Quando in famiglia arriva un altro piccolo: niente paura...è sana gelosia - di Giuliana Larato

Quando in famiglia arriva un altro piccolo: niente paura...è sana gelosia - di Giuliana Larato

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La gelosia per la nascita di un fratellino è un tema amatissimo da mamme e papà che hanno già un figlio e che si interrogano sulla nascita di un secondogenito o che vivono il rapporto tra il primogenito ed uno o più fratelli.

Ci sono coppie che rinunciano all’idea di avere un secondo figlio pensando così, erroneamente, di proteggere il primo dall’esperienza della gelosia e di evitargli un trauma.

La gelosia per un fratellino è davvero un sentimento negativo?

Vorrei sfatare questa convinzione così diffusa e comune a quanti credono che un figlio geloso stia male ed un figlio che non manifesta alcuna gelosia sia, di contro, sereno e felice.

L’espressione della gelosia è una cosa, estremamente, positiva perché permette al bambino di fare i conti con l’ambivalenza che si vive dentro ed aiuta i genitori a “toccare” il vero mondo emotivo del figlio accompagnandolo nell’elaborazione di questo sentimento talora esplosivo e, sempre, di difficile gestione per un bambino.

Se il vostro bambino esprime la sua gelosia, state certi che è un bambino che voi avete saputo amare, che si è sentito amato e che sta combattendo, a suo modo, per difendere, non semplicemente, l’amore e le attenzioni dei genitori ma l’esclusività di questo rapporto.

Fino ad un certo momento della sua vita lui era il solo in casa e si è convinto di “bastare” ai genitori, di potere restare per sempre “l’unico”.

Sperimentare che i genitori possano amare un altro bambino, mostrargli attenzioni ma, al contempo, continuare a vivere con lui un rapporto unico ed intenso, per quanto non più esclusivo, sollecita il percorso di maturazione di un bambino perché lo aiuta a separarsi psicologicamente nella misura in cui questo gli serve a diventare autonomo. Solo in tempi successivi la presenza di un fratello favorirà lo sviluppo della cooperazione, della competizione, della complicità e della ribellione rispetto alle figure degli adulti/genitori.

La gelosia, dunque, non deve né spaventare né sorprendere i genitori né tantomeno farli sentire in colpa.

L’ansia di un genitore ed i suoi sensi di colpa vengono, infatti, interpretati dal bambino come la conferma alla sua sensazione di avere ricevuto un torto, di trovarsi a vivere in una vera e propria catastrofe senza possibilità di “rimedio”.

Cosa fare allora per aiutare il bambino a vivere ed elaborare la sua gelosia?

Un genitore può fare tanto anche solo mostrandosi disposto ad accogliere questo sentimento, a non viverlo come “cattivo” ma come una cosa naturale e passeggera, che fa soffrire e che va riconosciuta, mai sminuita né derisa.

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Se vostro figlio, per es., ha tentato di fare male al piccolo appena nato, non dovete negare l’atto per quello che è, non è il caso di trasformare quello che è successo in un incidente, occorre prenderne atto e fermare il bambino che dentro di sé avverte una carica aggressiva che non sa come contenere.

Vostro figlio ha bisogno di essere fermato, perché questo lo rassicura rispetto al fatto che chi gli sta vicino ha compreso il suo tormento ma lo aiuterà a non fare nulla di cui poi si pentirebbe o che, comunque, non faciliterà il suo stato d’animo ma lo aggraverà. Un atteggiamento di normalizzazione o di banalizzazione dell’evento aggressivo per lui tanto traumatico quanto l’arrivo del fratellino non lo risolleverà affatto.

Il bambino soffre nel riconoscere che vive sentimenti considerati riprovevoli, può sentirsi ancora meno amabile e convincersi, ulteriormente, che forse i genitori hanno voluto un altro figlio più buono di lui con cui sostituirlo. Queste fantasie possono anche indurre stati depressivi accompagnati da manifestazioni come inappetenza, febbre, asma…

Il bambino presenta, spesso, oltre alla rabbia ed al maggiore nervosismo la tendenza a comportarsi come se fosse, improvvisamente, diventato molto più piccolo.

