Cronaca

Nuovi controlli a tutela della legalità del mercato e del consumatore finale nel settore della distribuzione carburanti sono stati effettuati la scorsa settimana dalla Guardia di Finanza di Palermo, anche in risposta ad alcune segnalazioni pervenute al numero di “Pubblica Utilità 117” da cittadini palermitani, riguardanti presunti casi di abusivismo e di frode nella erogazione di minor quantitativi di carburante rispetto a quelli “pagati” e mostrati dal “display” della colonnina di erogazione ovvero per rendimenti non ottimali delle autovetture dopo i rifornimenti.

I controlli hanno riguardato, oltre che l’osservanza degli adempimenti contabili ed amministrativi ed il possesso delle autorizzazioni di legge, la rilevazione delle giacenze dei prodotti energetici con prelievo di campioni, il controllo metrico tendente ad accertare l’effettiva erogazione di prodotto nelle quantità richieste, nonché la verifica dell’integrità dei sigilli apposti sui congegni elettrici ed elettronici che sovrintendono al funzionamento delle colonnine di erogazione in uso agli impianti.

Nei confronti di un primo impianto, le Fiamme Gialle del Gruppo di Palermo hanno appurato la manomissione dei sigilli metrici apposti ai dispositivi di taratura dall’Ufficio Metrico per evitare alterazioni dei congegni di misurazione, nonché l'alterazione di tali congegni su 3 colonnine di erogazione.

In dettaglio i finanzieri hanno scoperto che il gestore, mediante l’ausilio di un’artigianale strumento tipo “spillo”, agiva sui dispositivi contatori delle testine contometriche, il cui vetrino posto a protezione risultava facilmente rimovibile, in maniera tale da modificarne la lettura, in più o in meno a seconda della necessità, in modo da far “quadrare i conti” tra i registri contabili e le giacenze effettive dei prodotti petroliferi contenuti nei serbatoi.
Il tutto per dare “copertura” contabile a quantitativi eccedenti di prodotti, ottenibili per effetto di rifornimenti ai clienti in misura inferiore a quella indicata dalle colonnine ovvero di illecite introduzioni o recuperi di carburante in evasione delle accise, delle imposte dirette e dell'Iva e quindi “in nero”.

Un secondo intervento presso altro impianto di carburanti, ha portato i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, oltre alla scoperta di un identico caso di manomissione dei sigilli delle colonnine del distributore, ad appurare gravi irregolarità sotto il profilo qualitativo dei prodotti petroliferi commercializzati.

Infatti, da un lato è stata riscontrata la manomissione del sistema di misurazione, posto all’interno delle colonnine di erogazione e la sostituzione dei totalizzatori dei litri erogati e del relativo display, senza alcuna comunicazione all’Ufficio metrico della Camera di commercio, anche in tal caso strumentali all’esigenza di una “quadratura” dei conti per riallineare le giacenze contabili con quelle fisiche dei prodotti energetici detenuti, dall’altro lato è emerso che i campioni di prodotti petroliferi, prelevati all’atto dell’intervento ed inviati al competente laboratorio chimico delle Dogane, sono risultati non conformi alla normativa vigente in quanto costituiti da miscelazioni abusive di sostanze diverse o di infima qualità, anche denominate “più bassobollenti” per complessivi litri 9.907, spacciati parte come benzina, parte come gasolio per autotrazione.

Un terzo intervento è stato invece mirato al commercio “in nero” di carburanti ed ha portato al sequestro di un impianto privato di distribuzione di gasolio per il rifornimento degli automezzi aziendali ubicato all’interno di un deposito commerciale di prodotti energetici, illecitamente adibito alla vendita di carburanti alla stregua di una normale stazione di servizio.
La normativa vigente consente ad alcune imprese che dispongono di automezzi - quali le aziende di trasporto o i depositi commerciali - di installare negli spazi aziendali un distributore privato di carburanti per le esigenze dell’impresa connesse al rifornimento continuo dei mezzi, anche in orari di chiusura degli impianti commerciali della rete stradale; è fatto comunque divieto al titolare del distributore privato di cedere carburanti mediante l’immissione nel serbatoio degli autoveicoli diversi da quelli della propria azienda.
Ed invece, dai numerosi appostamenti e dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria effettuati al di fuori dei cancelli posti a delimitazione dell’area commerciale di un deposito palermitano, sono stati notati, in diverse occasioni, numerosi automobilisti in paziente attesa di effettuare rifornimento di carburante.

Intervenuti all’interno dell’area aziendale, poi, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto diversi automezzi, tra cui autocisterne, in attesa di approvvigionamento all’ingrosso di quantitativi di prodotto energetico e autovetture private che attendevano in prossimità di una colonnina di erogazione di gasolio per autotrazione.

