Politica

Bagheria 8 febbraio 2012- E' stato approvato all'unanimità l'ordine del giorno presentato nella seduta del consiglio comunale di lunedì scorso dall'avv.  Maria Grazia Lo Cascio del PID, che impegna  l'amministrazione ad impedire la chiusura del tribunale di Bagheria e del Giudice di pace, inviando una delegazione isitituzionale a Roma per fare sentire la propria voce al Ministero della Giustizia.

Ma sono dure le critiche del PDL sulla scelta del Sindaco Lo Meo di partecipare martedì prossimo a questo incontro romano con un Dirigente del Ministero della Giustizia.

Secondo il consiglierie  Piero Aiello, la battaglia per scongiurare la chiusura della Sede Distaccata del Tribunale di Bagheria è una battaglia assai difficile e può essere vinta solo se tutti gli attori della classe politica e della società civile saranno coinvolti in questa difficile trattativa con il Ministero. 

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Per tale ragione, il gruppo del pdl ha chiesto al Sindaco di rinviare di qualche giorno l’incontro e di “presentare a Roma un documento da condividere anche con i partiti non rappresentati in Consiglio (La Destra, MPA, SEL, ecc.), le associazioni sindacali e di categoria, le associazioni sindacali, i parroci e le forze dell’ordine bagheresi. Soltanto con la partecipazione di tutti gli attori bagheresi si può sperare di vincere questa difficile battaglia". 

"Purtroppo, la fuga in avanti ingiustificata del Sindaco o di qualche consigliere rischia di pregiudicare seriamente il buon esito della trattativa con il Ministero”- ha concluso l'avvocato Piero Aiello 

Da questo punto di vista cambia poco da un'amministrazione all'altra: i riti della politica hanno sempre il ritmo lento delle processioni della settimana santa.

Situazione da descrivere con termini come pacatezza, aplomb, slow motion, rallenty, in cui prevalgono i verbi dello stato in luogo, riflettere, approfondire, esaminare ecc.; non manca comunque lavorìo sotterraneo di talpe e messaggeri, scenari che si compongono e si disfanno continuamente, nomi di "assessori" e di "incarichi" che durano lo spazio di una notte o di una mattinata.

Lo spettacolo, ormai sin troppo noioso, è sempre lo stesso.

Però è pacifico che archiviata la convergenza sui programmi, che viene di solito raggiunta sempre rapidamente, (a scrivere un paio di paginette con le solite promesse ci vuole una mezz'oretta al massimo), si apre la trattativa più delicata e impegnativa e cioè quella sulla spartizione dei  posti.

 Da un certo punto di vista il quadro è sufficientemente chiaro, almeno nelle linee essenziali: il Partito democratico entrerà con due assessori nella nuova giunta.

E' stata questa l'offerta di Lo Meo al Partito democratico, che proprio in settimana si riunirà per valutare la proposta del sindaco e decidere sul da farsi;  dovrebbero arrivare uniti alla meta, anche se i nomi degli aspiranti assesori "ballano" continuamente.

Sono i Democratici per Bagheria che stanno un pò sulle spine, perchè le dimissioni dell'assessore Vittoria Casa, impongono un adeguato "indennizzo"di natura politica s'intende, che ognuno dei due consiglieri, Passarello e Chiello, rivendicano per sè.

Le opinioni dei due consiglieri non collimano perfettamente, perchè entrambi vorrebbero indicare il nome dell'eventuale assessore, ipotesi  che costringerebbe Lo Meo a privarsi di Ferrante, cosa che il sindaco sarebbe disposto a fare  solo in extremis, se il sacrificio del suo assessore si rendesse assolutamente necessario.

Anche perchè è sin troppo palese che se tre assessori andassero alla componente Partito democratico più Democratici per Bagheria in giunta si avrebbe già una connotazione di centrosinistra molto forte, ed uno squilibrio che non rafforzerebbe certo Lo Meo.

Oltre agli assessori il sindaco oggi  ha in mano la possibilità di nomina dei due componenti del nucleo di valutazione, e sono nomine a cui un pò tutti i partiti aspirano, considerato che il distretto turistico Costa Normanna, in cui Lo Meo è ( si dice provvisorio) consigliere di amministrazione,  dopo la costituzione davanti al notaio è in alto mare per il boicottaggio che sta incontrando da parte di amministratori di comuni  vicini a Forza del Sud di Gianfranco Micchichè.

Lo Meo vorrebbe riservare qualcosa al neonato e riunito MPA come dimostrazione di buona volontà, che pur non avendo rappresentanti in consiglio, rappresentano pur sempre il movimento del Presidente della Regione.

