Chi pagherà le tredicesime?- di Massimo Mineo

Chi pagherà le tredicesime?- di Massimo Mineo

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“O la borsa o la vita”. 

Nel 2020 la risposta non appare più così scontata, forse perché non interessa tanto la risposta quanto il dilemma che molti di noi viviamo ogni giorno.

E più scorre il tempo e più il dilemma diventa dramma. E dentro questo dramma ci sono persone che con lo stipendio pagano le tasse, il mutuo o l’affitto, l’istruzione dei propri figli, la salute e la quotidianità del proprio nucleo familiare; ci sono lavoratori che nella migliore delle ipotesi hanno sempre risparmiato per una/due settimane di vacanza l’anno, per una cena con gli amici una volta al mese, per il futuro dei propri figli. Ma come insegna la storia questo dramma non è per tutti, perché in tempi di crisi la distanza tra i ricchi e i poveri diventa sempre più marcata, e la politica un paraculo che annaspando tra le proprie responsabilità blinda maggiormente i propri benefit senza volere rinunciare a niente.

Tra le tante contraddizioni, le innumerevoli giravolte, il perenne stato confusionale, i ciclici black out della cabina di regia, sembrava scorgersi un barlume di buon senso: il bonus 2020 per i lavoratori in cassa integrazione. Ma il barlume era talmente flebile che si spense in un nulla di fatto.
Quest’anno un numero considerevole di lavoratori del settore privato, dopo avere atteso una magra cassa integrazione con mesi e mesi di ritardo, dovranno fare i conti con una tredicesima anoressica. Proprio quella tredicesima che ogni anno prima di servire per fare regali serve a pagare quelle TASSE che molto spesso non si riescono a pagare gli altri mesi dell’anno.

E poi si commissionano studi per farci sapere che: i risparmi aumentano ma la spesa è in contrazione; il PIL salirà ma per adesso se scende è normale; il debito pubblico aumenta ma tanto lo continueremo a pagare noi; se usciamo ci assembriamo, se restiamo a casa ci deprimiamo; se lasciamo le attività aperte la gente spende ma si contagia, se le chiudiamo invece non spende e non si contagia ma di contro fallisce l’economia; se do il bonus vacanza non fallisce il settore turistico ma innesco la seconda ondata; se do il bonus mobilità faccio figura ma poi il monopattino lo tengo a casa perché sono zona arcobaleno; la scuola è il luogo più sicuro e con meno contagi, ma intanto se le famiglie con comprano il PC non c’è DAD per i figli; se a Natale non pensiamo in giallo ci finisce nera ma forse adesso è meglio adottare il rosso per i giorni rossi; la terza ondata è una certezza perché è già in programma la quarta.

Senza dimenticare l’imbarazzante tema dei RISTORI. Una vera e propria farsa amplificata dall’informazione libera dei media. Ad esempio, quanti di voi sanno che per uscire col ristori quater si è tolto al ristoro bis o ter? Vedasi tra i tanti, prima l’impinguamento del capitolo per il fondo perduto da dare a quei comparti della ristorazione e similari che acquistano dalla filiera italiana e poi riduzione dello stesso capitolo per altro capitolo. Insomma, mentre a giorni alterni vengono annunciati valanghe di miliardi messi sul tavolo, sul tavolo sembra muoversi solo il gioco delle tre carte.

E mentre si litiga tra MES e Recovery Fund, tra scuola in presenza e DAD, tra esperti che sfilano in RAI e quelli che sfilano in MEDIASET, tra isolamenti e terapie intensive, tra RT e cromie di colori, tra governo centrale e regionale, tra opposizione e maggioranza, un importante, vasto e complesso tessuto economico va collassando con tutte le complicazioni dirette e indirette. E non serve certo parlare del rimbalzo che ci sarà a tempesta finita. Oggi serve intervenire perché questa economia sopravviva. E per farlo non basta l’inconsistenza delle azioni ristorative messe in campo.
Ma l’Italia è un Paese fallito? Questo è un altro capitolo che ci porterebbe troppo lontano.

In questi giorni ha fatto tanto scalpore vedere le vie dello shopping invase dalla gente. Ma perché siamo così sconvolti? È normale il disappunto della politica? Non ci voleva certo un pull di esperti per capire che se non posso andare in vacanza, se non posso andare al cinema, se non posso andare in discoteca, se non posso andare al ristorante, se non posso sciare, ci saremmo inevitabilmente ritrovati tutti in piazza.

E in tutto questo per quanto “la borsa” possa contenere la cosa più preziosa, non potrà contenere la VITA. Quella stessa vita che in tanti hanno perso senza neanche avere avuto la possibilità di stringere per l’ultima volta la mano delle persone amate.
In questo triste tempo fare delle scelte a tutela della SALUTE della propria Comunità senza comprometterne l’economia non è di sicuro cosa facile. Non ci sono purtroppo percorsi collaudati o piani di azione testati. Ma a tutti gli uomini di Governo è chiesta l’onesta del proprio operato a tutela dell’interesse collettivo e non dell’interesse di vantaggio.

Massimo Mineo

 

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