Bagheria ai tempi del colera: la sentenza della commissione militare -di Biagio Napoli

Bagheria ai tempi del colera: la sentenza della commissione militare -di Biagio Napoli

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SENTENZE DELLA COMMISSIONE MILITARE DI BAGHERIA

Ferdinando II per la grazia di Dio, Re del Regno delle due Sicilie, di Gerusalemme ec., Duca di Parma, Piacenza, Castro ec.ec., Gran Principe Ereditario di Toscana ec.ec.ec.

Il Consiglio di Guerra di Corpo del 9° di Linea, Puglia, elevato in modo subitaneo in virtù di Ministeriale del 18 decorso mese, comunicata al signor Colonnello Cav. D. Andrea Maringli per mano del signor Generale Comandante la Colonna Mobile, Cav. D. Roberto De Sauget, che autorizza a giudicare i capi principali e gli istigatori degli avvenimenti seguiti in questa Comune di Bagheria lì 12 suddetto mese, composto dai signori:

Presidente: D. Gaetano Franchini Maggiore; Giudici: D. Giovanni Battista Cardini Capitano.- D. Nicola Hayer Capitano- Cav. D. Pietro Virgilio Capitano.- D. Giovanni Battista Mori 1° tenente - D. Domenico Zecca 1° tenente - D. Luigi Tripaldi 2° tenente -D.Giovanni Cortada 2° tenente; D. Demetrio Andruzzi Alfiere, Commissario del R. Tesoro; Cancelliere: Ladislao Luisi 2° Sergente.

Si è riunito nel locale di questo Regio Giudicato Circondariale per giudicare gli imputati Giuseppe La Corte, Ciro Spanò, Antonino Paladino, Leonardo Maggiore, Pietro Tripoli, Gioacchino Morreale, Girolamo Cangelosi, e Salvatore Scirè accusati di avere portata la devastazione, la strage, il saccheggio in questa Comune e di avere preso parte attiva negli omicidi, devastazioni e saccheggi anzidetti.

Inteso il rapporto del Commissario del R. Tesoro dell’informazione presa a carico dei detti accusati, Veduti gli estratti di morte sul conto di Giorgio e Luigi Caltagirone, Antonio Lo Gallo, Cosimo Incalsela, Bartolomeo La Corte, Carmelo Ficano d’Onofrio, Antonio Lo Medico, Leonardo Montano inteso Fontana, rei liquidati in processo dei misfatti summentovati, Attesochè i medesimi sono morti di Cholera durante la rapida istruzione compilata dal Giudice Regio Supplente di questo Circondario a richiesta del Generale D. Roberto De Sauget, Comandante summentovato, il Consiglio dichiara preliminarmente di non trovar luogo a deliberare su di loro conto. Inteso quindi il medesimo Commissario del R. Tesoro nelle orali conclusioni contro i rei presenti in giudizio non che gli accusati ed i loro difensori; il presidente dietro il riassunto della causa ha proposto distintamente la quistione di reità contro ciascuno degli accusati.

altIL CONSIGLIO DI GUERRA

Considerando essere risultati della pubblica discussione i seguenti fatti:

1-Che sviluppatosi in Palermo il morbo asiatico, il quale da lungo tempo desolato avea gran parte della bella Italia, non tardò il male d’invadere la florida Comune di Bagheria con casi ancor crescenti. Si sparsero ivi quindi, come altrove, le false e ridicole dicerie di propinazione di veleno da parte dei gentiluomini specialmente contro il popolo, e la tremenda verità di tanti morti di ogni classe ebbe forza a distruggere idee tanto basse, alimentate da pochissimi male intenzionati.

Corse in seguito voce che ordinavansi trame da persone di plebe per assassinare i detti galantuomini. Difatti nel dopopranzo del 12 del sudetto mese una banda di maleintenzionati si riunì nel vigneto di Furnari, avendo per mezzo di alcuni di loro compagni indotto artifiziosamente il popolo ad uscire le immagini dei Santi in processione per la comune, e con suono di campane a stormo, acciocchè vi fosse gran concorso ed attirar facilmente gran numero di compagni, che secondati li avessero nel di loro abominevole disegno.

