Il documento integrale della Caritas cittadina

Il documento integrale della Caritas cittadina

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La Caritas della Comunità Parrocchiale S. Giovanni Bosco di Bagheria e le Associazioni firmatarie hanno valorizzato in questi anni il dialogo con le istituzioni pubbliche per sviluppare una proficua collaborazione, ma anche per verificare i programmi e le scelte politiche in ordine ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione,

e sono venute incontro al disagio sociale per integrare o tamponare bisogni di singoli e di famiglie in gravi difficoltà economiche.

Già dal 2003 hanno accolto l'invito delle Amministrazioni comunali del Distretto 39 a partecipare al lavoro di ripensamento del welfare attraverso la redazione del Piano di zona previsto dalla legge 328/2000 e che prevede il coinvolgimento di tutte le realtà locali: «Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell'ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» (art. 1.4 Legge 328/2000)

Nei tavoli di concertazione del Distretto 39 hanno portato la loro esperienza fornendo analisi del territorio, indicando le problematiche riscontrate nei centri ascolto della Caritas e dal lavoro svolto dalle associazioni nel territorio, segnalando bisogni e priorità. Di questi interessi diffusi si sono fatte portatrici con pubblici documenti per segnalare alle Amministrazioni la gravità della crisi economica e sociale endemica e le difficoltà che si sono aggravate per tante famiglie con la crisi in corso.

Si aspettavano che il Piano di Zona offrisse una qualche risposta a queste attese, ma sono rimaste deluse perché nel suo insieme il Piano non pare realizzi lo spirito della legge 328/2000 e non fa fronte ai problemi posti dalle frange più emarginate del nostro territorio. Non si può pensare che nel nostro territorio i problemi siano solo di ordine psicologico o relazionale senza tenere conto che la maggior parte delle difficoltà delle famiglie che accedono ai servizi sociali hanno rilevanti problemi di ordine economico e di integrazione sociale.

La risposta deve essere in "prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi", cioè "misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito e servizi di accompagnamento" (art. 22.2a). Sembra invece che il Piano di zona sia stato pensato per fornire solo servizi in una città del Nord Europa e non beni e servizi a un distretto dove le problematiche create dalla disoccupazione, dalla difficoltà di inserimento nel lavoro per i giovani, dalla mancanza di un reddito minimo garantito alle famiglie sono all'origine della fragilità del sistema sociale e della vita familiare, e del diffuso disagio minorile.

Il Piano di Zona deve nascere nel territorio e per i problemi reali del territorio. Le scelte del Piano di Zona non possono non dare risposte ai mali sociali che colpiscono una grande fetta delle famiglie del distretto. Perciò non si può condividere il criterio di fondo che ha ispirato questo Piano di zona.
I. Si potrebbe fare una analisi molto articolata sulle varie Azioni proposte, ci si limita a evidenziare alcune incongruenze che risultano in contrasto con lo spirito della legge e che sono presentate a modo di esemplificazione :
a)

Da evidenti calcoli risulta infatti che della somma totale di circa € 3.400.000,00 destinata al PdZ del Distretto 39, ben € 2.264.000,00 ovvero il 70% delle somme sarà utilizzato per la retribuzione di n. 74 risorse umane in convenzione e di 8 figure professionali interne ai comuni. Non possiamo non confrontare questa cifra con quanto invece è destinato per esempio al contrasto alla povertà nel triennio: sostegno a 450 persone, nei 5 comuni del distretto, per 3 anni, per un totale di € 956.814,00, che permetteranno un inserimento ad attività remunerate a 150 persone all'anno da dividere nei cinque comuni del distretto. Per Bagheria, città di 56.000 abitanti, si avrebbe l'inserimento in attività lavorative di circa 90 persone l'anno e solo per tre mesi.

