Presentato "Vite a metà", il nuovo corto di Piero De Luca

Presentato "Vite a metà", il nuovo corto di Piero De Luca

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Si bevono d’un fiato i 25 minuti dell’ultimo corto di Piero De Luca, “Vite a metà”, prodotto da Visionart che si sviluppa nell’ambito di un progetto portato avanti con l’Istituto “L. Sturzo”, e si giova oltre che dell’apporto di consorzi e associazioni, del mecenatismo di Tommaso Gargano, che in questo giovane cineasta crede.



Vite a metà” va visto e rivisto: noi abbiamo partecipato alla prima per la stampa svoltasi lunedì sera nella sede di Visionart: alla fine, giornalisti, regista, attori, fotografo, autori delle musiche, tutti a parlare dell’opera a cercare di intenderne le diverse chiavi di lettura, a cercare di cogliere i nessi e i rimandi dei vari momenti interpretativi.


Il tutto arricchito dalla presenza straordinaria del critico cinematografico Gregorio Napoli, vera enciclopedia ambulante del cinema, che con i suoi sempre colti e pertinenti riferimenti (bellissime le sue citazione dell’Amleto e di Ombre Rosse), apre nella lettura del film, spazi inesplorati.


Il tema del disagio giovanile è pregnante dell’opera, che nasce da un incontro di De Luca con il pittore Arrigo Musti, il quale all’interno del suo percorso artistico,porta come elemento conduttore dei suoi personaggi, questo senso di vuoto che pervade le generazioni più giovani, la paura del futuro, la difficoltà a comunicare, la povertà di valori, e che trova come elemento di figurazione gli occhi senza pupille di alcuni dei personaggi dei suoi quadri.

Il film si sviluppa attraverso un corpo recitativo di un “io narrante”, sostanzialmente un monologo, in cui il protagonista che viene continuamente inquadrato a mezzo volto, e riflette, o cerca di riflettere le condizioni, le paure, le speranze, le illusioni dei ragazzi d’oggi.


Apprezzabili anche alcuni elementi simbolici ed evocativi: il regalo di una piccola penna che il protagonista riceve, e che più di tante parole gli fa percepire di non essere vuoto e inutile, regalo che poi a sua volta rifà ad una creatura sola e affamata.


E quel semplice regalo che ritorna in maniera quasi taumaturgica, come elemento salvifico, allorchè il giovane, vittima della solitudine e dell’incomprensione e dell’incomunicabilità, tenta un gesto estremo.


Molto efficace e convincente l’armonia ed il rapporto che si crea tra suoni, parole e musiche.

Il fotografo Michele Ducato, a nostro avviso, pur nella limitata esperienza, si rivela un grande fotografo di set cinematografico, e gli autori delle musiche Salamone e Lopes, sono straordinariamente originali e bravi nel connettere “percussioni fonetiche” con le “percussioni dialogiche”.

Peccato che la nostra realtà non offra a questi veri talenti molte opportunità per farsi conoscere ed emergere.

De Luca padroneggia con grande maestria la macchina da presa, è bravo nei montaggi e negli effetti, un po’debole ci è parso il monologo che svolge peraltro con grande bravura Marco La Corte, e anche arbitrario ci è parso il salto narrativo dal disagio individuale e collettivo dei ragazzi di oggi ai problemi della fame nel mondo.

Il tentativo di raccordo avviene attraverso i quadri e le immagini pieni di metafore e simbolismi di Arrigo Musti: rimane però la sensazione che il collegamento sia un po’ artificioso.

Per concludere con una osservazione che è auspicio e augurio: quando De Luca troverà una bella storia da raccontare, come fa dire Peppuccio Tornatore a Novecento, il protagonista de “Il pianista sull’oceano”, e un vero produttore che gli finanzi in maniera generosa il progetto, e con la “squadra” che attorno a lui è cresciuta potrà regalarci un grande film.


In foto, Piero De Luca, presidente Visionart

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