Sto parlando di una regressione a comportamenti non più adatti alla sua età: chiede, nuovamente, il biberon o addirittura di essere allattato al seno, vuole essere imboccato e vestito pur avendo già acquisito autonomia in entrambe le aree, ricomincia a farsi la pipì addosso e piagnucola come un bebè.

Se, da un lato, i genitori si aspettano da lui che mostri maturità e saggezza nell’accogliere il nuovo arrivato, dall’altro, lui vorrebbe diventare piccolo come il fratellino che riceve tutte le attenzioni desiderate.

Insomma al grande è chiaro che ci sono molti più vantaggi ad essere piccoli che a crescere.
Le regressioni vanno comprese ed accolte senza colpevolizzazioni ma anche senza rinforzi.

Con il tempo il bambino cercherà strategie funzionali al superamento della gelosia e, se verrà, adeguatamente, aiutato dai genitori, trarrà anche giovamento dall’esperienza attraversata.
Grazie al gioco potrà sperimentare che è possibile essere “cattivi” e sperare che accadano certe cose al fratellino senza che la realtà si modifichi, è possibile calarsi nel ruolo del buono e del cattivo senza doversi perciò sentire sporchi.

Nella fantasia il bambino potrà permettersi tutto senza assumersi responsabilità e senza arrecare danno.

Sarà, ancor più, attraverso la continua interiorizzazione di esperienze gratificanti e positive che il bambino potrà andare oltre l’iniziale sentimento di gelosia facendo esperienza quotidiana dell’affetto dei genitori e dell’immagine positiva che loro mantengono di lui.

Respirare inoltre la sensazione che si troverà un equilibrio rinnovato e che, pur con la presenza di un nuovo componente, la famiglia sarà ancora felice per quanto in un assetto diverso, trasmette al bambino geloso la sicurezza del legame di attaccamento con le figure privilegiate e la certezza di un’evoluzione in positivo del dramma che sta vivendo.

La gelosia, talora, non si riduce nel tempo ma si cronicizza ed assume dimensioni preoccupanti, in questi casi, è bene chiedere aiuto ad un terapeuta e capire cosa non ha funzionato nella storia della famiglia e della sua gelosia.

GIULIANA  LARATO, psicoterapeuta della famiglia

giulianalarato@tiscali.it
 

La gelosia per la nascita di un fratellino è un tema amatissimo da mamme e papà che hanno già un figlio e che si interrogano sulla nascita di un secondogenito o che vivono il rapporto tra il primogenito ed uno o più fratelli.

Ci sono coppie che rinunciano all’idea di avere un secondo figlio pensando così, erroneamente, di proteggere il primo dall’esperienza della gelosia e di evitargli un trauma.

La gelosia per un fratellino è davvero un sentimento negativo?

Vorrei sfatare questa convinzione così diffusa e comune a quanti credono che un figlio geloso stia male ed un figlio che non manifesta alcuna gelosia sia, di contro, sereno e felice.

L’espressione della gelosia è una cosa, estremamente, positiva perché permette al bambino di fare i conti con l’ambivalenza che si vive dentro ed aiuta i genitori a “toccare” il vero mondo emotivo del figlio accompagnandolo nell’elaborazione di questo sentimento talora esplosivo e, sempre, di difficile gestione per un bambino.

Se il vostro bambino esprime la sua gelosia, state certi che è un bambino che voi avete saputo amare, che si è sentito amato e che sta combattendo, a suo modo, per difendere, non semplicemente, l’amore e le attenzioni dei genitori ma l’esclusività di questo rapporto.

Fino ad un certo momento della sua vita lui era il solo in casa e si è convinto di “bastare” ai genitori, di potere restare per sempre “l’unico”.

Sperimentare che i genitori possano amare un altro bambino, mostrargli attenzioni ma, al contempo, continuare a vivere con lui un rapporto unico ed intenso, per quanto non più esclusivo, sollecita il percorso di maturazione di un bambino perché lo aiuta a separarsi psicologicamente nella misura in cui questo gli serve a diventare autonomo. Solo in tempi successivi la presenza di un fratello favorirà lo sviluppo della cooperazione, della competizione, della complicità e della ribellione rispetto alle figure degli adulti/genitori.

