Cronaca

Nelle scorse settimane, nei viali del Policlinico Universitario di Palermo, sono state denunciate agli agenti di pubblica sicurezza ben 5 aggressioni e rapine avvenute in pieno giorno da parte di una babygang composta da un gruppo di 4 adolescenti ai danni di altrettanti studenti e dottorandi della facoltà di medicina che lì ha sede.

Le persone aggredite hanno tutte raccontato di essere state aggredite da un gruppo di giovani armati di coltello che li hanno derubati di tutto il denaro che possedevano, in alcuni casi dei cellulari e uno dei malcapitati persino del pacchetto di sigarette.

Il fenomeno comincia a destare qualche preoccupazione tra gli studenti e il personale del Policlinico Universitario, tanto che il direttore dell'ospedale Mario La Rocca, e il preside della facoltà di Medicina Giacomo De Leo, hanno annunciato che verranno presi provvedimenti per garantire la sicurezza degli "abitanti" della cittadella universitaria.
 

Obiettivo dei colpi di pistola sparati da due sconosciuti durante la notte contro l'auto in cui viaggiavano, tre detective privati che lavorano per agenzie di assicurazione. I colpi sono stati sparati da due individui  a bordo di una moto di grossa clindrata che si è affiancata alla 156 dei tre investigatori della "D.P. investigazioni.

Due i colpi sparati che hanno colpito l'auto: il conducente, il calabrese Oscar Pirro De Pasquale, che aveva già esperienze di precedenti episodi, immediatamente ha bloccato l'auto e assieme ad un collega ha risposto al fuoco, senza però colpire la moto che di fronte alla reazione inattesa dei tre si è velocemente allontanata.

Dai Carabinieri di Misilmeri che indagano sull' episodio, per risalire le cause, sono stati posti sotto sequestro sia la 156 che le armi usate dagli investigatori per rispondere al fuoco.

La "D.P. investigazioni", che si occupa soprattutto di truffe ai danni delle Assicurazioni, ha sede a Reggio Calabria, ma  ha da poco aperto una filiale  a Villabate ed un'altra si prepara ad aprirne ad Agrigento.

Dal quotidiano La Repubblica

Siamo riusciti con l'aiuto di un nostro lettore particolarmente affezionato a ritrovare la signora Anisoara, che questo pomeriggio ci ha già telefonato e dopo che le abbiamo spiegato il motivo per cui l'avevamo cercata, non riusciva a capire attraverso quale misteriosa strada fossimo riusciti a ritrovarla.

Vogliamo ripercorrere i vari passaggi di questa storia per capire quanta importanza possa avere la rete per risolvere problemi se vogliamo modesti, ma che per una donna emigrata e lontana dal proprio paese e dai propri cari potevano significare moltissimo.

Sono stati gli operatori della "Casa dei Giovani" di Padre Salvatore Lo Bue a ritrovare un paio di settimane fa in corso Umberto, proprio davanti la loro sede, questo pacchetto.

Ce ne aveva parlato, incontrandoci per caso, padre Salvatore Lo Bue, e naturalmente gli avevamo dato la nostra disponibilità a fare qualcosa con Teleone o il sito Bnews per cercare di rintracciare chi aveva smarrito quelle memorie.

Quando ci fu dato questo pacchetto naturalmente lo aprimmo per cercare di trovare qualche dettaglio che ci potesse aiutare per trovare l'identità di chi lo aveva smarrito, magari una foto recente in cui si riconoscesse un luogo, una piazza.

E dobbiamo ammettere che più guardavamo quelle decine, forse addirittura un centinaio di foto, più cresceva quella convinzione che dovevamo fare assolutamente qualcosa per riconsegnarle alla donna che le aveva smarrite.

 Erano le foto di una vita, erano le foto di una famiglia, erano le foto della storia di una donna, prima da bambina poi da adolescente, poi da mamma, quasi sempre in circostanze liete.