Ci sono stati  pressioni, sinora  respinte,  su Michele D'Amato e sui consiglieri di Bagheria Popolare, quest'ultimo che ha lasciato aperto un canale di collaborazione con Lo Meo, perchè aderiscano al movimento di Lombardo, rendendo così praticabile una presenza in giunta di MPA.

Alla fine la famosa verifica dovrebbe alla fine concludersi con la pura e semplice sostituzione dei due assessori ultimamente dimissionari; non pare che Lo Meo abbia la forza e la voglia di potere mettere lingua sui nomi degli assessori, saranno al solito i partiti a decidere in base agli equilibri interni.

Abbiamo documentato come nel passato e nel presente, questa prassi porta a giunte intrinsecamente deboli, perchè le scelte piuttosto che guardare alle competenze e capacità amministrative dei "delegati" dei partiti in giunta, rispondono solo a logiche interne di corrente.

Non ci sono quindi particolari motivi che fanno ben sperare in una giunta forte, capace e autorevole per il futuro prossimo.

Archiviato per motivi vari quel vento del rinnovamento, le facce nuove, le donne, le professionalità prestate alla politica, si  torna alla solita solfa.

La Fase due insomma rischia di essere anche peggiore della Fase uno, e con i problemi che ci sono da risolvere non c'è da stare allegri.

Ma i bagheresi come sappiamo sono di bocca buona.

“Ho apprezzato la nota inviatami attraverso la stampa locale dalla Chiesa Bagherese, ne apprezzo la partecipazione alla vita della Cosa pubblica e ne condivido il grido di dolore e preoccupazione per la nostra Città soprattutto in questo momento di profonda crisi nazionale” con queste parole il sindaco di Bagheria, Vincenzo Lo Meo, commenta il comunicato a firma dei sacerdoti e diaconi che prestano il loro quotidiano lavoro sul territorio bagherese.

“Non posso esimermi da alcune precisazioni, oltre ad apprezzare alcuni spunti e suggerimenti devo precisare alcune questioni che riguardano il Piano di Zona afferente al distretto 39 cui appartengono i Comuni di Altavilla Milicia, Ficarazzi, Casteldaccia, Villabate( si tratta di un errore ed è probabile che il sindaco intendeva dire Santa Flavia n.d.r.) oltre al nostro, capofila” aggiunge il primo cittadino che spiega: “Con delibera n. 28 del 14 novembre 2011 la Giunta aveva già dato un indirizzo preciso affinché il Piano di Zona del D39 fosse rivisto per dare risposta a quella che sembrava essere una emergenza del nuovo anno. Questo grazie alla meritoria opera dell’assessore Vittoria Casa”.

Infatti in questi giorni di vacatio dell’assessorato il sindaco personalmente, coadiuvato dall’assessore alla Comunicazione Pippo Ferrante, che ha incontrato i responsabili degli uffici competenti delle Politiche sociali, ha portato avanti una serie di verifiche sul PdZ riuscendo a trovare alcuni ambiti di manovra.

Manovra ed azioni che oggi sono state condivise nella riunione di comitato del Piano con i sindaci e gli assessori delegati del distretto" – spiega l’assessore Ferrante che aggiunge: "La rimodulazione, che deve comunque essere ancora approvata, va nella direzione di portare ossigeno al forte disagio economico e lavorativo che il nostro territorio sta vivendo”.

“Non potevamo non renderci conto che in questo momento storico di grave crisi economica in cui versa la cittadinanza, si è reso necessario apportare alcune variazioni alle azioni del Piano, procedendo alla rimodulazione dello stesso, al fine di apportare un supporto tangibile a sostegno soprattutto dei "nuovi poveri" dichiara Lo Meoindigenti costrette, a causa della perdita del lavoro e delle difficoltà nel reinserimento lavorativo, ad avvicinarsi ai servizi sociali, alle parrocchie o alle associazioni che operano in questo settore per chiedere, spesso con grave disagio, un aiuto per i bisogni primari delle famiglie”.

Il PdZ e' uno strumento di programmazione sociale dinamico nel quale, momento per momento, vengono individuati i bisogni e le priorità di un territorio, risponde ad un dettato di legge, la 328/00, che stabilendo la creazione degli Ambiti Territoriali come strumento per la programmazione e il coordinamento dei servizi sociali ne detta alcuni parametri cui rispondere.

Il grido di dolore dei presbiteri non è stato inascoltato e si aggiunge a alle tante grida che ogni giorno il sindaco ascolta proprio a causa di questa situazione di emergenza economica, infatti Lo Meo ha già chiamato i sacerdoti ed i firmatari della lettera per un incontro in programma la prossima settimana al fine di mettere a punto una metodologia di monitoraggio di questi bisogni: “occorre andare tra la gente e stare con la gente per capire le reali necessità” conclude il sindaco di Bagheria.

