La convenzione tra Comune e "Lavoro nel sociale" è irregolare

La convenzione tra Comune e "Lavoro nel sociale" è irregolare

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Riceviamo e pubblichiamo


Sua Eccellenza Prefetto,


a Bagheria, cittadina con un disagio socio-economico ed occupazionale rilevante, i nostri giovani sono costretti, anche in presenza di professionalità rilevanti, a tentare la sorte altrove.

Paradossalmente, il Sindaco, che certamente sarà al corrente della gravissima crisi che il comune di cui è primo cittadino attraversa, mette in atto, stranamente nel periodo festivo, con il concorso della Giunta per intero, un raffazzonato e confuso sistema pseudo occupazionale grazie al sostegno di un’ Associazione di volontariato denominata “Lavoro nel sociale” con sede legale a Ficarazzi.

Quanto brevemente sopraesposto, oltre a risultare particolarmente fumoso, allarma questa Sede in quanto, vista la totale assenza di criteri oggettivi finalizzati all’attribuzione di compiti-mansioni, si verrebbero a configurare nuove sacche di precariato lavorativo.
Tutto ciò creerebbe soltanto l’ennesima illusione occupazionale i cui aspetti politico-sociali potrebbero innescare meccanismi non controllabili e dalle ricadute non preventivabili.

Questa iniziativa dell’amministrazione comunale, assolutamente non concordata con le OO.SS. tutte, e tenuta incredibilmente nascosta ai più, nasce in un Ente dove attualmente vi è già una consistente presenza di personale precario e part-time che a tutt’oggi, dopo oltre un decennio, attende di essere stabilizzato definitivamente e che vede il futuro ancora più incerto; e dire che la stabilizzazione di questo precariato costituiva uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale dell’attuale Sindaco.

A modesto avviso di chi scrive, la deliberazione di Giunta Comunale ( la n. 155 del 19 novembre 2008) avente per oggetto la “Proposta dell’associazione <> per l’organizzazione di un’attività formativa – Atto di indirizzo” che dà l’avvio a questa vicenda, risulta molto confusa e paventa evidenti segni di illegittimità e/o anomalie.
In ordine si rileva quanto segue:

L’atto risulta carente di parere di regolarità tecnica da parte del dirigente preposto, in quanto si sostiene trattasi di mero atto di indirizzo, salvo poi ritrovarsi nel deliberato (a differenza della premessa scritto di pugno) l’ approvazione di una sorta di convenzione allegata all’atto.
Infatti, la deliberazione definita “Atto di indirizzo” nel concreto diviene un atto di approvazione della proposta di attivazione di non ben chiari servizi da fornire al Comune, passandoli come organizzazione di attività tecnico-pratiche per l’utilizzo di personale adeguatamente formato in siti individuati dal Comune;

La motivazione dell’atto in questione non risulta specificata e vi è una evidente discrasia fra la premessa e il contenuto deliberativo;

Non si comprende quali siano i termini della convenzione e i rispettivi diritti ed obblighi delle parti nemmeno da un’attenta lettura della convenzione allegata;
• Non è chiaro quali siano i termini del rapporto contrattuale che lega gli individui interessati e l’associazione.
Di conseguenza, non si evince a che titolo tali persone debbano svolgere la loro attività all’interno dell’ente Comune nonché a quali “attività tecnico-pratiche” possa essere adibito tale “personale” o “volontariato”;

Nella proposta presentata dall’associazione si fa riferimento ad una serie di servizi da erogare che spaziano con una visione a 360° delle possibili attività. Ma ancora una volta non è chiaro se si tratti di attività lavorativa o di attività di volontariato.

Sia nel corpo della proposta che nello “Statuto” dell’associazione si parla di “associati-lavoratori”. Sarebbe auspicabile, oltre che congruo, capire di che fattispecie si tratti.
Una associazione è prevalentemente composta di associati che essendo volontari non possiedono la qualifica di “lavoratori”, ben altra fattispecie!

