Tra Calcutta e Losanna

Tra Calcutta e Losanna

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A volte i cittadini, la gente comune – se vogliamo, quegli individui la cui somma aritmetica non ce la farà mai a produrre una comunità vera – capiscono cosa sta succedendo, leggono la realtà e le sue complicate sfumature, prima e meglio di chi hanno deputato, col voto, a rappresentarli.

Insomma, quegli individui si comportano, silentemente, da comunità. Testimoniano con la loro presenza fisica, forse muta ma certo eloquente, di aver compreso l’entità del problema: e ti dicono la loro senza fare troppo rumore. Basta osservarli.
Basta osservare, ad esempio, le migliaia di concittadini baharioti che da mattina a sera affollano, con passo tranquillo trafelato poco importa, il palcoscenico
incompleto ma già gradevole di Corso Umberto. Cosa ci dice il loro passìo? Che finalmente hanno – ma per quanto? – uno spazio che sentono loro: uno spazio comune, da vivere e valorizzare come tale.

Si discute da mesi sulle viltà, politiche e non, che hanno portato a recedere, progressivamente, dal progetto originario; sulle scelte e sulle deficienze tecniche che addetti ai lavori saprebbero argomentare molto meglio di me; sull’impatto che quest’opera potrà avere sulla città, se veramente l’Amministrazione si mettesse seriamente, e in tempi brevi, a ripensarne radicalmente la viabilità. Se ne discute a voce alta, nel Corso; se ne discute nelle famiglie, tra amici, in maniera informale.

Un gruppo di cittadini
– senza alcun Partito o Associazione alle spalle – da un mese circa ha promosso una petizione per la pedonalizzazione del Corso Umberto I°. I singoli concittadini interpellati si sono mostrati, in gran parte, felici di firmare: ma, anche chi non condivide la proposta, non si rifiuta di esporre la propria opinione, di argomentarla, di motivarla. Da privato a cittadino a privato cittadino, entrambi con un’idea del bene comune, e dell’assetto urbano.
Questa esperienza si concluderà, tra poco, con la consegna delle firme raccolte al Presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco. Non può che essere così: è la Casa Comunale il luogo deputato a prendere decisioni sulla città e sul bene comune. Per questo è dispiaciuto, in questi mesi, constatare il silenzio assordante della Politica bagherese.

Si è avuta l’impressione che i Partiti, tutti, si siano tenuti prudentemente lontani dalla questione: evidentemente, gli esercenti di Corso Umberto sono visti come una lobby capace di determinare l’elezione di più di un consigliere comunale! In effetti, abbiamo potuto constatare come alcuni, ma non tutti, degli esercenti di Corso Umberto siano terrorizzati all’idea che non si possa più impunemente parcheggiare in doppia fila per acquistare, senza incorrere in lacuna sanzione, il giornale, le sigarette, o un paio di pantaloni. E lamentano, perciò, un generale calo di fatturato, adducibile ai lavori in corso. Però, se si prova a farsi una passeggiata anche in Corso Butera, o in via Mattarella, o in qualsiasi altra zona della città dove alta è la presenza di esercizi commerciali, si nota come anche lì gli affari non fervano.

La crisi si chiama crisi, e non colpisce soltanto le ipotetiche isole pedonali: i fatturati calano ovunque.
Nel mondo di oggi vi sono due modelli di sviluppo urbano praticabili: la differenza tra i due è data dalla diversa presenza – e incidenza sulla salute e sulla qualità della vita dei cittadini – dell’automobile. Da un lato il traffico impazzito, brulicante, assatanato di metropoli del Terzo Mondo come Calcutta, Il Cairo, Città del Messico; dall’altra le piccole città nordeuropee il cui centro storico è del tutto chiuso al traffico e il cui grado di civiltà è direttamente proporzionale all’assenza dell’automobile. Da che parte decideranno si stare i Bagheresi? Dove si posizionerà, tra Calcutta e Losanna, la nostra città?

I cittadini che hanno promosso la petizione sanno bene che la pedonalizzazione, da sola, non risolverebbe nulla: bisogna contestualmente ripensare la viabilità, creare zone di parcheggio efficienti, pensare a un sistema di trasporto pubblico quanto più possibile non inquinante e che metta i cittadini (anziani e bambini, anzitutto) in condizione di muoversi in centro città senza ricorrere all’uso del mezzo privato.

È chiedere troppo? Forse sì, dal momento che occorrerebbe, e in quantità industriale, coraggio intellettuale e politico: qualità di cui l’attuale amministrazione cittadina, che pure ho votato, e l’intero consiglio Comunale non sembrano abbondare. Però, da qualche parte bisogna pure cominciare, e la pedonalizzazione dl corso Umberto I° ci sembra una ottima pietra miliare. Che la petizione serva a portare la questione dentro la Casa Comunale, è già un buon risultato. Che i nostri amministratori abbiamo voglia di affrontare seriamente la questione, è un altro discorso.

Siamo sicuri, però, che un Corso Umberto radicalmente ripensato e sostenuto da scelte politiche intelligenti, rinsalderebbe, unitamente, il fatturato degli esercenti (che devono accettare, se vogliono crescere, la sfida della novità) e la voglia di bagheresità di tanti cittadini.
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