Un'analisi delle elezioni - di Pino Fricano

Un'analisi delle elezioni - di Pino Fricano

Politica
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Non mi è piaciuto il risultato elettorale e non perché il PD, il mio partito, ha perso, anzi credo siamo stati troppo tempo al governo ed un po’ di opposizione non può che farci bene, troppa gente si è avvicinata per salire sul carro dei vincitori, avevamo ed abbiamo bisogno di una cura depurante e disintossicante.


Non mi è piaciuto perché non è venuto fuori un risultato chiaro, che possa aprire precise prospettive di governo, il rischio è di un logoramento, che consuma i modesti ma importanti risultati conseguiti, facendo tornare indietro il Paese.
Tutta colpa di quel no al referendum, se fosse passato il sì ora avremmo il centro destra saldamente al governo, Salvini Presidente del Consiglio, la Meloni ministro degli interni e, finalmente, avremmo potuto vedere come faranno a bloccare gli arrivi di immigrati, tornare indietro rispetto alla Fornero e continuare a rimanere in Europa.
O avremmo avuto Di Maio Presidente ed avremmo potuto vedere come faceva a dare a tutti i disoccupati il reddito di cittadinanza, a fare le classi con 22 alunni, far furi la Fornero e continuare a rimanere in Europa.
La verità è che ci hanno venduto balle, tutti sanno che quando il debito è troppo grosso vai a finire dagli strozzini, alla fine fallisci e ti tolgono pure la casa, l’Italia è combinata proprio così, con questo debito non possiamo permetterci il lusso di uscire dall’Europa ed in Europa ci possiamo stare solo se continuiamo a ridurre il debito, non esistono soluzioni miracolistiche.
Motivi per mandare il PD all’opposizione ce n’erano tanti: abbiamo governato tutto, comuni, province, regioni e nel Mezzogiorno, in particolare, abbiamo governato male, con una classe dirigente logora che non ha favorito il ricambio si è adeguata al sistema clientelare, ignorando trasparenza e merito, senza sogni e senza progetti, in un contesto in cui non c’erano più i soldi per tenere in piedi quel sistema.
L’incapacità, dell’ex governo regionale, di spostare in avanti di un millimetro la vicenda dei rifiuti, ed in ultimo la vergogna del voto a Miccichè, la dice lunga sull’omologazione al sistema di potere dominante che ha subito buona parte della nostra classe dirigente.
Anche al governo nazionale abbiamo perso tempo ad affrontare il tema degli sbarchi, abbiamo gestito malissimo l’accoglienza e l’integrazione, con le belle intenzioni abbiamo rallentato gli appalti, creato scontento nelle scuole, sostituito con nulla il necessario smantellamento della formazione professionale e di tanta altra spesa inutile, che abbiamo dovuto tagliare, tagliando anche l’unica fonte di reddito che rimaneva.
Abbiamo vinto al centro-nord dove abbiamo governato bene ed agganciato la ripresa europea, ma abbiamo perso anche in Campania e Basilicata, dove abbiamo governato dignitosamente ma messo candidati logori, in questo giro non bastava galleggiare, nel mezzogiorno la rabbia è tanta ed in questa fase, qui, il governo logora chi c’è l’ha.
Ci siamo presentati, in ritardo con un programma di 100 punti (troppi!) in cui non c’era scritto nulla sulla lotta alla diseguaglianze, ai privilegi, sulla riduzione dei costi della politica.
Se tutto questo è vero è pure vero che gli altri hanno già dimostrato di fare peggio e che non potranno che fare peggio, la Lega è arrivata al 4% perché al governo è stata un disastro, i 5 stelle hanno i risultati peggiori a Bagheria, a Roma e a Torino, dove governano, dove hanno dimostrato di non saper governare.
Non ci possiamo permettere il lusso di tornare a votare, di spendere altri 300 milioni di euro per avere lo stesso risultato, chi ha vinto ha il dovere di fare un governo a tempo determinato, che, quantomeno, ci porti alle europee della primavera 2019, lì potremo accorpare anche il rinnovo elettorale nazionale.
Intanto chi ha vinto provi a dimostrare come si mandano a casa 600 mila clandestini, come si torna indietro sulla Fornero, come si risolve il problema della disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno, provi, quantomeno, a darci una legge elettorale, che all’indomani delle elezioni ci consegni un vincitore certo, capace di dare un governo stabile al Paese.
Il PD ha il dovere di stare lì dove i cittadini lo hanno collocato, all’opposizione, ritengo Renzi l’unico che ci ha impedito di scomparire ed che ha forza, carisma ed energia per tirarci fuori dalle sabbie mobili, ma se proprio dobbiamo cedere alla logica del capro espiatorio, della vittima sacrificale, andiamo pure alla gestione collegiale.
Nel periodo di Pasqua anche la sacra scrittura ci ricorda che il popolo sa solo urlare crucifige!
Andiamo quindi avanti con una gestione collegiale, ma che porti avanti la ricostruzione di un rapporto con la gente, proviamo a ridimensionare sia i signori delle tessere che quelli delle primarie truccate, proviamo a fare a meno dei deputati a vita e dei politicanti di professione.
Ricostruiamo luoghi e regole per la discussione, la condivisione e la selezione di una classe dirigente motivata da tensione morale ed ideale, che abbia una visione chiara del presente e del futuro, che sappia dare speranza in un futuro che può essere migliore.
Non potranno essere né i Salvini né i Di Maio a tirare fuori l’Italia dai guai, usiamo bene un anno di transizione per rigenerarci, il nostro paese ha bisogno di noi, solo una moderna sinistra europea può dare speranza ai giovani, al mezzogiorno ed all’Italia tutta.

Marzo 2018

Pino Fricano