Don Diego Broccolo trasferito: protesta la comunità flavese

Don Diego Broccolo trasferito: protesta la comunità flavese

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La notizia era cominciata a filtrare alcuni giorni fa, ma già ieri era sui giornali a confermare le preoccupazioni manifestate dalle comunità ecclesiali coinvolte. Ci riferiamo agli spostamenti che coinvolgeranno nelle prossime settimane una ventina di parrocci della Diocesi palermitana e che sono stati già predisposti nella Curia palermitana e diventeranno a breve operativi. Un vero e proprio sommovimento che non mancherà di suscitare malumori e proteste in alcune delle parrocchie interessate.



Se ne parliamo è appunto perché uno dei parroci che saranno trasferiti è Don Diego Broccolo, il parroco della Basilica Soluntina di Santa Flavia, particolarmente amato e benvoluto dalla sua comunità parrocchiale, e, se ci è consentito, molto stimato anche da noi che, in tante occasioni, abbiamo avuto modo di incontrarlo, che andrà nella chiesa di Resuttana; il suo posto verrà occupato da don Saverio Civilleri.

A Santa Flavia sono iniziate le prese di posizione contro il trasferimento di Don Diego, qualcuna anche tra quelle recapitateci via mail, e di cui riportiamo alcuni passi, anche molto dura e polemica nei confronti dell’arcivescovo Paolo Romeo e di mons. Carmelo Cuttitta.

Nella nota inviataci si polemizza aspramente con i vescovi che hanno appunto deciso che “a ottobre di quest’anno devono essere cambiati e trasferiti più di trenta, e diciamo più di trenta parroci, dalle parrocchie di appartenenza disorientando e destabilizzando più di trenta parrocchie in termini umani significa trecentomila cittadini che di punto in bianco si vedono passivamente cambiare un loro punto di riferimento”.

E la nota continua:
” Nel nostro caso ci è stato tenuto nascosto dalla Curia, che il nostro Padre Diego doveva abbandonare la comunità flavese per una parrocchia più ricca facoltosa rispetto a quella nostra” Chiaramente Padre Diego è chiamato all’obbedienza al Vescovo,ma noi malgrado il rispetto a queste autorità, non ci stiamo ad essere trattati come cittadini cattolici di serie B.

Noi non vogliamo strappato via il nostro parroco perché in questi anni si è occupato di noi uno per uno con dedizione e con quelle attenzioni e altruismo tanto predicati dall’alto dei pulpiti riccamente dorati di questi vescovi, che contemporaneamente hanno chiuso le porte in faccia a noi fedeli che, con molta riverenza ed umiltà avevamo elemosinato la permanenza di padre Diego a casa nostra.

Esponendo addirittura la gravità di casi umani che per tragedie personali, stavano uscendo fuori da questi tunnel con l’aiuto benevolo, quotidiano e confidenziale di Padre Diego”.


Per concludere con rabbia e amarezza.” Questa lettera sicuramente non cambierà la posizione dei due vescovi in questione, ma servirà da monito e da cronaca reale allo scopo di far conoscere a tutti, compreso il Vaticano, la nostra storia, sperando che un giorno potremo essere guidati da pastori cristiani.....Veramente cristiani"".

L’arcivescovo Paolo Romeo in una dichiarazione però precisa:
“Sono alternanze previste dalle norme canoniche, frutto di un rinnovamento post conciliare.
Si tratta di normale atto di vita della diocesi. Le nomine sono disposte per nove nni e le alternanze aiutano le comunità a vivere e a sentirsi parte della diocesi.""


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