 

Comunicato integrale dell'Ufficio Stampa del Comune di Bagheria

 

La scomparsa dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, ci ha fatto tornare alla memoria un episodio che ebbe luogo nel 1974.

Si stava svolgendo la campagna referendaria sulla richiesta di abrogazione della legge sul divorzio, la legge detta Fortuna-Baslini, dai nomi dei due deputati, il primo socialista il secondo liberale, che ne erano stati i proponenti.

Infuriava quello che verrà poi considerato come l’ultimo “scontro di religione” dell’Italia del dopoguerra.

A guidare la battaglia da una parte Fanfani sostenuto soprattutto dalla destra della D.C., e dalle forze del moderatismo cattolico e dalla gerarchia ecclesiastica, dal’altra Pannella e i radicali, con la sinistra che era sì per il mantenimento della legge, ma restava un passo indietro, timorosa che l’elettorato cattolico potesse votare per l’abrogazione del divorzio.

Fu una campagna elettorale durissima, giocata con tutte le armi lecite e non, in Sicilia soprattutto, considerata dal moderatismo cattolico, capisaldo del perbenismo e del bigottismo morale.

I manifesti e gli slogan elettorali erano del tipo:” donna siciliana con la legge del divorzio tuo marito ti potrà abbandonerà per seguire le altre donne” e via via imbrogliando.
Insomma una contrapposizione muro contro muro.

Scalfaro, allora esponente della destra più retriva dal punto di vista della considerazione dei diritti civili, venne a tenere un comizio a Bagheria.

Era già noto dai giornali come un personaggio eccentrico, che aveva fatto una pubblica reprimenda ad una donna, che in un ristorante romano in piena estate, si era tolta nel locale la giacca e mostrava le spalle nude, apostrofandola vivacemente con un “Ma non si vergogna lei ad andare in giro vestita così?”

Insomma un esponente di quel moderatismo cattolico perbenista e parruccone che tentò di trasformare il confronto referendario in una vera e propria guerra di pregiudizi morali e religiosi.

Nel paese cresceva la tensione, che si manifestava con contestazioni aperte in varie città d’Italia sia delle manifestazioni pro che contro l’abrogazione della legge.

Per questo quando venne a Bagheria qualche decina di giovani che provenivamo dell’esperienza del collettivo “Carlo Marx” e che stavamo portando avanti la campagna contro il no al divorzio a fianco del partito comunista, con qualche bandiera rossa, ci concentrammo in un angolo di piazza Madrice, e non appena Scalfaro, circondato sul palco dai maggiorenti democristiani del tempo cominciò a parlare, noi iniziammo a ululare e fischiare impedendogli di proseguire.

Lui restò per qualche tempo in silenzio nella speranza che la smettessimo, ma quando vide che la contestazione montava sollecitò, segnandoci a dito, con tono perentorio e rabbioso la polizia, allora presente in forze ai comizi, ad allontanarci dalla piazza; cosa che avvenne.

Sentimmo però, mentre venivamo allontanati, il suo forte richiamo alle regole della democrazia, al rispetto delle idee degli altri.
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Il partito comunista di allora, (non c’erano ancora i sondaggi), temeva di perdere quel referendum sapendo che nel proprio elettorato c’erano molti elettori cattolici e faceva di tutto per stemperare le tensioni, ed anche per questo ci spostammo sui marciapiedi del corso Umberto, guardati a vista dalla polizia.

Sappiamo tutti come finì quel primo referendum dell’Italia repubblicana: mostrò ai partiti che era cresciuta una Italia laica che distingueva i valori della laicità e dei diritti civili da quelli della religione.

Il referendum abrogativo delle legge di divorzio fu sconfitto a larga maggioranza, ed anche i siciliani votarono a maggioranza per il mantenimento della legge: fu quella sconfitta che segnò per Fanfani il declino della sua parabola politica.

Abbiamo ripensato spesso a quelle parole dette da Scalfaro in piazza Madrice: erano idee in cui lo scomparso Presidente credeva veramente, e lo dimostrò negli anni della sua presidenza della Repubblica, che lo videro geloso custode dei valori della democrazia, delle prerogative del Parlamento e del dettato cosituzionale.

Da senatore a vita aveva aderito al PD e sino all’ultimo si era scontrato con coraggio e coerenza con chi “mutatis mutandis” avrebbe voluto trasformare la sede in cui si esprime la volontà popolare non in "un'aula sorda e grigia" ma in una sorta di teatro del “Bagaglino”.
 

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