Che cosa è questo di fronte alle centinaia di richieste che giacciono nei cassetti dei servizi sociali? Secondo la legge questi percorsi dovrebbero essere "finalizzati all'inserimento lavorativo", in realtà non sono percorsi di inserimento lavorativo, ma solo continuazione della vecchia assistenza lavorativa, che tale rimane, in quanto non viene previsto di fatto nessun coinvolgimento di imprese, nessun percorso personalizzato di inserimento lavorativo e quindi nessuna prospettiva di lavoro futuro (vedi Azione 3).
b) Se esiste una priorità, secondo la legge questa deve essere data alle persone e alle famiglie in difficoltà.

La legge prevede: "I soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali". (art. 2.3 Legge 328/2000). La legge prevede inoltre : "recupero e integrazione, nonché le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale" con sostegni di vario genere alla creazione di un reddito per il nucleo familiare (art. 14 Legge 328/200).

La legge prevede per la realizzazione di questo obiettivo prioritario che si forniscano servizi alla persona e alle famiglie, ma anche sostegno al reddito familiare con aiuti economici.
c) Con la scelta di 74 figure professionali per un Piano di zona che ha scopi nel suo insieme di sostegno alla famiglia, non pare si realizzi lo spirito della legge perché più che venire incontro al disagio sociale delle famiglie, si dà l'impressione che la preoccupazione sia di dare una qualche retribuzione a giovani professionisti precari che premono per inserirsi nel mondo del lavoro, ma che devono arrivare allo scopo attraverso altri canali e non certamente con la legge 328/2000.

d) In tutte le azioni sono previste modalità di gestione miste tra figure professionali facenti parte degli enti pubblici e figure professionali convenzionate. Dal dispositivo di reperimento delle risorse umane si evince che 74 figure in convenzione verranno selezionate tramite avviso rivolto ai professionisti e vagliate per comparazione di curricula, prassi questa in contrasto con il DPCM del 30/03/01, che stabilisce che l'oggetto dell'acquisto o dell'affidamento deve essere l'organizzazione complessiva del servizio o della prestazione, con assoluta esclusione delle mere prestazioni di manodopera, come ribadito nella risposta dell'assessore regionale dottoressa Caterina Chinnici all'interrogazione dell'on. Greco diretta ad ottenere notizie sulle risorse umane destinate all'attuazione del PdZ del Distretto socio-sanitario 42, e che comunque le figure professionali in convenzione devono essere acquisite esclusivamente nelle forme previste dalla L. 196/97.

e) La quasi totalità delle organizzazioni di volontariato e delle Onluss del distretto 39 che di fatto svolgono da anni un lavoro a favore di disabili, ragazze madri o giovani mamme con mariti in carcere, famiglie con difficoltà economiche, minori, anziani soli, non è coinvolta nella realizzazione dell'intero PdZ, nonostante la legge reciti: «Alla gestione ed all'offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato e altri soggetti privati.

Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha tra gli scopi anche la promozione della solidarietà sociale, con la valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata» (art. 1.5 Legge 328/2000).

Nonostante nella rimodulazione 2007-2009 per l'espletamento dei servizi delle attività previste viene affermato: «verrà adottata una metodologia di coprogettazione con gli Enti del Terzo settore secondo i criteri generali stabiliti nella voce metodologie di intervento» e ancora si legge: «Saranno finanziate azioni volte a progettare e/o sviluppare reti territoriali fra vari attori pubblici e privati per la definizione di azioni e di interventi integrati, pluridisciplinari e intersettoriali», tuttavia dai bandi allora emanati sono stati favoriti enti estranei alla realtà territoriale perché i bandi richiedevano alle associazioni di vario genere un giro di affari di non meno di 200 mila euro per partecipare alle gare, escludendo così di fatto quasi tutta la rete locale.

Come si può concepire un bando che, invece di rafforzare, come dice la legge, le realtà locali, le annulla ignorandole? Come si possono raggiungere "integrazione e radicamento" nel territorio da enti estranei al territorio i quali hanno preso in appalto servizi sociali rivolti alle famiglie e alle persone come fossero cantieri di edilizia pubblica? Alcuni degli enti capofila vincitori dei servizi di fatto non conoscevano il territorio, non avevano svolto attività nel territorio, non avevano partecipato ai tavoli di concertazione, quando invece secondo lo spirito della legge 328 si deve privilegiare il rapporto con le realtà territoriali che già operano nel territorio. Di questi criteri territoriali non si parlava nei bandi.

