Inaugura a Bagheria la libreria "Interno 95"

Inaugura a Bagheria la libreria "Interno 95"

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Una città è fatta di luoghi diversi, e alcuni di essi, talvolta, occupano uno spazio maggiore, cioè più importante, di quello fisicamente occupato. Il "surplus" è costituito dallo spazio che riescono a ritagliarsi nella nostra anima;

da quello che offrono alle nostre abitudini; da quello che lasciano ai nostri ricordi. Checché se ne dica, le librerie, in qualunque città del mondo, non sono luoghi come gli altri. Ne sono testimoni lettori e libri.

Lo splendido 84, Charing Cross Road di Helene Hanff ad esempio, romanzo epistolare che racconta della relazione più che ventennale tra una scrittrice americana e una libreria londinese, la Marks & Co., specializzata in libri fuori stampa. Una relazione che travalica ben presto i confini del rapporto esercente/cliente per entrare nel regno misteriosissimo dell’amicizia fondata sull’affinità elettiva più che sulla condivisione di esperienze reali. Così come lo testimonia l’autobiografico Shekespeare and Company di Sylvia Beach, la storia di una piccola libreria sulla Rive Gauche, specializzata in testi di lingua inglese, che si trasforma in piccola casa editrice e, nel 1922, entra nella storia della cultura del ‘900 pubblicando l’Ulysses di Joyce.

Ogni lettore, invece, ha una propria personale e irripetibile memoria dei luoghi dove si sono acquistati i libri che più ha amato, come delle persone che hanno fatto da tramite (con un semplice consiglio o con un’apologia poco imorta) per quelle letture. Per il lettori non occasionali (e ce ne sono tanti, anche a Bagheria) una libreria non è un posto come un altro. E questo perché la lettura non è un’attività come un’altra. Soprattutto – sfatiamo questo luogo comune – non è un passatempo. La libreria, per il lettore fondamentalista, è una sorta di santuario laico, dove i libri si sbirciano, si annusano, si prendono in mano valutandone la qualità tipografica, si osservano a volte anche per settimane e poi, quando si è deciso che è il momento giusto, si acquistano e ci si rifugia a casa propria, nell’angolo dei Lari familiari, e ci si abbandona con essi al più sociale dei piaceri solitari. Per questo, i librai non possono permettersi di essere esercenti come gli altri.

A memoria mia, la nostra città una Libreria vera, degna di non sfigurare nei confronti di quelle cittadine, non l’ha mai avuta. Alcuni miei amici, di un ventennio più vecchi di me, mi raccontano della Libreria Licari, in Corso Umberto, più o meno all’altezza di Palazzo Ugdulena. Libreria vera, frequentata dalla migliore intellettualità locale, compresa quella che poi si sarebbe fatta largo nell’Ateneo palermitano, e non solo. Ma chiuse i battenti nel 1967 (li aveva aperti dieci anni prima), anno della mia nascita, e quindi non posso averne memoria diretta. La prima Libreria di cui ho memoria, invece, è la Libreria Giammanco di Piazza Sepolcro. Vi entravo da bambino, con mia madre, che di tanto in tanto vi acquistava un tascabile Garzanti.

Io stesso vi acquistai il mio primo libro da lettore indipendente – I Racconti di E.A. Poe – e poi parecchi altri. Ancora oggi mi chiedo perché quella minuscola libreria fosse comunemente intesa con il nome di Articoli religiosi. I rosari o le immagini votive che vi si potevano acquistare contavano, nell’immaginario locale, più dei classici della letteratura moderna sempre esposti in vetrina?

Poco dopo la chiusura della Libreria Licari, a ridosso del Corso Umberto, in vicolo Nasta, nacque, per iniziativa di Enza Latona, la Cartolibreria Palagonia, libreria molto frequentata dai giovani dei primi anni ’70. Rappresentò il terminale locale per una certa editoria impegnata politicamente: Editori Riuniti, Savelli, etc. Nel 1974 la Cartolibreria Palagonia si sposta a metà del Corso Umberto e diventa Paper House: pur non essendo una vera Libreria ma un’attività polivalente e molto ben funzionale al terziario locale, continua a tenere uno scaffale librario di tutto rispetto.

Nel frattempo però, altre realtà prendono forma in un paese che, a dispetto della sua antica e ben coltivata vocazione intellettuale, fatica a trovare una Libreria che resista negli anni e si faccia punto di incontro stabile per i suoi tanti intellettuali e lettori forti. È il caso della International Bookshop aperta, alla fine degli anni ’70, dai professori Enzo Giammanco e Pino di Bella. Una realtà longeva che, dopo il cambio di gestione di pochi anni or sono, resiste ancora. Ma, come la Cartolibreria Colombo (tra gli anni ’70 e ’80), sita in Corso Butera, quasi di fronte il Banco di Sicilia, come di Modulor, negli anni ’80, in via Diego D’Amico: si tratta di esercizi commerciali, però, che si sono identificati quasi esclusivamente con la vendita dello scolastico.

All’inizio degli anni ’90 la Paper House si trsferiscein via Leoncavallo, ma anch’essa, progressivamente identifica la propria mission commerciale con la vendita dello scolastico.

Ora finalmente a Bagheria, mercoledì 27 agosto, alle ore 19.00, sarà inaugurata una libreria vera. La Libreria Interno 95, in via Dante 95, voluta e gestita da Liliana Caminiti. Libreria che aprirà i battenti disponendo di uno scaffale di tutto rispetto, e che è stata pensata e realizzata anche per fungere da polo culturale. Vi saranno postazioni internet a disposizione dei clienti e, all’interno, un angolo bar che si propone di venire incontro a chi pensa che una libreria sia un luogo dove la gente si incontra e discute, magari non soltanto di libri. Dove ci si può sedere comodamente per farsi un’idea più precisa, confortati da un buon the caldo, del libro che si vuole acquistare.

Una mia cara amica l’altro giorno mi faceva ricordare la frase dello scrittore boemo Bohumil Hrabal: Il futuro dell’umanità è una libreria. Non sappiamo quanto durerà ancora la forma libro egregiamente pensata da Aldo Manuzio; e non so che futuro avranno i libri come li abbiamo conosciuti. So, però, che sarà plumbeo il futuro di un’umanità sempre meno dedita all’azione di leggere: attività molto più sociale, e socializzante, di quanto non sembri. Per il momento, una Libreria sarà il presente, un piccola ma sostanziosa porzione di presente, della nostra città.

C’è una bella, e tragica, foto scattata nella Londra bombardata dai nazisti, durante il secondo conflitto mondiale. Vi si vedono le macerie della London House Library: e, in mezzo ad esse, dei compunti signori che, in perfetto stile english, sbirciano gli scaffali e salvano ciò che è di loro gradimento o che è degno di essere salvato. In mezzo al fumo e alle macerie del dopo bombardamento i libri, come le persone, vanno portati in salvo. Sono ancora lo strumento più importante per la nostra memoria. E questo vale non solo per la Londra di metà anni ’40.
Come dire, una Libreria è sempre un buon posto, e un buon pretesto, per ricominciare. Auguri.

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