Assolti i fratelli Scianna: restituiti i beni sequestrati

Assolti i fratelli Scianna: restituiti i beni sequestrati

cronaca
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Quelle ricchezze non erano di Bernardo Provenzano, non erano frutto di riciclaggio di denaro mafioso, ma frutto di una attività imprenditoriale legittima che nel caso di Giacinto Scianna, il maggiore dei fratelli, datava sin dal 1968.

I beni che erano stati posti in due occasioni sotto sequestro e il cui valore ascende ad oltre tre milioni di euro sono stati restituiti ai fratelli Giacinto e Antonino Scianna, entrambi imprenditori bagheresi.

La sentenza è stata emessa dalla Corte di Appello del Tribunale di Palermo presieduta da Daniele Marraffa.

Antonino Scianna era difeso dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Santi Magazzù, mentre il fratello Giacinto dagli avvocati Francesco Inzerillo e Giovanni Aricò.

La loro vicenda giudiziaria aveva suscitato a Bagheria parecchio scalpore, in considerazione del fatto che i fratelli Scianna era una delle imprese più note a Bagheria che oltre a lavorare nel settore dell'edilizia residenziale,( immobili realizzati dll'impresa Scianna sono in via Mattarella, in via Città di Palermo, in via Angiò ecc..), aveva avuto anche rapporti con la pubblica amministrazione perchè aveva curato sino al 1993 la manutenzione di strade e fognature.

La vicenda aveva avuto inizio nel novembre del 1997, allorchè in seguito alle accuse del pentito Barbagallo, era stato arrestato Giacinto Scianna, che aveva poi patteggiato di fronte al Tribunale di Caltanissetta in un primo procedimento una pena di sette anni; nell'inchiesta era stato anche coinvolto il boss nisseno Piddu Madonia, anche lui assolto in questo processo perchè il "fatto non sussiste".

L'accusa era di avere riciclato capitali di Bernardo Provenzano, in particolare tramite l'immobiliare "La Pineta s.r.l." cui il GIP di Caltanissetta aveva apposto i sigilli di sequestro nel 2002.

In atto in una parte dell'immobiled e"La Pineta" sono ospitati gli Uffici della Polizia Municipale e della Guardia di Finanza

Gli imputati erano tornati per la seconda volta in appello dopo che la Cassazione aveva annullato la prima sentenza di appello "con rinvio": appello in cui Giacinto e Nino Scianna erano stati condannati rispettivamente a dodici e a nove anni, mentre Madonia era stato condannato a 14 anni; anche a Madonia nel 2007 erano stati sequestrati immobili  e quote di società.

Nel corso dei procedimenti giudiziari, alle originarie accuse di Barbagallo si erano aggiunte quelle di due pentiti della "mafia del Vallone", Ciro Vara e Calogero Pulci, oltre a notazioni che sui fratelli Scianna, in sedi e momenti diverse, avevano fatto Nino Giuffrè e Leonardo Messina.

Accuse che non hanno retto al vaglio processuale di appello.

Nella foto un degli immobili dissequestrato in via Mattarella