Cari amici del P.D. pensiamo che sia arrivato il momento di smetterla

Cari amici del P.D. pensiamo che sia arrivato il momento di smetterla

Politica
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Tornano a rullare i tamburi di guerra tra le due "anime", ma sarebbe meglio chiamarle "fazioni" del Partito Democratico.
Da mesi si rincorrono con comunicati, prese di posizione, interviste, per certificare la loro primazia sul nome e sul simbolo del partito democratico, sul loro buon diritto a rappresentarne la vera ortodossia, e sulla bontà della loro posizione politica.
Noi non pensiamo, perché non ne abbiamo né voglia né titolo, di schierarci in questa faccenda, anche se naturalmente una nostra opinione ce l'abbiamo.

Vogliamo semplicemente riflettere a voce alta sulle cause che hanno portato a questa incresciosa situazione, che sta sconcertando e imbarazzando quanti , pochi o tanti che siano, che riponevano la loro fiducia nella capacità di un partito riformista di rappresentare un fattore vero di cambiamento e di rinnovamento della società bagherese, nei vari aspetti: economico, sociale, etico e culturale.
Sorvoliamo, perchè fuori dalla nostra competenza, di concionare sul perché di un partito che anche nazionalmente mostra vistose crepe e divisioni, e fermiamoci a Bagheria.

L'origine del contendere parte dal giudizio sulla giunta Sciortino e sulle scelte future del partito nel periodo medio-lungo.

E' parso di capire che la componente "frondista" ( i quattro consiglieri comunali Amato, Chiello, D i Bernardo, Maggiore oltre a importanti dirigenti quali il segretario Francesco Speciale, Vittoria Casa già segretaria del Partito e Leonardo Passarello, coordinatore provinciale) volesse rinviare ad un congresso, che chissà mai se si farà, il giudizio sulla giunta Sciortino, congelando di fatto o tenendo a bagnomaria, sindaco e maggioranza, con la riserva di tenersi le mani libere, sulla scorta anche di un giudizio non propriamente lusinghiero sull'operato di questa amministrazione.

L'altra componente, quella "continuista", ( Vella, Gulli, Cilea, ed ora anche Ferrante con Tarantino presidente del partito e Zangara) partiva dalla constatazione che fosse sì necessario rinnovare la rappresentanza assessoriale del P.D. considerata inadeguata, rinsanguando il partito con energie fresche (Salvatore Ferrara si pensava sbagliando, in realtà Ferrante), ma partire dal ragionamento che la fedeltà a questa giunta dopo tanti anni di coesistenza, non poteva essere messa in discussione; e quindi con Sciortino e con una giunta rinforzata avviarsi a condividere l'ultimo tratto di consiliatura e il giudizio degli elettori..

L'accusa "forte" che viene dai "frondisti" è che il sindaco abbia accontentato la componente a lui politicamente più vicina entrando, lo volesse o no, nel dibattito interno di un partito e influenzandolo pesantemente.

Accusa che viene naturalmente respinta dall'interessato, che sostiene che aveva fatto profferte di assessorato a componenti "frondisti", (Vittoria Casa per esempio)
Questi gli antefatti.
Noi vorremmo ricordare oggi agli uomini del Pd, da qualunque parte si pongano, due fondamentali elementi di riflessione.

Il Partito Democratico ha visto convergere su una ipotesi riformatrice due filoni di idealità, di impegno e di storia politica, i settori più maturi e responsabili di due partiti che nei decenni scorsi sono stati spesso su posizioni antagoniste.
In fondo l'idea originaria di Veltroni del Partito democratico, non è stata che l'evoluzione, riportata nel contesto di oggi, di concetti quali " le convergenze parallele" di Aldo Moro ed il "compromesso storico" di Enrico Berlinguer.
Meditino seriamente pertanto gli uomini e le donne che hanno responsabilità nel Partito Democratico, ed a qualunque corrente appartengano: essi sono gli eredi di storie politiche ed umane che sono costati sacrifici e rinunce, lotte e scontri.

Non considerino questa aspetto secondario e senza importanza: siano degni eredi delle componenti migliori della storia politica d'Italia e riflettano seriamente prima di buttare alle ortiche questo patrimonio, perché senza radici non cresce alcunché.

Meditino anche sul fatto che se alle prossime scadenze elettorali, i due tronconi del P.D. dovessero presentarsi divisi farebbero un regalo straordinario al centrodestra restituendogli su un piatto d'argento la guida della città. Perché ci sarebbero tantissimi, che di fronte a questa prospettiva, indirizzerebbero chissà dove il loro voto o si asterrebbero.
Lavorino quindi sin da subito, dirigenti locali, provinciali e regionali, a ricostruire un rapporto unitario, perchè è possibile far coesistere , come è sempre stato, anche posizioni diverse, all'interno di una civile e composta dialettica di partito.
Sulla rancorosità e sulle polemiche non si costruisce mai nulla

I gruppi dirigenti provinciale e regionale del partito che sinora non hanno affrontato seriamente e tempestivamente il problema limitandosi ognuno a tutelare i propri beniamini, si diano da subito una mossa, prima di doversi ritrovare a fare l'inventario delle macerie politiche di una situazione, che con il loro atteggiamento distaccato, da pesci in barile, hanno contribuito sicuramente ad aggravare.