Contro questa scelta, discriminante le associazioni del territorio e a favore di grosse concentrazioni di interessi, la Caritas cittadina di Bagheria ha protestato nell'estate del 2009 con pubblica lettera. Per inserire invece le realtà associative del territorio si poteva e si può prevedere un coinvolgimento con regolari bandi pubblici tra le realtà locali attraverso la sottoscrizione dell'accordo di programma oltre che attraverso un auspicabile patto sociale.

Con il nuovo Piano di Zona più che su progetti da affidare all'associazionismo del territorio si è puntato alla scelta di figure professionali che devono attuare progetti già indicati nel Piano di Zona. Anche in questo caso vengono escluse le realtà locali che già lavorano nel territorio e che conoscono il territorio. Per esempio quale sarà la sorte delle associazione che riuniscono le famiglie di disabili nel territorio?

Come faranno le figure professionali ad agire se non sono raccordate con le realtà sociali del territorio?
f) Poiché vengono investite somme considerevoli in alcune "azioni", vedi per esempio Azione 4 il cui servizio è di fatto la continuazione dello Spazio Famiglia della precedente triennalità, o il segretariato sociale e altro, sarebbe auspicabile che, prima di rinnovare le varie azioni, per il futuro triennio, si facesse una verifica sul lavoro svolto e sulla sua incidenza effettiva a favore delle famiglie e nei processi di integrazione sociale.

Ad oggi, le azioni previste nei precedenti Piani di zona, alcune ancora in fase di realizzazione, sembrano essere prive di controllo e di monitoraggio. Negli anni sono state previste una serie di adempimenti che non si sono mai realizzati. Non esiste ancora una Carta del servizi già prevista a partire dal Piano di Zona del triennio 2001-2003, non esiste un regolamento dell'Ufficio Piano, ecc...

La legge prevede invece «promozione di metodi e strumenti per il controllo di gestione atti a valutare l'efficacia e l'efficienza dei servizi ed i risultati delle azioni previste;» (Art. 8.3d-e Legge 328/2000). E ancora: «Stabilire indicatori e parametri per la verifica dei livelli di integrazione sociale effettivamente assicurati in rapporto a quelli previsti» (art. 18 Legge 328/2000).
g) L'articolo 22 delle legge 328 fa riferimento a un servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari. Non si riscontra nulla di questo genere nel Piano di Zona.

II. Analizzando più dettagliatamente le varie azioni del nuovo PdZ, oltre alle considerazioni di carattere generale già fatte, vengono spontanee alcune domande:

Sulla Azione 1: Ufficio Piano - Azione di sistema - Esercizio funzioni in convenzione).

- Si vuole sapere per quali motivi la spesa relativa al funzionamento dell'Ufficio Piano è lievitata dai 24.840 euro del triennio 2004-2006 ai 120.000 del triennio 2007-2009, ai 180.000 euro del triennio 2010-2012.
- Si vuole sapere se esiste un regolamento dell'Ufficio Piano, e se è accessibile ai cittadini e alle associazioni.
- Perché mai le attività dell'Ufficio Piano non rientrano nei giorni e negli orari di ufficio invece di essere retribuiti come lavoro aggiuntivo?
- Come mai al coordinatore dell'Ufficio Piano, che è già titolare, oltre che dello stipendio comunale, di posizione organizzativa omnicomprensiva, viene destinata la somma di € 45.000,00 per il triennio? Può percepire entrambi gli emolumenti?
- Poiché i fondi da cui si attingono questi soldi risultano nella voce "compartecipazion", si chiede se per "compartecipazione" si intendono i fondi dei bilanci del distretto, o le somme comunali che verranno meno ai servizi sociali dei comuni.

