Niente di nuovo sotto la pioggia:a Bagheria si affonda nei rifiuti

Niente di nuovo sotto la pioggia:a Bagheria si affonda nei rifiuti

cronaca
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L’immagine che pubblichiamo, crediamo che più di altre renda l’idea della ormai ennesima emergenza rifiuti che attraversiamo: cumuli che si riformano e che si gonfiano minacciosi come onde di un fiume in piena, strade che diventano veri e propri “camminamenti” tra i sacchetti maleodoranti. Uno spettacolo già visto e rivisto tre, sei, nove o dodici mesi fa, e che non impressiona, né indigna quasi più nessuno.


Non è la malasorte a farci vivere nella spazzatura, né il destino cinico e baro, ma le nostre scelte politiche, di abitudini e di comportamenti di ogni giorno, certo non di tutti, ma della grande maggioranza degli abitanti di questa cittadina, di Palermo, dell’intera Sicilia e del Meridione.
Il problema del Coinres è quello dell’AMIA, quella della stragrande maggioranza degli ATO rifiuti in Sicilia, ma non di tutti perché ci sono testimonianze anche in Sicilia di ATO virtuosi), a dimostrazione che il difetto  non sta nello “strumento” ATO, ma in chi questo strumento dirige.
E poi via via sino alla Campania in cui il ras del Partito Democratico Bassolino ha fatto perdere la faccia e la dignità, non solo a Napoli e alla Campania, ma all’intera nazione ed ha dato per di più un robusto contributo alla vittoria del cenmtrodestra.

Potrebbe costituire oggetto di ricerche economiche e sociologiche scoprire come a Bagheria , e non solo, negli ultimi quattro-cinque anni sono raddoppiati gli addetti alla raccolta, sono più che raddoppiate le spese, e la spazzatura in mezzo alle strade sta assumendo proporzioni da incubo.

In tutto questo inferno non sono mancate e non mancano, per fortuna, le battute ironiche alla Totò: di un vicesindaco di Bagheria, che ieri invitava i cittadini a custodire i sacchetti di rifiuti nei balconi o sui terrazzi, ed un sindaco oggi, basta consultare il “Giornale di Sicilia” di oggi, che invita, con garbo e bon ton, a non buttare i sacchetti di spazzatura “fuori dai cassonetti”, come se fossero ancora individuabili sotto le cataste di monnezza gli ultimi rappresentanti dei cassonetti, che di qua a qualche ora, come è largamente prevedibile, saranno dati alle fiamme.
La cronaca è fatta dei soliti ritornelli e di dichiarazioni, che ormai ci danno la nausea, del tipo:
:” La Regione ha sospeso le anticipazioni” ; il commissario ha risorse sino a Settembre, e non può impegnarsi oltre”;
“i lavoratori Coinres vanno a protestare sotto la Regione”;
“Il sindaco Cammarata ha chiuso la discarica di Bellolampo per i comuni inadempienti” (ma pare che noi, chissà come e perché saremmo tra i comuni virtuosi).
“I lavoratori della ex-Temporary assunti per qualche mese vogliono restare, e c’è pure una sentenza che gli darebbe ragione”.


Per fare cosa? verrebbe da chiedersi.

Certo non se lo sono chiesti i sindaci quando, qualche centinaio di parenti e amici di amministratori locali di tutti e ventidue i comuni aderenti al Consorzio, andarono a ingrossare inutilmente le file dei dipendenti Coinres portandole a numeri talmente spropositati che nessuna azienda, neanche la Banca d’Italia, potrebbe reggerne il peso.
Cos'altroa fare? Aspettare.
Nella speranza , magari, che questa storia degli ATO rifiuti ed delle continue emergenze, non sia che uno degli aspetti, e naturalmente il più schifoso, di una battaglia politica, in cui gli interessi della gente sono l’ultima cosa a cui i politici pensano.
Quando si raggiungerà la “massa critica” che ogni volta ovviamente in virtù della nostra capacità di assuefazione deve essere sempre più grande , e dopo che gli incendi avranno distrutto tutti i cassonetti, potremo tornare ai tempi belli di “Baarìa” quando la spazzatura, magari senza sacchetti, si buttava agli angoli delle strade, nell’attesa, anche allora spesso frustrata, che il servizio raccolta rifiuti li raccogliesse.
La differenza con l’oggi? Tanta , tantissima.

Allora ci si indignava ancora, per questo e per altre cose importanti. E se il caso ci si batteva e si lottava.
Adesso ci si indigna solo se il sindaco fa un favore a un amico e gli fa organizzare la cerimonia di nozze dentro Villa Cattolica.
Non è tanto, ma può bastare. Fra qualche anno non ci si indignerà neanche più di questo.

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