Purchè le parole sicurezza, legalità e trasparenza non siano vuoti simulacri - di Angelo Gargano

Purchè le parole sicurezza, legalità e trasparenza non siano vuoti simulacri - di Angelo Gargano

Politica
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Il voto del 25 maggio è figlio della mozione di sfiducia votata dal consiglio comunale nei confronti dell'ormai ex  sindaco Vincenzo Lo Meo, che a sua volta è conseguenza degli eventi politico- giudiziari susseguitisi a Bagheria da un anno a questa parte: sarebbe ovvio trovare nei programmi dei candidati almeno assidui riferimenti a questi eventi ma così, a nostro parere, purtroppo, non è, o per meglio dire, il recente passato non viene sufficientemente riletto per capire il presente ed affrontare il futuro.

Mettiamoli in fila questi fatti, per ricordarli a noi stessi e ai lettori.

Nel mese di marzo dello scorso anno vengono arrestati con accuse gravissime un sorvegliante del Coinres, di fatto dominus del Consorzio, Antonino Di Bella, ed un dipendente comunale Diego Lo Paro. 

Le accuse sono pesanti: di mafia nei confronti di Di Bella, che si sospetta fosse il braccio destro del 'capofamiglia' del tempo Pino Scaduto e che grazie all'appoggio di cosa nostra riusciva a condizionare anche importanti decisioni dell'amministrazione comunale, oltre che di truffa e di altri reati 'minori' per Lo Paro; nei mesi successivi saranno almeno un'altra decina i dipendenti del Coinres che verranno coinvolti in indagini dei Carabinieri per manomissione dei fogli di presenza, o per tentato furto di carburanti dai mezzi di servizio.

Emergeva insomma dal Coinres un mondo di abusi e illegalità che molti conoscevano ma che tutti sospettavano.

L'8 maggio del 2013, nella cosiddetta 'Operazione Argo' venivano arrestate tra Bagheria e dintorni una quarantina di persone accusate di essere o mafiosi o contigui alla mafia, che comunque taglieggiavano le imprese edili e commerciali soprattutto, chiedendo il pagamento del pizzo. Nel processo che si aprirà tra qualche settimana, dopo i rinvii a giudizio, le parti civili sono oltre venti.

Esiste dunque a Bagheria una vera emergenza democratica e non ha alcun senso parlare di lavoro e di sviluppo se cosa nostra che opprime l'economia e le imprese non viene debellata.

Proseguiamo: sono state centinaia sempre nell'ultimo anno le rapine, i furti in abitazione, gli scippi, insomma i reati contro le persone e il patrimonio; fatti che mettono in serio allarme la popolazione e che fanno venir meno il senso di sicurezza e la fiducia nelle istituzioni.

Nello scorso mese di ottobre viene arrestato in flagranza di reato , con una tangente ancora calda in tasca, l'ingegnere Giovanni Mercadante, per almeno quindici anni capo dell'Ufficio tecnico del comune di Bagheria: era la sua prima volta? aveva dei complici ? politici o amministrativi ?  

La gente aspetta ancora le risposte a questi interrogativi: Mercadante è stato frettolosamente rimesso in libertà ma ancora niente trapela su quanto accaduto,e cioè se ha collaborato o meno o se deve a qualche santo in paradiso quel trattamento speciale che ha lasciato certamente perplessa l'opinione pubblica.

Così come qualche mese fa, comincia a circolare la notizia di un dipendente dell'Ufficio Tecnico comunale di una indagine portata avanti  a suo carico dalla GdF per il reato di concussione che andava avanti dal mese di agosto 2013, e più di recente trovano conferme le notizie di prosecuzione di indagini per altri reali nei confronti dell'ex sindaco Lo Meo, di ex  assessori e di altri dipendenti comunali.

altNon è finita: nel mese di febbraio di quest'anno una indagine dei carabinieri del Ros, face balzare il nome di Bagheria sulle prime pagine dei giornali per pratiche di estumulazioni che eufemisticamente potremmo definire 'disinvolte', ma che nei fatti consistevano nella distruzione al di fuori di ogni norma di legge e di pietas umana delle casse contenenti talvolta ancora resti umani conseguenti alle estumulazioni  'fuori legge' che avvenivano al cimitero di Bagheria.

