E’ un documento rigoroso, argomentato, ma anche appassionato quello che Antonio Napoli, sindaco di Santa Flavia, ha fatto pervenire a Luca Zaia, ministro per le politiche agricole, forestali e della pesca e al Direttore Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacultura.
Napoli apre l’appello accorato, che è quello di una intera comunità, rilevando come una serie di eventi sfavorevoli strutturali e congiunturali, che vanno da alcune incomprensibili direttive comunitarie all’inclemenza della stagione appena trascorsa, una delle peggiore degli ultimi decenni, abbiano impedito nei fatti alle flottiglie pescherecce di realizzare in questo inverno un reddito appena dignitoso, e che queste gravissimi disagi economici potrebbero innescare veri e propri conflitti di ordine sociale.
"Il depauperamento delle risorse, che le direttive comunitarie cercano di combattere - dice Napoli - non è dovuto all’eccessivo prelievo di pescato, ma a cause più complesse, sulle quali di fatto, però, nessuno interviene: dai reflui fognari non trattati provenienti da centri urbani o industriali, all’immissione in mare di inquinanti utilizzati nell’agricoltura e nell’industria che attraverso la via dei fiumi vengono sversati. Sono queste le vere cause impoveriscono le risorse del mare.
I tentativi peraltro giusti di ridurre il prelievo di pescato, viene fatto però intanto senza coinvolgere nelle scelte i soggetti veramente interessati alla tutela delle risorse ittiche cioè i pescatori, e con provvedimenti sbagliate (riduzione delle giornate e dei mezzi di pesca, incentivi per innalzamento delle taglie minime e demolizione dei natanti, che non tiene conto che “le risorse continuano ad essere depauperate dalle flotte appartenenti ai paesi terzi , che, in quanto tali, non soggiacciono alla politica comunitaria,quindi sono libere di scorazzare per il Mediterraneo prelevando tonnellate di risorse”.
Oggi - osserva Napoli - le imprese di pesca siciliane a causa delle limitazioni dell’ attività dovute alle condizioni meteo marine avverse e ai divieti imposti dalla legislazione vigente, possono contare solo su circa 120 giornate di pesca all’anno per potere ammortizzare il capitale investito nelle attrezzature e garantire un reddito per armatori ed equipaggio.
A ciò, prosegue il sindaco nella sua nota, si aggiunga l’incremento dei prezzi dei prodotti petroliferi che nel settore pesca ha raggiunto negli ultimi anni incrementi del 100%.
Tale incremento dei costi di produzione viene sopportato dall’impresa ed al contempo dai pescatori imbarcati, in quanto, nel settore, vige il cosiddetto “contratto alla parte” basato su usi consuetudini locali, secondo il quale il prodotto pescato, tolte le spese di gestione, viene ripartito al 50 tra l’armatore e l’equipaggio.
In questo contesto – sottolinea Napoli - va vista la problematica legate alle reti cosiddette “ferrettare” autorizzate nel marzo del 2006, entro un raggio di 10 miglia dalla costa e per una lunghezza di non più di 2500 metri.
Questa limitazione all’esercizio di pesca – precisa Napoli - è priva di qualsivoglia giustificazione scientifica, e non appare giustificata in quanto costringe tutte le unità (alcune delle quali abilitate anche oltre le 20 miglia) ad operare sotto costa, creando problemi notevoli con gli altri “mestieri” di pesca e con il traffico commerciale e da diporto.
Ed ancora: le quote di prelievo del “tonno rosso”, che Napoli definisce un altro paradosso della politica comunitaria che, regolamenta il prelievo del tonno rosso in base alle quote nazionali attribuite ai paesi membri e da questi ripartite sulla propria flotta.
Mentre Giappone e Sud Corea soprattutto, sono libere di scorazzare nel Mediterraneo prelevando ingenti quantitativi di tonni.
Si rischia - conclude il sindaco - il collasso di un intero settore e della sua filiera con enormi riflessi di tipo occupazionale e sociale.
Le proposte che vengono avanzate a conclusione del documento alle autorità competenti ricalcano pertanto le questioni aperte.
Si chiede quindi che venga autorizzata con le reti “ferrettare” la pesca senza limite di miglia, se non quella per cui l’imbarcazione è abilitata, per 120 giorni l’anno da aprile a luglio, e che la lunghezza massima della rete venga parametrata sul numero di marinai imbarcati, e per quanto riguarda il tonno rosso si tolga la “quotazione” sulle singole marinerie, ma l’intera quota venga messa a disposizione dell’intera marineria nazionale sino ad esaurimento.