr.ssa Marino.

Il terzo albero, questo secolare, non ostacola affatto il cancello d'ingresso del complesso, ma un cancelletto secondario, mentre l'abbattimento degli altri due rappresenta una gratuita e inaudita violenza sulla natura.

Ora ci spiegava un tecnico molto esperto che il progetto che prevedeva lo scivolo e il canceletto in corrispondenza di due alberi non avrebbe potuto essere approvato, perché erano possibili soluzioni alternative.

Ora vogliamo ricordare un paio di cose per far capire che l'ignoranza è alla base di questi gesti.

Il "rettifilo", veniva tagliato, sindaco Baldassare Scaduto, da cui prese poi il nome, nel 1911, esattamente cento anni fa.

Quel rettifiloveniva a  coronare una lunga aspirazione dei bagheresi dell'epoca, giovani soprattutto, guidati da Gioacchino Guttuso Fasulo, padre del pittore Renato.

Quel viale alberato di quasi due chilometri, oggi unico in Sicilia, era la realizzazione di un sogno, che certificava la "marittimità" di Bagheria, ed assieme alla vista del mare apriva prospettive luminose per la nostra città.

E già allora i giovani della "Casa della cultura" parlarono anche  di un piccolo pennello d'attracco e di come la spiaggia, allora incontaminata dell'Apra, avrebbe potuto fare la concorrenza a quella di Mondello.

Tre dei platani abbattuti si avviavano quindi a raggiungere  l'età di cento anni: sono arrivate prima la motosega, la stupidità e l'arroganza degli uomini.

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