Nella Azione 2 Sportello Unico sono previsti 362 mila euro con 7 figure professionali
- Come mai un esperto di comunicazioni istituzionali ( a chi serve se ci sono già addetti all'ufficio stampa del comune?) per 900 ore l'anno ha uno stipendio di 36 mila euro l'anno, per un totale in tre anni di 108 mila euro? E perché deve essere pagato con i fondi destinati alla 328 che hanno ben altre priorità?
- Perché non rivedere spese e noleggi delle attrezzature? .
- Poca chiarezza nella esposizione della contabilità. Ci sono difficoltà nella lettura delle tabelle. Vedi per es. riepiloghi economici Azione 2.

Nell'Azione 3 Percorsi personalizzati per l'inclusione sociale e l'autonomia dei soggetti in difficoltà. Il progetto prevede una spesa euro 1.395.860. Sono previste 16 figure professionali, di cui 5 già in organico pubblico e 11 in convenzione. Nell'arco del triennio queste 11 figure professionali assorbono 401.044,80 euro, mentre 956.885,00 euro sono per l'inserimento lavorativo di 450 persone. Le 11 figure professionali convenzionate assorbono circa un terzo di tutto l'importo destinato a questa Azione 3. I 450 destinatari mediante un turn over di soli tre mesi durante il triennio, percepirebbero 500 euro al mese per un totale di 1500 euro lorde che equivalgono a euro 1,39 al giorno lorde nei tre anni come sostegno al reddito e contrasto alla povertà.

Azione 5 Percorso Nascita: figure in convenzione 7, spesa per queste figure circa 150 mila euro in tre anni.
Bene il sostegno psicologico alle donne in gravidanza o con bambini piccoli, ma quando il problema psicologico è dovuto alla mancanza di reddito che cosa si deve fare?

Azione 6 Tirocini formativi e di preinserimento lavorativo. Progetto molto ambizioso negli intenti. Spesa 300 mila euro. Sarà affidato a un Ente del Privato Sociale? Come?

Per tutte queste motivazioni e altre ancora, come la possibilità di fare un convegno per la conoscenza della legge 328, l'Associazione "Agape" ha chiesto, prima che venisse pubblicato nel sito internet del comune di Bagheria, di accedere agli atti relativi alla formazione del Piano di zona e ai suoi allegati, ma stranamente, dopo intimazione secondo legge, dall'Ufficio Piano è stata data risposta che non è portatrice di interessi pubblici e sociali e che quindi non può accedere agli atti e agli allegati del Piano di zona.

E fino a questo momento non sono stati offerti i documenti richiesti ed è stato inoltre comunicato che non ci sono allegati al Piano di zona. Con lo stesso procedimento il funzionario responsabile dei servizi sociali sempre con le medesime motivazioni ha negato di accedere alla visione del regolamento dell'Ufficio Piano.
Lo spirito della legge 328/2000 è di tutt'altro indirizzo. La legge recita: «effettuare forme di consultazione dei soggetti di cui all'articolo 1, commi 5 e 6, per valutare la qualità e l'efficacia dei servizi e formulare proposte ai fini della predisposizione dei programmi; garantire ai cittadini i diritti di partecipazione al controllo di qualità dei servizi, secondo le modalità previste dagli statuti comunali» (art. 6. 3d-e, Legge 328/2000).

III. Proposta di rimodulazione del Piano di Zona (2010-2012):
Nel Piano di Zona, a parte dichiarazioni di principio non accompagnate poi da un realistico piano di spesa sociale, non si trovano risorse che secondo la legge avrebbero dovuto essere dirette al sollievo delle persone e delle famiglie.
La legge 328 prevede infatti prestazioni di aiuto e sostegno domiciliare "con benefici di carattere economico", mira ad agevolare l'autonomia finanziaria dei nuclei monoparentali, di coppie giovani con figli, di gestanti in difficoltà, di famiglie che hanno a carico soggetti non autosufficienti con problemi di grave e temporanea difficoltà economica, di famiglie di recente immigrazione (art. 16.3-4 Legge 328/2000).

