Appunti per una storia di Bagheria nel Risorgimento - di Biagio Napoli

Appunti per una storia di Bagheria nel Risorgimento - di Biagio Napoli

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Pubblichiamo volentieri una serie di appunti, così come lo stesso autore li definisce, sul ruolo di Bagheria nel Risorgimento, frutto appunto delle appassionate e rigorose ricerche di Biagio Napoli.

Si certifica da me qui sottoscritto qualmente il Cav.re Ludovico de Bauyn ha resi dei servizi considerevoli alla patria con essersi prestato nei giorni dal 13 marzo in poi a conservare in sua casa delle munizioni da guerra, ed indi rimetterli a proprio rischio in casa di mia abitazione sita in Bagheria accompagnata con dei fucili. Aver ricevuto in sua casa dei cospiratori come locale di convegno stabilito tra me, ed altre persone. Infine aver prestato la propria sua intera casa come alloggio non solamente a me sottoscritto, ed al Sig. D. Vito Signorino, ma ben’anco per alloggiare tutte quelle persone delle guerriglie di mia spettanza, e che la casa è capace a poter alloggiare, con farvi sventolare la bandiera, senza idea di compenso, sicuro d’esserne rimunerato in avvenire, per essere stato meco in tutti i combattimenti. E perché costi quanto sopra ho scritto, vengo a soscrivere il presente
Il Com.te il 18° Batt.ne Cacciatori dell’Etna
Luigi Bauyn Puglisi
Gaetano La Loggia
Palermo 7 giugno 1860

Palermo 7 giugno 1860
Sarà dato libero accesso al Palazzo Pretorio al Sig. Cav.re Ludovico de Bauyn
Il Capo dello Stato Maggiore
Sirtori

Palermo 7 giugno 1860
Il Sig. de Bauyn Ludovico ha adempiuto con zelo e vigilanza all’ufficio di sorvegliare le mene del nemico presso il mio quartiere
Il Capo dello Stato Maggiore
Sirtori

Quanto scritto sopra (1) costituisce un’unica certificazione rilasciata quando già le truppe regie, ormai sconfitte, iniziano ad imbarcarsi lasciando Palermo. Essa si riferisce, sia al periodo che precede l’arrivo di Garibaldi in Sicilia, quello della cospirazione, che a quello successivo della insurrezione. Ludovico de Bauyn è il fratello di Luigi che, insieme a Gaetano La Loggia, medico e presidente del “Comitato delle barricate”, con aggiunte del Capo di Stato Maggiore dell’esercito garibaldino, firma la certificazione.

Ludovico sarà più fortunato del fratello Luigi, assassinato poche settimane dopo, vivendo, dal 1826 al 1917, una vita lunghissima per quei tempi. Abiterà diverse case a Palermo ma, nel periodo da noi considerato, avrà domicilio in un palazzo di piazza della Fieravecchia ( ora piazza della Rivoluzione ). E’ da quella casa che sventolerà il tricolore. Seguirà Garibaldi fino al Volturno e, nel 1868, gli sarà data la Medaglia Commemorativa per la Campagna 1860-1861 per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia .

Nella sua casa si riuniranno i cospiratori bagheresi. Tra questi Vito Signorino che, col giungere dei Mille, diventerà presidente del Comitato Rivoluzionario di Bagheria. Il 16 maggio scriverà a Garibaldi che, dopo due giorni, gli risponderà nel modo seguente:

Partinico 18 maggio 1860
ORDINE DEL GIORNO DEL GENERALE GARIBALDI
Miei cari amici!
Voi dovete prepararvi ed armarvi. Qualunque arma è buona nelle mani di un valoroso, e tali sono quei di Bagheria. Nella notte accendete falò su tutte le alture che dominano Palermo, poi quelli che sono armati di fucili, avvicinino i posti e le sentinelle dei regi, e rechino il più danno ch’è possibile, tirando delle fucilate e spaventando quei soldati nemici. Io marcio verso Monreale.
Firmato-Garibaldi

Per copia conforme- Il presidente del Comitato di Bagheria: Vito Signorino (2)

Quella copia conforme, il 19 maggio, dal presidente del Comitato di Bagheria verrà inviata al presidente del Comitato di Termini Imerese con l’invito “a riunire tutte le forze disponibili e farle arrivare questa notte, affinchè allo spuntare del giorno di domani 20 corrente, si trovassero in questa per unirsi a noi, conferire coi capi, e quindi dirigersi insieme sui punti che crederanno opportuni di occupare, per secondare le sagge disposizioni del valoroso generale(3).

E Salvatore Coppola, presidente del Comitato di Termini, risponderà lo stesso giorno 19, scrivendo di avere “spedito una lettera circolare a tutti i comuni di questo distretto, onde effettuirsi per domani la riunione in cotesto comune di tutte le forze esistenti nel Distretto per le ulteriori operazioni a praticarsi” (4).
Non sappiamo se il 20 maggio a Bagheria ci fu quel raduno; sappiamo invece che, mentre Garibaldi pensava ad operazioni di disturbo del nemico, Giuseppe La Masa si prodigava per organizzare il 2° Corpo d’Armata, il corpo dei Cacciatori dell’Etna, che si sarebbe formato e riunito a Gibilrossa. A questo scopo, lo stesso 20 maggio, da Misilmeri, disponeva che il colonnello Vincenzo Fuxa si recasse a Bagheria “e suoi dintorni per far insorgere i cittadini alle armi” (5).

