Egregio Dott. Gargano,
sono un lettore di Bagherianews oltre, ovviamente, ad essere un "baharioto" innamorato della sua terra e che soffre vedendola ridotta in certe condizioni.
Sicuramente conosce bene il luogo e sa quale panorama si può ammirare da Monte Giancaldo, sia rivolgendo lo sguardo verso il golfo di Palermo che verso quello di Termini e Cefalù (e verso Bagheria stessa).
Si ricorda come si chiama il paese (immaginario) dove è ambientato "Nuovo cinema paradiso" di Peppuccio Tornatore?
Giancaldo, appunto.
Qualche settimana fa, nostalgico di alcuni luoghi delle campagne bagheresi che visitavo da piccolo accompagnato da mio nonno, approfittando di un pò di tempo libero, mi sono recato proprio su Monte Giancaldo e ho trovato una vera situazione di degrado ambientale.
Già molto prima di arrivare alle "antenne" lungo la strada si notano cumuli di scarti dell'edilizia (tra cui eternit), di paraurti di automobili, pneumatici, ecc. Per non parlare poi di quello che si trova una volta arrivati sul pianoro, ovvero ai ripetitori.
Chi abbandona questi materiali non è soggetto a denuncia penale? Inoltre in certe zone si intuisce che sono stati bruciati fili per recuperarne il rame.
Consideriamo pure che in questi terreni ci pascolano greggi di pecore (e i livelli di diossina? Boh!)
Mi chiedo: ma nessuno vigila sul nostro territorio affinchè non avvengano questi scempi? Che fanno i vigili urbani, gli ausiliari del traffico, il nucleo di protezione ambientale? Prima della chiusura del corso Umberto erano dislocati ogni 20 - 30 metri, e ora? E il corpo forestale?
Ben venga la valorizzazione e la promozione di Monte Catalfano (che io vedo come l'osso su cui sono pronti a scaraventarsi cento cani), ma non dimentichiamoci del restante territorio di Bagheria.
Lettera firmata
F. M.
P.S.
Alle cose molto giuste che segnala il nostro lettore ne va aggiunta un'altra, anch'essa molto importante, che contribuisce almeno a conservare la memoria. Lungo i fianchi del Monte Consuono e del Monte Giancaldo, esisteva un manufatto risalente, secondo gli studiosi, a qualche secolo prima di Cristo: la cosiddetta "scalidda" che era appunto un camminamento a gradoni scavato nella pietra.
Serviva, a quei tempi, è stato ipotizzato, a mettere in comunicazione gli abitanti della costa con quelli dell'insediamento interno di Monte Porcara.
La furia distruttrice dell'uomo ha cancellato i resti di questa straordinaria testimonianza che ancora i nostri vecchi braccianti ricordano.
La documentazione fotografica è dell'autore della lettera