Intervista ad Emiliano Morreale, nella commissione selezionatrice dei film in concorso a Venezia

Intervista ad Emiliano Morreale, nella commissione selezionatrice dei film in concorso a Venezia

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Emiliano Morreale, 39 anni, bagherese, laurea in Filosofia alla Normale di Pisa con il massimo dei voti, critico letterario e cinematografico, collaboratore di alcune tra le più importanti testate nazionali su argomenti appunto di cinema e letteratura.Vive con la famiglia a Roma ed ha un bambino, Francesco, di 7 anni.

Partiamo dalla fine: il 29 di agosto si apre il Festival del cinema di Venezia, per la prima volta nella storia del Festival, un bagherese, anzi un siciliano, ha fatto parte della Commissione  di cinque membri presieduta da Alberto Barbera che ha selezionato i 48 film che parteciperanno alle tre sezioni della Mostra
Un incarico prestigioso e di grande responsabilità: come si arriva a questa nomina , e soprattutto, con quale spirito l’hai accolta?

Naturalmente la scelta mi ha lusingato. Avevo già collaborato col direttore Barbera, e avevo già lavorato come selezionatore al festival di Torino, sotto la direzione di Nanni Moretti e poi di Gianni Amelio. E’ stata comunque una fatica tremenda, perché nel giro di pochi mesi tra cortometraggi, opere prime e film abbiamo visionato circa 1400 opere.


Torniamo per un momento indietro: se vogliamo tu hai respirato da sempre l’aria del Continente: sei nato a Palermo, ma i primi anni della tua vita li hai trascorso a Treviso, dove insegnavano i tuoi genitori, quindi ritorno a Bagheria, studi medi al Liceo Scientifico “G.D’Alessandro”, studi universitari alla Normale di Pisa, e subito dopo la laurea vai a lavorare a Roma.

Sì è vero: mi ha aiutato anche nelle scelte di lavoro e di interessi successive alla laurea, la conoscenza di ambienti diversi, non solo geograficamente, anche se ovviamente alcuni anni decisivi li ho trascorsi a Bagheria, dove ritorno spesso e volentieri a trovare amici e familiari.


Si suole dire "nemo propheta in patria": ora al di là delle facili battute, per svolgere l’attività che svolgi anche Palermo ti sarebbe stata troppo stretta?

A Palermo il lavoro che faccio sarebbe stato non difficile ma impossibile; noto peraltro ogni volta che rimetto piede nella nostra isola, che la decadenza che è socio-economica-politica, ma anche culturale, appare inarrestabile.
La Palermo di venti anni fa invece rappresentò una vera fucina di esperimenti culturali nel teatro e nel cinema.


Il tuo incontro con Goffredo Fofi, il fondatore dei Quaderni Piacentini, grande esperto e conoscitore di cinema cosa ha rappresentato per te umanamente e professionalmente.

L’incontro con Fofi ed i rapporti che si sono successivamente instaurati sono stati fondamentali.
Da lui sono arrivati e continuano ad arrivare una quantità enorme di suggerimenti, stimoli, contatti, sui quali ho costruito buona parte del mio lavoro e della mia formazione in maniera abbastanza anti-accademica.


Tu hai fatto anche qualche esperienza adolescenziale di spettacolo tv qua a Bagheria: che ricordo hai di quegli anni.

Li ricordo con grande piacere; in quel momento anche nelle televisioni più periferiche come Tvotto o Teleone i giovani tentavano linguaggi nuovi, e soprattutto ci si divertiva. Di quel periodo ricordo Dominique La Bianca, bravissimo, purtroppo prematuramente scomparso, i fratelli Maurilio e Orio Scaduto che sono diventati attori di nome, Dario Palermo che ora fa video girando mezzo mondo.


L’ambiente familiare culturalmente stimolante ha ovviamente influito sulla tua formazione umana e culturale

Sì certo , e non solo perché sin da piccolissimo ero abituato a vivere dentro la biblioteca paterna, allora per me monumentale, ma anche per le persone che frequentavano la nostra casa, non grandi intellettuali o grandi artisti, ma spiriti liberi e curiosi a modo loro portatori di una cultura locale originale. Ci tengo a ricordarne due, perché sono scomparsi da poco tempo: Michele Toia e Lillo Rizzo.

Dagli studi filosofici e letterari all’interesse per il cinema: il passo è lungo o breve?

In realtà brevissimo, anzi una delle mode più recenti è quella dei filosofi che si occupano di cinema. C’è da dire che mi sono anzi trovato agevolato a non studiare cinema all’università, perché così mi sono ritrovato con delle solide basi teoriche su cui poi costruire il resto. Mentre chi si è trovato all’epoca a fare degli studi di cinema più specialistici, poi si è trovato a doversi rifare da solo le basi. Insomma: passare dalla filosofia al cinema è facile, il contrario forse un po' meno.

I film più interessanti a questa mostra del cinema di Venezia

Tra gli italiani "E' stato il figlio" di Daniele Ciprì e "la Bella addormentata" di Marco Bellocchio; tra gli stranieri i nuovi film di Terrence Malick, Paul Thomas Anderson e Bria De Palma; e parecchi degli emergenti nella sezione Orizzonti

Preferisci recensire un film o un libro?

Recensire un libro è più facile, perché in qualche modo la recensione e il libro sono fatti tutti e due di parole. Descrivere un’immagine attraverso la parola scritta è sempre una difficoltà supplementare, perché il cinema non è solo racconto. Un po’ come la critica d’arte, che mi sembra una disciplina difficilissima!

A quali giornali e periodici collabori?

“La Repubblica” con il suo supplemento del “Venerdì” (e l’edizione locale di Palermo); e “Il Sole- 24 ore”. Come mensili, “Lo straniero”, diretta da Fofi, e “Cineforum”, più alcune riviste universitarie. In Francia, collaboro ogni tanto ai “Cahiers du cinéma”.

Hai già scritto diversi libri sul cinema, ed uno in particolare sui giovani registi siciliani. Come definiresti oggi lo stato di salute del cinema in Sicilia e in Italia?

Sì, come dicevo all’inizio, Palermo 15-20 anni fa era una ambiente molto fertile di talenti: penso a Ciprì e Maresco, Roberta Torre, Roberto Andò, Aurelio Grimaldi, Francesco Calogero a Messina; ma anche l’esperienza teatrale di Carlo Cecchi al teatro Garibaldi, fino alla scoperta di Emma Dante. Da una dcina d’anni, non c’è più ricambio generazionale. Mi sembra che quel che c’è sia ancora figlio di quelle esperienze lì, di quell’epoca.


A cosa stai lavorando?

Dopo Natale dovrebbe uscire un mio libro sul cinema e la mafia.