Nell'Azione 5 Percorso Nascita del PdZ, per esempio, sono previste 25 figure professionali (18 già in organico e 7 in convenzione) per un costo triennale di 150 mila euro, ma nel resoconto economico non c'è un euro di sostegno alle donne in gravidanza e ai bambini piccoli. La legge prevede erogazione di assegni di cura e altri interventi a sostegno della maternità e paternità responsabile oltre gli assegni dovuti secondo la legge 448 del 1998, articoli 65-66, alla legge 1044 del 1979, e alla legge 285 del 1997 (art. 16,3a Legge 328/2000).
La legge prevede un reddito minimo di inserimento come misura generale di contrasto alla povertà, alla quale ricondurre anche gli altri interventi di sostegno del reddito, quali gli assegni di cui all'articolo 3 comma 6 della legge 335 del 1995 (art. 23 Legge 328/2000).
Poiché questi dettati della legge non sono stati tenuti nel giusto conto nel Piano di Zona, si rende necessaria una rimodulazione del Piano di Zona:
- Spostare risorse sui fondi per contrastare la povertà.
- Tenendo conto che le figure in convenzione sono 74 a cui si aggiungono le figure già inserite nella pubblica amministrazione, si chiede di diminuire il numero delle figure in convenzione e diminuire anche gli importi destinati alle figure professionali.
- Selezionare le figure professionali secondo il DPCM 30 marzo 2001.
- Dare vita a iniziative per un reale percorso di inserimento lavorativo anche con la creazione di borse lavoro, coinvolgendo le imprese.
- Definire "misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana".

- Valorizzare le attività delle associazioni del territorio già impegnate nel mondo dei disabili e impegnare una cifra consistente per la istituzione di un moderno centro diurno per i portatori di handicap con figure professionali per l'animazione ricreativa e per costruire itinerari formativi per i soggetti in grado di essere inseriti nel mondo del lavoro (art. 22.4e Legge 328/2000).

- Dare risposte più celeri alle famiglie per assistenza abitativa (da mesi non ci sono risposte alle domande di famiglie che sono sfrattate o rischiano lo sfratto), per assistenza continuativa, per assistenza economica straordinaria, per sostegno alle mamme in difficoltà (buoni da spendere per il bambino, sostegno psicologico, visiting).
- La legge prevede anche che i comuni possano fare prestiti a tasso zero (art. 16.4 Legge 328/2000) e concedere agevolazioni fiscali e tariffe ridotte alla famiglie con specifiche responsabilità di cura in famiglia di portatori di handicap, anziani non autosufficienti o malati gravi, o tariffe ridotte per servizi educativi e sociali alle famiglie in difficoltà (articolo 16.5 Legge 328/2000).
- Si approvi il Regolamento dell'Ufficio Piano.

Nella rimodulazione le associazioni del territorio devono essere partecipi delle scelte che si faranno. La coordinatrice dell'Ufficio Piano, ritenendo "obsoleti i vecchi approcci metodologici", ha dichiarato che il nuovo Piano di zona ricerca ‘elementi di riferimento' "che prevedano la partecipazione dei principali portatori di interessi" e che perciò "si sono attivati percorsi di cittadinanza attiva che prevedono l'apertura del processo decisionale alla partecipazione degli attori coinvolti" (comunicato sito Web del Comune di Bagheria). Sarebbe utile sapere chi sono i "principali portatori di interessi" che possono partecipare al "processo decisionale".

Chiediamo pertanto in tempi brevi

- il blocco di ogni operazione attuativa del Piano
- una assemblea delle associazioni del distretto con il rappresentate dell'Assessorato regionale alla famiglia sulla legge 328/2000 e con altri esperti per valutare queste osservazioni al Piano e le modalità di rimodulazione per non bloccare in tutto il Piano;
- un convegno in cui si possono confrontare esperienze di diversi distretti sia a livello regionale che nazionale sulla attuazione della legge 328/2000.

 

Caritas  cittadina

 

 

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