La gelosia, dunque, non deve né spaventare né sorprendere i genitori né tantomeno farli sentire in colpa.

L’ansia di un genitore ed i suoi sensi di colpa vengono, infatti, interpretati dal bambino come la conferma alla sua sensazione di avere ricevuto un torto, di trovarsi a vivere in una vera e propria catastrofe senza possibilità di “rimedio”.

Cosa fare allora per aiutare il bambino a vivere ed elaborare la sua gelosia?

Un genitore può fare tanto anche solo mostrandosi disposto ad accogliere questo sentimento, a non viverlo come “cattivo” ma come una cosa naturale e passeggera, che fa soffrire e che va riconosciuta, mai sminuita né derisa.

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Se vostro figlio, per es., ha tentato di fare male al piccolo appena nato, non dovete negare l’atto per quello che è, non è il caso di trasformare quello che è successo in un incidente, occorre prenderne atto e fermare il bambino che dentro di sé avverte una carica aggressiva che non sa come contenere.

Vostro figlio ha bisogno di essere fermato, perché questo lo rassicura rispetto al fatto che chi gli sta vicino ha compreso il suo tormento ma lo aiuterà a non fare nulla di cui poi si pentirebbe o che, comunque, non faciliterà il suo stato d’animo ma lo aggraverà. Un atteggiamento di normalizzazione o di banalizzazione dell’evento aggressivo per lui tanto traumatico quanto l’arrivo del fratellino non lo risolleverà affatto.

Il bambino soffre nel riconoscere che vive sentimenti considerati riprovevoli, può sentirsi ancora meno amabile e convincersi, ulteriormente, che forse i genitori hanno voluto un altro figlio più buono di lui con cui sostituirlo. Queste fantasie possono anche indurre stati depressivi accompagnati da manifestazioni come inappetenza, febbre, asma…

Il bambino presenta, spesso, oltre alla rabbia ed al maggiore nervosismo la tendenza a comportarsi come se fosse, improvvisamente, diventato molto più piccolo.

Sto parlando di una regressione a comportamenti non più adatti alla sua età: chiede, nuovamente, il biberon o addirittura di essere allattato al seno, vuole essere imboccato e vestito pur avendo già acquisito autonomia in entrambe le aree, ricomincia a farsi la pipì addosso e piagnucola come un bebè.

Se, da un lato, i genitori si aspettano da lui che mostri maturità e saggezza nell’accogliere il nuovo arrivato, dall’altro, lui vorrebbe diventare piccolo come il fratellino che riceve tutte le attenzioni desiderate.

Insomma al grande è chiaro che ci sono molti più vantaggi ad essere piccoli che a crescere.
Le regressioni vanno comprese ed accolte senza colpevolizzazioni ma anche senza rinforzi.

Con il tempo il bambino cercherà strategie funzionali al superamento della gelosia e, se verrà, adeguatamente, aiutato dai genitori, trarrà anche giovamento dall’esperienza attraversata.
Grazie al gioco potrà sperimentare che è possibile essere “cattivi” e sperare che accadano certe cose al fratellino senza che la realtà si modifichi, è possibile calarsi nel ruolo del buono e del cattivo senza doversi perciò sentire sporchi.

Nella fantasia il bambino potrà permettersi tutto senza assumersi responsabilità e senza arrecare danno.

Sarà, ancor più, attraverso la continua interiorizzazione di esperienze gratificanti e positive che il bambino potrà andare oltre l’iniziale sentimento di gelosia facendo esperienza quotidiana dell’affetto dei genitori e dell’immagine positiva che loro mantengono di lui.

Respirare inoltre la sensazione che si troverà un equilibrio rinnovato e che, pur con la presenza di un nuovo componente, la famiglia sarà ancora felice per quanto in un assetto diverso, trasmette al bambino geloso la sicurezza del legame di attaccamento con le figure privilegiate e la certezza di un’evoluzione in positivo del dramma che sta vivendo.

La gelosia, talora, non si riduce nel tempo ma si cronicizza ed assume dimensioni preoccupanti, in questi casi, è bene chiedere aiuto ad un terapeuta e capire cosa non ha funzionato nella storia della famiglia e della sua gelosia.

GIULIANA  LARATO, psicoterapeuta della famiglia

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