Guardandole, lo confessiamo, ci è parso di profanare in qualche modo l'intimità e la vita privata di qualcuno che non conoscevamo e che, anche se le aveva smarrite, aveva comunque diritto alla privacy.

Ci è parso che quei ricordi della propia famiglia e del proprio paese per quella donna dovessero essere la ricchezza più importante che si trovava a possedere lontano dalla propria terra. Per questo abbiamo scritto l'appello di ieri.

E' stato Mimmo Aiello, dipendente dell'Ospedale Civico di Palermo, nostro affezionato lettore che ci ha chiamato oggi per avere qualche delucidazione e se possibile qualche elemento in più.

Ma anche lui è stato preso da quella voglia prepotente di fare qualcosa per restituire alla signora le immagini dei suoi familiari, della sua terra, della sua vita: ha telefonato ad Emergency, ha fatto vedere il nostro articolo.

A Emergency conoscevano la donna; era andata presso il loro ambulatorio di Palermo per una visita internistica , ed avevano anche il suo numero di telefono.

L'hanno chiamato e le hanno detto di chiamare il nostro numero, chè avrebbe avuto una bella sorpresa.

Poco fa la signora Anisoara ci ha chiamati, non stava nei panni dall'emozione e dalla contentezza, ma non riusciva a capacitarsi su come avessimo fatto ad individuarla  e a rintracciarla. Le abbiamo spiegato.

Sì, aveva lavorato a Bagheria come badante per due settimane, ora era tornata a lavorare a Palermo e quelle foto smarrite le aveva cercato per mari e per monti senza trovarle.

Verrà a Bagheria domani e le restituiremo quelle foto, piccola miniera di ricordi, che le serviranno forse per sentirsi meno sola, o, come accade a tutti noi, quando vogliamo lasciarci catturare dalla nostaglìa e dai ricordi.

Sei arresti e trentatrè avvisi di garanzia costituiscono il bilancio di una complessa attività di indagine condotta dai Carabinieri e coordinata dal Gruppo Reati contro la Pubblica Amministrazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Proc.Agg. Dr. Leonardo Agueci e Sost. Proc. Alessandro Picchi) che ha consentito di individuare e disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, attraverso la creazione o l’incremento di fittizie posizioni di contributi previdenziali, attiva nella parte occidentale della Provincia di Palermo e della quale facevano parte anche pubblici dipendenti.


I reati contestati sono quelli di frode informatica, truffa aggravata e falso materiale in atti pubblici.

L’associazione individuata è risultata ben collaudata ed attiva in circa 30 casi, sino ad ora osservati, con una struttura costituita da organizzatori, promotori e gregari che ottenevano, peraltro a danno dell’Erario, consistenti guadagni derivanti dalle illecite corresponsioni di benefici pensionistici per circa 1.800.000 euro.

Si è potuto accertare, da segnalazioni dello stesso Istituto previdenziale, che un infedele impiegato dell’Ufficio Pensioni dell’INPS di Palermo, introducendosi nel sistema informatico dell’Ente, provvedeva a “costruire” e/o “modificare” le posizioni contributive previdenziali di alcuni soggetti gravitanti nell’ambito di un patronato di Partinico.

Proprio questi ultimi soggetti, in cambio dell’incasso della rata mensile della pensione, avrebbero acconsentito alla dazione delle consistenti somme di arretrati che l’Ente attribuiva sulla base dei dati falsamente inseriti.

Con la stessa ordinanza, emessa dal GIP Dr. Lorenzo MATASSA, è stato disposto anche il sequestro preventivo di alcuni beni immobili in modo che si possa pervenire alla c.d. confisca dei beni per equivalente e ristorare, almeno in parte, le casse dell’Erario.

Con la collaborazione dell’Istituto Previdenziale, sono in corso ulteriori accertamenti per verificare se il fenomeno abbia ancora più ampie dimensioni.

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