Cronaca

La volante della Polizia è intervenuta poco dopo la mezzanotte di ieri per una chiamata anonima che segnalava la presenza su un marciapiedi di via Lo Galbo, una piccola strada nel rione Puntaguglia alle spalle della villetta Cutò, di apparecchiature informatiche. 

Gli uomini dela volante hanno scoperto che erano sistemati sul marciapiedi della viuzza 6 computer, 5 tastiere e 5 schermi, oltre a mouse e stampanti con relativi cavi.

Nell'emergenza del ritrovamento nella zona non è stato ritrovato nessuna persona nè alcun elemento utile che potesse far risalire ai responsabili del fatto: solo stamattina la Polizia scientifica ha potuto accertare che le attrezzature informatiche erano state asportate dall'IPS "Salvo D'Acquisto" di via Consolare.

Gli ignoti erano entrati attraverso un ingresso che dà su piazza Stazione ed avevano raggiunto l'aula informatica e forzando i lucchetti avevavano asportato il materiale.

La cosa che è risultata  strana e poco comprensibile è il fatto che anzichè caricare su qualche mezzo le apparecchiature rubate, i ladri abbiano scelto la strada più complicata andando a depositare i computer e tutto il resto in via Lo Galbo a qualche centinaio di metri di distanza.

L'ipotesi più fondata è che gli aspiranti ladri siano stati in qualche modo disturbati da qualcosa o qualcuno che li ha costretti a cambiare programma.

Oggi dopo la formale denuncia da parte dei dirigenti dell'Istituto tutto il materiale sarà riconsegnato alla scuola.

Alle prime luci dell'alba di ieri tra le 4 e  le 5 del mattino, ignoti sono entrati, attraverso una finestra con le grate in ferro, segate impiegando la fiamma ossidrica, nei locali del Comune di Casteldaccia ubicati nella sede distaccata di via Ospizio.

Una volta all'interno hanno aperto la cassaforte dell'Ufficio anagrafe da dove hanno asportato circa 1900 euro in contanti, 73 carte di identità in bianco e 10 già firmate.

Sul grave fatto ndagano i Carabinieri della locale Stazione, che hanno fatto ricorso alla sezione scientifica per cercare di rilevare impronte utili alla individuazione dei responsabili.

Due fatti di cronaca nella giornata di ieri sono accauduti creando allarme e paura: in particolare l'incendio scoppiato in un piccolo magazzino disabitato al civico 32 di via Severino: all'improvviso intorno alle 16 di ieri è stato un fuggi fuggi generale per il fumo denso e nero che usciva da un piccolo locale al piano terra, che il proprietario,  di G.I. , 60 anni, usava come deposito per mobili e vecchie masserizie.

Le lingue di fuoco che uscivano dal magazzino hanno messo in allarme un intero quartiere, anche perchè tutto quanto si trovava dentro alla fine è rimasto bruciato. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per spegnere le ultime fiamme  e impedire che il fuoco si potesse propagare agli edifici vicini.

Sulle cause i vigili del fuoco in questa prima fase propendono per l'incendio dovuto ad un cortocircuito, ma voci che circolano nel quartiere parlano di una banda di giovinastri che dopo avere scassato la porta hanno appiccato le fiamme. Nessuno comunque ha avuto modo di vederli o ha fatto segnalazioni in questo senso per cui rimane una ipotesi solo sussurrata.

Sempre ieri poco dopo le dieci del mattino in via Greco due giovani sono entrati al supermercato Fortè di via Greco, una parallela di via Dante: dando l'impressione di essere armati hanno minacciato il personale delle casse facendosi consegnare i soldi, circa 280 euro efuggendo subito dopo a piedi.

La perizia conferma che Michele Aiello sta male e le sue condizioni sono incompatibili con un regime carcerario ordinario. A pronunciarsi così sono i tre medici incaricati dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo di valutare lo stato di salute dell'ex manager della sanità privata condannato a quindici anni e mezzo di carcere per mafia.

Nel marzo 2012 gli sono stati concessi - e la cosa scatenò inevitabili polemiche - gli arresti domiciliari per un anno perché affetto da favismo. Il vitto del carcere di Sulmona, dove fino ad allora Aiello era stato detenuto, prevedeva la quasi continua presenza di fave e piselli nel menù, mettendo a rischio la vita del detenuto.

Nel momento in cui Aiello è stato ristretto ai domiciliari nelle sua villa di Bagheria, la competenza è passata al Tribunale di sorveglianza di Palermo che ha disposto una perizia per stabilire se permangono o meno le cause di incompatibilità con la detenzione, e disporre quindi il ritorno di Aiello nelle carceri.

I periti scrivono ora che Aiello non può essere sottoposto a un regime carcerario ordinario.

Bisognerebbe individuare un penitenziario con annesso un centro clinico dove poter curare il detenuto. Adesso toccherà all'avvocato Sergio Monaco sostenere le ragioni di Aiello davanti ai giudici. 

tratto da livesicilia.it 

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