Questa comunità non è Ginevra - di Emanuele Tornatore

Questa comunità non è Ginevra - di Emanuele Tornatore

Politica
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Marco, con attenzione e rispetto ho letto la tua riflessione, devo dirti che non sono mai stato a Ginevra, so che è una città elegante e cosmopolita del sudovest della Svizzera, ma sono cresciuto e vivo, come te a Bagheria, città complessa e complicata, con una storia nobile, un tempo villaggio di delizie, oggi una città decadente.

E' facile per un amministratore, davanti ad una difficoltà, davanti ad un forte limite, citare le responsabilità del passato, lo hanno sempre fatto tutti, pure io durante la mia breve esperienza di amministrazione attiva. E' un vezzo che funziona soprattutto quando si è in difficoltà e quando non sono chiare le soluzioni ai problemi che inesorabilmente si presentano all'indomani della elezione.

Eppure la vostra vittoria elettorale è stata storica, carica di entusiasmo, di forte impatto mediatico, il sindaco giovane, grillino, che con una sola lista ha superato il ballottaggio e vinto le elezioni. A tutti sembrava che da li a breve doveva iniziare un nuovo corso della politica e del governo. Una nuova classe dirigente, libera da lacci e laccioli, preparata, portatrice di un linguaggio nuovo, un approccio nuovo con la cittadinanza e le istituzioni, una classe dirigente che sì, si era candidata contro il "sistema" ma che aveva comunque una proposta alternativa, opposta a quel modo di amministrare che fin lì aveva portato solo disastri e la sfiducia all'ultimo sindaco. Non posso far finta che non ci sia il "dissesto", non posso negare le difficoltà, i ritardi, la gestione discutibile in alcuni settori delicati come quella dei rifiuti, o la terribile situazione del cimitero comunale.

Eppure la nostra è una città che negli anni si è migliorata di molto, il passato non è solo stato disastro. Se oggi abbiamo inaugurato di nuovo il Museo Guttuso, è perché si è istituito il Museo Guttuso, si sono salvati alcuni dei monumenti più importanti della nostra città, da Villa Cattolica, a Villa Aragona Cutò, da Palazzo Butera, alla suo teatro e Certosa. Le piazze del centro storico diventa parcheggio selvaggio di macchine sono divenute salotti, basta citare piazza S.Sepolcro per esempio o piazzetta Larderia. Potrei continuare ancora e ricordare la costruzione di scuole nelle periferie della città, il plesso Wojtila a Contrada Incorvino e il plesso Puglisi di Contrada Monaco. Il passato ha distrutto l'ecomostro che soffocava l'arco azzurro, ha istituito il primo parco suburbano a Monte Catalfano, ha permesso a centinaia di imprese di godere di agevolazioni fiscali grazie alle zone franche urbane.

Oneri e oneri per chi ha amministrato, inaugurazioni, meriti, colpe responsabilità, come è giusto che sia. Vale per altri e vale per voi. Solo chi non fa non sbaglia, sono chi non si assume le responsabilità della scelta non ha motivo di rispondere ad alcunché. Chi programma e progetta è probabile che non riesca a vedere da amministratore i progetti realizzati, fa parte della politica, non basta un mandato.

Le amministrazioni che si sono susseguite hanno sempre goduto di una programmazione pregressa.

E voi, Marco, cosa lascerete alle amministrazioni successive, quali progetti, quale idea di città? Io non lo so, perché voi che eravate i "paladini" della trasparenza e della democrazia dal basso, vi siete arroccati nei palazzi, nelle stanze virtuali del vostro movimento, impedendoci di discuterem dibattere, condividere scelte e decisioni. Su problemi importanti avete cambiamo sempre idea dall'oggi al domani, dai rifiuti, alla gestione idrica, dal cimitero alla viabilità, per non parlare delle politiche sociali e urbanistiche.

Avete creato un codice di comunicazione fatto solo di accuse, offese, giudizi, vi siete trasformati in giudici popolari di un tribunale che condanna preventivamente. O con voi e quindi onesti, bravi e buoni o contro di voi, disonesti, brutti cattivi e mafiosi.

Eppure non era questo quello che i nostri cittadini speravano eleggendovi. Occorre davvero un nuovo umanesimo della politica, occorre un dibattito vero, rispettoso delle persone, delle storie personali di ognuno di noi. Occorre spogliarsi dall'arroganza di sapere tutto, di saper fare tutto, di non sbagliare mai nulla e di non aver bisogno di nessuno. Occorre evitare di essere autoreferenziali, puritani, moralisti, consapevoli che prima di essere avversari, politici, siamo concittadini di questa nostra comunità che non è certo Ginevra.

Emanuele Tornatore

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