Condanna per Gaspare Ribaudo e Luca Rughoo, cadono le accuse di tentata estorsione e di metodo mafioso

Condanna per Gaspare Ribaudo e Luca Rughoo, cadono le accuse di tentata estorsione e di metodo mafioso

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Assolti dalla tentata estorsione  ma condannati per violenza privata, senza l'aggravante di mafia. Si conclude così il processo di primo grado ai danni dei bagheresi Gaspare Ribaudo ed Emanuel Rughoo Tejo.

Il Tribunale di Palermo  presieduto da Bruno Fasciana ha inflitto due anni al primo e due anni e tre mesi al secondo. Erano difesi dagli avvocati Raffaele Bonsignore, Salvo Priola e Vincenzo Giambruno. Se avessero retto tutte le accuse la pena sarebbe stato più pesante.

 L'ipotesi iniziale era che i due avessero cercato, con le maniere forti, di imporsi come buttafuori. Erano stati prima scarcerati e poi di nuovo arrestati. La seconda volta per violenza privata, ancora una volta con l'aggravante del metodo mafioso.

A fare cadere la tentata estorsione sono state le incongruenze fra la ricostruzione del figlio del titolare della discoteca e un suo conoscente. Il primo disse di essere stato aggredito in un bar di Bagheria da Ribaudo e Rughoo che si erano presentati assieme ad una decina di uomini. Una spedizione punitiva in piena regola. Il conoscente, presente all'episodio, invece, disse che i due indagati erano arrivati da soli, che l'incontro con la vittima era stato casuale e che erano volati dei ceffoni al termine di un'animata discussione per dei vecchi rancori.

Nel corso delle indagini venne fuori che l'aggressione nel bar di Bagheria sarebbe stata anticipata da un altro episodio. “Verso le tre di notte arrivarono a velocità sostenuta due o tre macchine - raccontò il titolare del locale - alcuni soci stavano andando via... c'era una donna incinta... i facinorosi hanno picchiato alcuni clienti”. Solo l'arrivo dei carabinieri li mise in fuga. Una delle auto fu bloccata lungo la statale 113. A bordo c'erano anche i due imputati. Nascondevano nel fuoristrada, intestato a Rughoo, parente del collaboratore di giustizia Sergio Flamia, due tirapugni e una mazza nascosta sotto il sedile. E scattò la denuncia per la quale oggi sono stati condannati. Subito dopo la lettura del dispositivo Ribaudo è stato scarcerato.

da livesicilia.it

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