Dai riscontri operati nell’immediatezza, si è avuta conferma che si trattava di un punto di rifornimento, gestito come un vero e proprio impianto stradale, completamente abusivo, privo di certificazione antincendio e della prescritta autorizzazione alla commercializzazione di prodotti energetici al dettaglio.

Addetti alla pompa erogavano, a clienti privati, carburante ad un prezzo inferiore a quello mediamente praticato dai distributori stradali regolarmente abilitati, pari ad € 1,60.
Al termine dell’intervento, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro la colonnina di erogazione ed il serbatoio a cui la stessa era collegata ed il gasolio in esso contenuto, strumentali all’esercizio dell’attività abusiva, ed hanno deferito alla locale Autorità Giudiziaria il rappresentante legale del deposito commerciale.

Sono stati avviati i necessari approfondimenti mirati a ricostruire il reale volume di affari, conseguito nell’esercizio della menzionata attività, nonché sulla legittima provenienza dei  

Oltre ad Alessandro D'Ambrogio, considerato il nuovo capo di una della famiglie storiche di Palermo, quella di Porta Nuova, in manette sono finiti tra gli altri il suo braccio destro Antonio Seranella, Giuseppe Di Maio, Alfredo Geraci, Attanasio La Barbera, Giuseppe Civiletti e Giacomo Pampillonia.

Nel capitolo dell'inchiesta che riguarda i traffici di droga, le cui indagini sono state coordinate dal pm Barbiera, e' stato accertato che i boss, sempre piu' in difficolta' per i continui arresti e per il calo delle entrate legate ad esempio ad appalti ed estorsioni, per finanziare le casse del mandamento avevano attivato anche un canale con il Sud America per importare cocaina ed eroina. 

Nel business erano state coinvolte anche altre famiglie, e in particolare quelle di Uditore, Pagliarelli e Corso dei Mille; a Brancaccio, dove D'Ambrogio poteva contare su personaggi storici come Pietro Tagliavia, Giovanni Alessi, Vincenzo Ferro e Francesco Scimone che attraverso una rete capillare di piccoli pusher erano riusciti a inondare di droga le province di Palermo e Trapani, dove sono scattati altri arresti.

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Questo l'elenco degli arrestati seguiranno le foto:

Salvatore Alario, Giovanni Alessi, Salvatore Asaro, Marco Chiappara, Antonino Ciresi (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Giuseppe Civiletti, Pietro Compagno, Gaspare Dardo (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Giuseppe Di Maio, Daniele Favata, Giuseppe Ferro (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Vincenzo Ferro (già detenuto presso il carcere Ucciardone di Palermo), Alfredo Geraci, Veronica Giordano, Attanasio La Barbera, Marco La Vardera (già sottoposto agli arresti domiciliari a Villabate), Ignazio Li Vigni, Ciro Napolitano (già sottoposto agli arresti domiciliari a Napoli), Francesco Paolo Nuccio, Giacomo Pampillonia, Giacomo Rubino, Santo Rubino, Carmelo Russello, Francesco Scimone, Antonino Seranella, Biagio seranella, Umberto Sisia, Pietro Tagliavia, Francesco Tarantino, Giovanni Vaccaro e Vincenzo Vigna.

 

da gds.it

È in corso da stamattina, tra le province di Palermo e Trapani ed in altre località del territorio nazionale, una vasta operazione antimafia da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo, che stanno eseguendo una trentina di fermi del Pubblico Ministero emessi dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.

I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.

Le indagini hanno consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, individuandone capi e gregari.

Si è accertato che il sodalizio, pur continuando a esercitare una soffocante attività estorsiva sul territorio, consapevole che l’imposizione del “pizzo” a imprenditori e commercianti non è più sufficiente - complice l’attuale congiuntura economica - a mantenere le famiglie degli affiliati detenuti, si allea con altre consorterie mafiose della città e dell’area trapanese per gestire le “piazze dello spaccio” e, come negli anni ottanta, l’approvvigionamento degli stupefacenti direttamente dai Paesi produttori del Sud America e del Nord Africa.

Nello stesso contesto, sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa tre milioni di euro.

Fonte  Ufficio provinciale stampa dei Carabinieri

 

Più tardi gli aggiornamenti

Queste le foto dei soggetti sottoposti al provvedimento di fermo  del GIP

 

 

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Alessi  Giovanni                   Asaro Salvatore             Chiappara  Marco         Civiletti Giuseppe         Compagno Pietro

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D'ambrogio Alessandro      Di Maio Giuseppe        Favata Daniele             Geraci Alfredo              La Barbera Attanasio 

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Li Vigni Ignazio                 Nuccio F.Paolo                Pampillonia Giacomo     Rubino Giacomo         Scimone Francesco        

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Seranella Antonino            Seranella Biagio                 Sisia Umberto               Tagliavia Pietro     Tarantino Francesco

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Vaccaro Giovanni

 

 

 

 

 

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