Ma non solo: oggettivi riscontri investigativi, oltre che le dichiarazioni di Sergio Flamia, provavano che alcuni dei presunti mafiosi  arrestati nell'operazione 'Argo' avevano interessi molto forti nella gestione del cimitero.

Ancora oggi pensiamo che il moto di sdegno e di indignazione popolare conseguente a queste vicende e l'inadeguata risposta del sindaco, sia stato la causa scatenante della sfiducia a Lo Meo.

Per chiudere con i costi della politica, cavallo di battaglia del MoVimento 5 stelle, ora anche di altri partiti tra cui il partito democratico; i costi dei politici a partire da Roma, scendendo giù per li rami verso  Palermo e sino a Bagheria hanno rappresentato motivo di vera e propria condanna senza appello per la politica da parte di milioni di cittadini che vedevano le loro tasse frutto di sacrifici, talora inenarrabili, dissipati da politici inetti e voraci. 

Anche questa storia aveva visto l'intervento di una manina in negativo dell'ex sindaco Lo Meo: per mesi si era riempito la bocca di avere ridotto del 30% i costi di gettoni e rimborsi dei consiglieri: in realtà aveva ottemperato , e non avrebbe potuto fare altrimenti, alla norma del decreto Monti del 2011, che prevedeva questa misura restrittiva per quegli enti locali, tra cui Bagheria, che avevano i conti in disordine.

Fu il primo però Lo Meo, in pieno agosto 2013, a dare seguito dopo meno di una settimana alla sentenza della Corte costituzionale che giudicava quella norma del decreto Monti inapplicabile in Sicilia, dove come tutti sappiamo quanto a mangiatoie, privilegi e sprechi, essendo regione autonoma, ha competenza primaria, suscitando una mezza sollevazione popolare.

Nelle proposte che quasi tutti i candidati a sindaco annotano nel loro programma qualcuno prevede o misure impossibili, la riduzione dell'importo del gettone di presenza che è in realtà determinato con una specifica legge, o dei passaggi consiliari che dovrebbero vedere i consiglieri comunali protagonisti 'sua sponte' di una serie di decisioni autolimitanti , che è come chiedere al condannato a morte di insaponare la corda con cui dovrà essere impiccato.

Nessuno dei cinque fa l'unica proposta decisiva e radicale, che è quella di tagliare a monte la somma stanziata in bilancio sfruttando una prerogativa ( la formazione del documento di bilancio) che la legge pone in capo al sindaco ed alla giunta.

Ma anche delle questioni da noi richiamate nei programmi dei cinque candidati a sindaco di Bagheria c'è un'eco molto, ma molto attenuata rispetto alla gravità dei problemi. Manca a nostro avviso l'incisività e la convinzione che servirebbero per affrontare queste problematiche difficili sì, ma decisive per riuscire a cambiare finalmente Bagheria:

Speriamo che i candidati -sindaco condividano questa nostra opinione e, in corso d'opera, approfondiscano per questi aspetti i loro programmi.

Sul tema della sicurezza si parla di generici coordinamenti interforze o dei sistemi, di la da venire, di video sorveglianza; ma il problema ha tanti altri aspetti e refluenze che vengono trascurate, a partire dal principio della collaborazione dei cittadini che andrebbe opportunamente incoraggiato e incentivato.

Tutti a predicare efficienza e trasparenza, raccolta differenziata e decoro urbano, ma solo ogni tanto emerge, come naufrago tra i flutti di promesse difficili da mantenere, la parole legalità; di mafia e cosa nostra solo qualche vago e lontanissimo accenno.

Ci sono però omissioni e silenzi che valgono più di mille discorsi.

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