Quali criteri di sicurezza vengono soddisfatti dalla allocazione così ampia e generalizzata di personale di cui non sono chiare le modalità di “reclutamento”?

Singolare appare l’art. 7 dello statuto dell’associazione ove testualmente si recita: “I soci che desiderano svolgere attività di volontariato devono eseguire gli incarichi ricevuti e i lavori preventivamente concordati e seguire il criterio delle prestazioni accessorie adeguandosi ai regolamenti interni.
” Parrebbe un’impegno più da socio di cooperativa che di associazione di volontariato. Il medesimo articolo poi continua: “ai fini di quanto sopra, le prestazioni fornite dai soci sono normalmente a titolo gratuito, salvo che non risulti loro affidato un incarico professionale o altro incarico retribuito per delibera del Consiglio Direttivo”.

Al Segretario Generale del Comune di Bagheria, cui la presente è parimenti trasmessa, si chiede se abbia avuto modo di prendere visione dello Statuto dell’associazione e se questa risulti essere iscritta al Registro delle Associazioni del Comune. Condizione questa, fino ad oggi, ritenuta condicio sine qua non per potersi proporre come titolare di convenzione con lo stesso Ente;

Qualora trattasi di associazione di volontariato, si nutrirebbero forti perplessità che sia l’atto costitutivo che lo statuto possano passare indenni alla valutazione degli organi preposti alla iscrizione al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato.
Atto, a nostro parere necessario, vista la complessità e la delicatezza che la convenzione attende;

La Convenzione meriterebbe altresì una profonda considerazione e attenzione per una eventuale stesura definitiva.
Valga a titolo d’esempio: nel corpo della convenzione si considera che, “in base all’atto costitutivo ed al proprio statuto l’associazione è costituita da soci in possesso delle attitudini professionali/personali e dei titoli di studio (e/o requisiti professionali/personali) all’uopo necessari” Naturalmente non si evince in nessuno dei documenti citati le caratteristiche che i soci possiedono!!;

Non si conoscono altresì gli elenchi dell’eventuale “personale” da impiegare da cui possa evidenziarsi una particolare professionalità o specificità attitudinale;

Non vengono rese note le fonti di finanziamento che supporterebbero l’attività, che a parole, viene dichiarata di “volontariato” ma che già presupporrebbe un rimborso spese a pie’ di lista (si vocifera di un compenso di 400 euro mensili per una stima d’impiego di personale, presumibilmente, di 290 unità!);

Da ultimo, quasi a sostegno di quanto rilevato da chi scrive, risulta singolare che nella citata convenzione, e precisamente all’art. 4, si usi la definizione, con un errore freudiano, di cooperativa e non di associazione.

Tali rilievi, corre obbligo precisare, sono posti anche e soprattutto a tutela dei soggetti direttamente interessati, i quali, non risultando palese il rapporto che li lega all’Ente e/o associazione, potrebbero essere strumentalizzati per fini poco chiari e ritrovarsi in una situazione di grave mancanza di rispetto dei diritti fondamentali del lavoratore e/o volontario, senza tutela alcuna.

A Sua Eccellenza il Prefetto, quale garante della correttezza istituzionale, per le parziali e non esaustive osservazioni succitate, davanti ad iniziative che potrebbero causare anche problemi di ordine pubblico, si chiede per ragioni di legalità, trasparenza degli atti amministrativi, nonché in ossequio al principio costituzionale del buon andamento della Pubblica Amministrazione e nel rispetto per la comunità bagherese si chiede che per quanto di Sua competenza voglia far luce sulla vicenda ai fine di una eventuale ritiro dell’atto stesso.
A tutti gli altri destinatari della presente si chiede di procedere per quanto di competenza a tutela della legalità e della trasparenza degli atti amministrativi.


Vincenzo Macaluso
Segretario Generale Camera del Lavoro Bagheria

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