«Io, il Corso Umberto voglio chiuderlo». Parole del sindaco Biagio Sciortino riportate da Angelo Gargano nell’articolo Corso Umberto: la parola ai consiglieri. È una buona notizia. Indipendentemente dall’opinione che ciascuno di noi possa avere in proposito.
È una buona notizia perché finalmente i bagheresi conoscono senza ombra di dubbio la stella polare che orienta e orienterà comportamenti e atti ufficiali del primo cittadino. Se con il mio articolo, volutamente polemico, ho contribuito a una presa di posizione così netta e chiara non posso non esserne contento.
È una prova che la libera e civile discussione ci fa crescere tutti quanti. L’importante è che nel dissenso ci si rispetti reciprocamente.
Io appartengo – lo si era già capito – al gruppo dei bagheresi che vorrebbero il Corso interamente pedonalizzato. Quindi a partire da adesso so che ho come mio leader il sindaco. Ma non sono né un fanatico né un fondamentalista. So bene che i problemi da affrontare sono tanti e alcuni di essi non facili.
Metto qui per iscritto alcuni punti da discutere, probabilmente ovvi, ma che non è male dirci se e perché siamo o non siamo d’accordo.
Primo punto. La pedonalizzazione del Corso non può essere invocata solo per motivi estetici («È bello passeggiarvi senza macchine» e cose simili). Deve essere anche uno dei motori di sviluppo economico della città. Tutti parliamo di turismo e di Bagheria «città delle Ville». Biagio Sciortino sa bene che quel programma è stato un nostro comune cavallo di battaglia ai tempi della giunta Valentino. Bene, il Corso pedonalizzato è uno strumento potentissimo per uscire dai propositi retorici e generici che lasciano il tempo che trovano e entrare nella fase della realizzazione concreta. Il Corso senza macchine può (deve) diventare il salotto non solo dei bagheresi ma dei tantissimi, e si spera che diventino sempre più numerosi, che da Palermo e dai paesi vicini si spostano periodicamente a Bagheria perché amano le sue Ville settecentesche, i suoi ristoranti, le sue pasticcerie, i suoi negozi e molto altro ancora.
Secondo punto. La trasformazione del Corso non può lasciare indifferenti i commercianti. Statisticamente le vendite non possono non crescere col numero dei visitatori. Naturalmente bisognerà riqualificarsi e riorganizzarsi. Sono l’ultimo a potere dare i giusti suggerimenti. L’importante è che l’Amministrazione comunale garantisca l’uso regolato dello spazio pubblico.
Terzo punto. La viabilità. Alcuni problemi sono falsi problemi. Nell’articolo di Gargano si fa riferimento al «rifornimento delle merci alle attività commerciali», alla «possibilità per mezzi di soccorso e di polizia di potere accedere al corso». Ma certo, esistono forse in giro per il mondo zone pedonali non accessibili ai rifornitori degli esercizi commerciali, alle vetture della polizia, alle autoambulanze? Scherziamo? Proibirlo sarebbe pure illegale. Basta andare in qualsiasi città con grandi aree pedonali (vedi ad esempio Siena) per sapere che tutto ciò è possibile e viene facilmente regolato.
Altri problemi sono reali. Ne elenco due.
I parcheggi. Bisogna da subito individuare le aree dove possano sorgere, trovare le risorse finanziarie, costruirli. L’Amministrazione dovrebbe darsi un limite temporale certo e realistico, poniamo tre anni.
Il traffico infernale delle strade laterali. Un bravo tecnico (per favore non pensate a amici, parenti o tecnici di partito, rivolgetevi a tecnici che in quanto esterni possano godere la fiducia di tutti) probabilmente non dovrebbe avere molte difficoltà a trovare le soluzioni adeguate. Ho qualche idea ma non sono un tecnico e non oso dirla.
Quarto punto. Se il Corso sarà pedonalizzato non potranno non esserci delle navette che tutto il giorno e gratuitamente percorrono Via Diego D’Amico, Via Papa Giovanni, Via Consolare e/o Via Mattarella, Corso Butera, Corso Umberto. I costi forse sono meno alti di quanto si pensi.
Quinto punto. Lo considero fondamentale. Di questa autentica rivoluzione i commerciati sono i protagonisti. Non mi limiterei a consultarli. Li farei entrare subito nella cabina di comando.
Caro sindaco, cari assessori, cari consiglieri avete un’occasione unica di rimanere nella storia della nostra città . Mi appello al vostro sano egoismo: approfittatene.