Entrata poscia quella calca di gente, diè principio agli assassini con trucidare il chirurgo D. Carlo Scavotto e i di lui fratelli D. Francesco e D. Vincenzo ed Onofrio Ventimiglia che li accompagnava nell’atto che si allontanavano per giusto concepito timore. Indi con altri due omicidi commessi nelle persone di Cosmo Gattuso e Salvatore Madonia sparsero un generale allarme. Il disordine, la confusione e lo spavento ben tosto subentrarono nel popolo che abbandonato le sacre immagini andò a chiudersi nelle rispettive case.

Fatto già notte assalirono i malfattori la caserma della Gendarmeria Reale, che disarmarono, sforzarono le prigioni e liberarono i detenuti, atterrarono porte, danneggiarono farmacie, ruppero lastre di molte case a colpi d’arma da fuoco, frugarono mercerie per trovarne polvere e palle, disarmarono fin nelle di loro case varie persone, ricercarono gentiluomini per ucciderli e dati finalmente alle fiamme gli atti degli archivi dei notari D. Andrea Castronovo e D. Giuseppe Mancuso, verso le ore sei se ne fuggirono insultando gli abitanti di codardi e vili per non averli voluto seguire.

2-Che tra tali individui che si armarono e commisero eccessi furono riconosciuti i suddetti Giuseppe Antonino La Corte, Ciro Spanò, Antonino Paladino, tra coloro che assistirono scientemente i nominati Pietro Tripoli e Leonardo Maggiore.

3-Non restò chiarito se Gioacchino Morreale e Girolamo Cangelosi presero parte attiva in detti misfatti.

4-Che fatti preponderanti non poterono stabilire di avere Salvatore Scirè istigato con segni il popolo alla strage, che all’incontro furono interpretati come innocenti e naturali i segni anzidetti

altA voti uniformi ha dichiarato

Constare che Giuseppe Antonio La Corte, Ciro Spanò e Antonino Paladino sieno colpevoli di avere portato la devastazione, la strage, il saccheggio contro una classe di persone in Bagheria, loro patria, il dopopranzo sera e notte dal 12 al 13 luglio 1837 prendendo parte attiva in detti misfatti, Constare che Leonardo Maggiore e Pietro Tripoli sieno colpevoli di avere assistito scientemente le suddette ed altre persone nei suddetti reati e di avere istigato gli altri agli eccessi. Non constare abbastanza che Gioacchino Morreale e Girolamo Cangelosi abbiano preso parte attiva sui detti reati. Constare che Salvatore Scirè non sia reo di avere istigato il popolo alla strage. Fatte le dichiarazioni suddette, il presidente ha interpellato il Consiglio sulla sorte dei suddetti prevenuti.

IL CONSIGLIO DI GUERRA

Visti gli articoli 130, 131, 74, 184 e 75 del Codice Penale, 296 2 297 della Procedura delle dette leggi, 296 dello S.P.M. adottando i medesimi, con l’uniformità di sopra, condanna Giuseppe La Corte, Ciro Spanò ed Antonino Paladino alla pena di morte ai termini di detti articoli 130 e 131 del Codice Penale del Regno da eseguirsi nel corso di cinque ore alla fucilazione. Condanna inoltre Leonardo Maggiore e Pietro Tripoli al massimo del terzo grado dei ferri in anni ventiquattro per ciascheduno e tutti solidariamente alle spese del giudizio da liquidarsi.Ordina una più ampia istruzione sommaria a carico di Gioacchino Morreale e Girolamo Cangelosi per provare la di loro parte sui mentovati misfatti rimanendo sotto custodia in carcere.

Finalmente ordina che Salvatore Scirè sia posto in stato di libertà assoluta. Riserva i dritti alle parti lese per consecuzione dei danni ed interessi innanti chi e come di ragione, e l’azione al Commissario del Re di tradurre in giudizio gli altri autori ed istigatori dei misfatti summentovati. Fatto e deciso, in continuazione del dibattimento, oggi il 6 agosto 1837, alle ore sei italiane (Seguono firme).

Aprile 2015 Biagio Napoli

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nella foto interna   Un muro del cortile interno di Palazzo Inguaggiato, che fu fortezza del presidio borbonico, dove si vedono ancora i segni dei colpi di moschetto delle esecuzioni capitali redazione bnews