Da Bagheria, il 22 maggio, il Fuxa rispondeva al La Masa come si stesse occupando “di organizzare la Guerriglia di Bagheria e suoi dintorni, colla quale infra poche ore partirò pel campo” (6). Vito Signorino, già il 20 maggio, sarà presente nel Quadro nominativo del comando generale del 2° corpo d’armata come secondo ufficiale contabile (7). Combatterà e le funzioni di presidente del Comitato di Bagheria saranno svolte da Pietro Scaduto, vicepresidente. Quest’ultimo invierà una lettera a Giuseppe La Masa nella quale è evidente, oltre all’invio di uomini, il contributo di Bagheria all’impresa garibaldina:

Comitato provvisorio di Bagaria

Bagaria, 24 maggio 1860
Signore, si è a me presentato, latore del di lei gentil foglio di ieri, questo polverista Salvadore Restivo, e di accordo collo stesso ho potuto far comporre kil. 40 polvere e kil. 30 palle di piombo, risultato di N° 38 di piombo, che invio a lei coll’individuo stesso. Non pertanto qui si prosegue a far eseguire la composizione di altra polvere col salnitro, che ha fatto pervenire in questa il detto Restivo, nella intelligenza che a stento ho potuto recuperare la quantità di piombo, che rimetto, e mi riuscirebbe molto difficile, poterne in qualunque modo avere altre qualsiasi quantità... . Infine mi onoro farle conoscere di aver fatto piazzare dieci individui nel littorale di Solanto, ed altrettanti in quello dell’Aspra, e ciò ad oggetto di osservare ed avvertire subito qualche sbarco di truppe che potesse tentarsi dal nemico in quei punti.

In tal caso sia di notte che di giorno sarò sollecito a prevenire lei, colla preghiera d’ora per allora di spedire un sufficiente numero di forza per difenderci, essendo noi sprovveduti d’armi, e son sicuro di un tal aiuto. Sono in attenzione di un suo riscontro e di suoi comandi, augurandole felice risultato di quanto da tutti si desidera.

Il Presidente del Comitato Il vice-Presidente Pietro Scordato
Al signor Comandante Generale delle guerriglie sulle alture di Gibilrossa (8)

Quel cognome Scordato vale naturalmente per Scaduto ed è un errore che fa il La Masa nella trascrizione. Quest’ultimo, il giorno successivo, riscontrerà la lettera del vice presidente. Di Pietro Scaduto abbiamo una descrizione colorita fatta da Rosario Salvo di Pietraganzili, componente del Comitato di Termini Imerese che, il 26 maggio, recandosi al campo di Gibilrossa, si ferma a Bagheria perché i cavalli “che erano sempre andati or di trotto or di galoppo, avevano bisogno di un po’ di riposo” (9). In paese incontra un gruppo di persone tra cui “c’è un uomo di bassa statura con le spalle coperte da uno sciallo a colore, e in testa un gran coppolone con larghe strisce d’argento” (10). A quelle persone chiederà come andassero le cose avendo in risposta che le cose andavano benone. “ E poi soggiungeva quello dal coppolone nel suo bello e puro italiano:”Signuri avi a sappiare che io sogno lo Presidente do Comitato e questi signuri sonno i membri. Con noi non si sgherza e i sordati du Burbuni ci parunnu tutti muschi” (11). Quel “tutti muschi”, come continuerà a chiamarlo il Salvo di Pietraganzili che, tornando a Bagheria, di nuovo incontrerà, “era un brav’uomo, forte possidente di vigneti” (12).

Nella risposta di Giuseppe La Masa alla lettera del vicepresidente Pietro Scaduto leggiamo tra l’altro : “Gli individui, al margine segnati, di questo Comune abbandonarono la guerriglia. Io la prego di farli disarmare e tenerli in arresto fino a mia disposizione” (13). Poiché ad assassinare Luigi Bavin Puglisi saranno gli uomini della sua stessa guerriglia, la lettera di Giuseppe La Masa getta una luce inquietante sul comportamento che essi fin da subito ebbero.

Luigi Bavin Puglisi otterrà nel 1866, postuma, la medaglia commemorativa; il fascicolo presente nel fondo dell’Archivio di Stato è tuttavia vuoto. Giuseppe Fazio Calandrino, comandante del 3° battaglione cacciatori dell’Etna, certificherà “qualmente nel giorno 4 luglio 1860 dallo Stato Maggiore Generale...mi viene scritto quanto appresso- “Al signor Giuseppe Fazio Calandrino Ella assumerà provvisoriamente il Comando del battaglione già comandato dal signor Bauyn Pugliesi dal dì 4 luglio 1860” (14).

Il Puglisi era stato assassinato la notte precedente.

Note
1-Archivio di Renato de Bauyn discendente di Ludovico.
2-Rapidi cenni e documenti storici della rivoluzione del 1860 riguardanti la città di Termini estratti dagli atti di quel comitato distrettuale dei Sig. A.B. e M.G., Palermo 1861, p. 18.
3-Ibidem.
4-Ibidem.
5-Alcuni fatti e documenti della rivoluzione dell’Italia Meridionale del 1860 riguardanti i siciliani e La Masa, Torino 1861, p. 43.
6-Ibidem.
7-Ivi, p. 85. Vito Signorino parteciperà alla terza guerra d’indipendenza combattendo a Monzambano e ottenendo la menzione onorevole al valore militare ( Ministero della Guerra, Regio Decreto, Firenze, Dicembre 1866 ).
8-Alcuni fatti e documenti etc., op. cit., p. 111.
9-N. Previteri, Verso l’Unità, Gli ultimi sindaci borbonici, Assessorato beni culturali, Bagheria 2001, p. 259.
10-Ibidem.
11-Ibidem.
12-Ivi, p. 260.
13-Alcuni fatti e documenti etc., op. cit., p. 113.
14-Archivio di Renato de Bauyn.

Febbraio 2016 Biagio Napoli