Fermiamo il boia in Iran: salviamo Sakineh e Ebrahim

Fermiamo il boia in Iran: salviamo Sakineh e Ebrahim

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Riceviamo e pubblichiamo. Dopo i numerosi appelli internazionali, lanciati in questi giorni, a difesa di Sakineh ed Ebrahim, iraniani, condannati alla pena di morte perché accusati rispettivamente di adulterio e omosessualità,

ed assorti a simbolo della lotta per la difesa dei diritti umani, Gianfranco Scavuzzo (Partito Socialista Italiano) e la docente Vincenza Ventimiglia lanciano un appello alle istituzioni locali per sensibilizzare la cittadinanza su questi crimini contro l'umanità che offendono e colpiscono tutti.

"Le pietre lanciate a Sakineh e la corda al collo di Ebrahim, sono le pietre e le corde a cui ciascuno di noi si deve sentire condannato.

Tali crimini, anche se riguardano singole persone, in realtà riguardano tutti noi, non possiamo restare indifferenti" dichiarano Scavuzzo e Ventimiglia che rivolgono all'Amministrazione Comunale, nella sua più alta figura del Sindaco Biagio Sciortino, l'invito ad esporre sulla facciata del Palazzo Comunale uno striscione "che in modo inequivocabile esprima da parte di tutti i cittadini bagheresi la ferma condanna di tali barbare esecuzioni e solidarietà a Sakineh ed Ebrahim".

Congiuntamente lanciano un'iniziativa aperta a tutti i cittadini: l'esposizione del cartello con lo slogan "FERMIAMO IL BOIA IN IRAN. SALVIAMO SAKINEH & EBRAHIM", disponibile sul sito http://scavuzzo.altervista.org, sui vetri delle automobili, nei profili personali dei social network (es. Facebook), nei luoghi di aggregazione, in modo tale da garantire la massima visibilità alla campagna.

Enza Ventimiglia-Gianfranco Scavuzzo

AGGIORNAMENTO - ATENEO DI PALERMO

Il volto di Sakineh è stato affisso anche sulla facciata di palazzo Steri a Palermo, proprio su quel palazzo che per due secoli, dai primi del Seicento alla fine del Settecento, fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione e divenne quindi simbolo dell'oppressione, dell'oscurantismo, dell'ingiustizia. "Crediamo nei valori della persona e siamo contro ogni forma di violenza - dichiara il rettore Roberto Lagalla - non è pensabile che una giovane donna venga uccisa per l'accusa che le muovono. Come Università, sosteniamo tutte le iniziative perché ciò non avvenga". Un telo raffigurante Sakineh campeggia davanti lo Steri, sede del rettorato universitario per manifestare pubblicamente contro la decisione delle autorità di Teheran. Intanto la donna, come denunciato dal figlio Sajjad Ghaderzadeh, ha subito una nuova condanna: 99 frustate con l'accusa di "diffondere la corruzione e l'indecenza".