Il nervo scoperto: intellettuali, potere e politica

Il nervo scoperto: intellettuali, potere e politica

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Abbiamo ricevuto dall'Arch. Pietro La Tona questa riflessione utile per riavviare un dibattito sempre aperto sul ruolo degli intellettuali a Bagheria.



Reduce da un brevissimo periodo di vacanza, leggo solo ora sul Vostro sito un bell’articolo a firma di Maurizio Padovano, scrittore ed insegnante, dal titolo “Il mare non bagna più Aspra” pubblicato mercoledì 13 agosto.
Premetto che conosco da diversi anni l’autore, il suo lavoro di letterato, i suoi racconti e – permettetemi – il suo modo tanto “rapinoso” quanto intelligente d’essere…un tifoso interista. Mi scuso, sin da ora, per aver preso il suo articolo come pungolo per argomentare su una riflessione che trovo altrettanto stimolante oltre che strettamente ad esso correlata.

Ma vengo subito al punto.
Non posso non concordare, ovviamente, sul contenuto generale dell’intero articolo (ma del resto sfido chiunque a trovare chi possa pensare il contrario), sia laddove si parla di cattivi olezzi, di perfetta lezione en – plein – air sugli stati della materia: solido, liquido, gassoso o di fetore da fossa comune causati dagli oramai periodici e sempre più pesanti macro-disservizi della raccolta dei rifiuti solidi urbani; sia quando orribile sorpresa, si arriva ad Aspra e si scopre che, sul lungomare, non c’è più il mare. O, meglio, non si vede più a causa della “gazebo-ville” che da oltre un mese stanzia su Piano Stenditore per una non meglio identificata “Expo Aspra 2008” voluta dalla Circoscrizione di Aspra e benedetta (evidentemente) dall’Amministrazione comunale. Allo stesso modo in cui – riferendosi alla pavimentazione di Piano Stenditore ultimata appena due anni e mezzo addietro - non si può non concordare quando ne paragona il destino, alla pavimentazione (ancora in corso d’opera) del corso Umberto laddove già gran parte delle nuove basole è infettata di Chewing gum secche e nere come bubboni pestilenziali.

Però, lanciando un interrogativo: È più saggio pensare che la natura dell’homo bahariotus è quella che è; e qui, nella città delle ville e dei mostri, la pedagogia è scienza più inesatta che altrove? l’amico Maurizio, infarcito il tutto di molta ironia, è come se “saltasse” a piè pari un ostacolo (anzi un doppio ostacolo) nel “barrage” del suo ben articolato scritto. Omette, pur conoscendone gli artefici, di indicare chiaramente al lettore chi sono i mostri che hanno originato quanto descritto. Con lo scopo di chiudere il percorso senza penalità. E non può bastare citare il senso di colpa di chi si limita a picchettare Palazzo d'Orleans, o la generale in-efficienza amministrativa della nostra classe politica, né – tanto meno – limitarsi a citare (il lontano) Tremonti – Superciuk, senza invece farlo per (il vicinissimo, a tutti noi) Biagio Sciortino Sindaco di Bagheria e fino a sei mesi fa vice presidente del Coinres, che - alla stregua del predecessore Pino Fricano - di rifiuti solidi urbani qualcosa alla fine dovrà pur rispondere a questa nostra comunità – o il Presidente della Circoscrizione di Aspra G. Battista Caputo e i dimissionati assessori alle Attività Produttive Pietro Pagano e al Decentramento Aurelio D’Amico (ancora in piena carica però, questi ultimi due, fino a poche settimane addietro) che - “istituzionalmente” - qualche cosa di pagòde asprensi dovrebbero pur sapere. Questo, dal mio personalissimo punto di vista, è l’ammanco nel computo del peso complessivo dell’articolo. E da questo traggo spunto per estendere il mio pensiero.

Ciò che infatti credo non sia stato scritto da Maurizio e così - come da Maurizio – quasi mai scritto (e detto) dalla gran parte di coloro che hanno da anni un “ruolo” ed un “peso” culturale reale in questo spicchio di mondo che è Bagheria (uomini e donne di cultura, siano essi professori universitari, ecologisti, scrittori, giornalisti, opinionisti, storici…) è il sacrosanto “citare” (che è cosa diversa dal denunciare tout court) – di volta in volta – a chi vadano attribuite le specifiche responsabilità (oggettivamente attribuibili per legge) di quello che – spesso anche con grande perizia letteraria – viene misurato in termini qualitativi, come ad esempio nel bellissimo articolo “Il mare non bagna più Aspra”.

La gran parte dell’intellighenzia di questa Città, letta attraverso quello che è il mio personalissimo (e quindi ristrettissimo, dunque, più che parziale) angolo di visuale, credo che sostanzialmente negli anni abbia mantenuto questo tipo di atteggiamento, non fosse altro perché figlia legittima di cotanto homo bahariotus.
Diciamo che è rimasta il più delle volte anch'essa attaccata al classico chewing gum secco e nero come bubbone pestilenziale scegliendo di star con i piedi ben piantati a questa tragica terra bahariota. Raramente volando alta a staccarsi dal nefando che ci circonda. Molto per felloneria o per comodità. Il più delle volte per triste interesse di bottega. Si sia - cioè - scagliata armi in pugno, facendo nomi e cognomi, solo quando le cosiddette brutture, i presunti vizi di forma, le eventuali nefandezze erano magari facilmente da attribuire a personaggi non locali (ad esempio i commissari prefettizi) e lo abbia continuato a fare una tantum con personaggi locali (appartenenti alla stessa propria traccia genetica, insomma), solo fino a quando non ha ottenuto da questi ultimi una qualche prebenda.

Un vizio, diciamo, tutto di carattere genetico - economico. Un atteggiamento che ha fatto sempre in modo che ci si soffermi “magnificamente” a prospettare, descrivere, a riportare, decifrare, a paragonare, criticare (giustamente o ingiustamente) la realtà che abbiamo sotto gli occhi; ma che stenta fortemente dall’identificare (e citare) i responsabili di quello che un attimo prima si è appena - in maniera (anche) sublime - descritto. Chiamandoli per nome e cognome. Attribuendone oggettivamente le singole responsabilità perché già attribuite loro – attenzione - “per legge”.
Credo che il dovere di un uomo e di una donna di cultura del proprio tempo (ed a maggior ragione di questo tempo e di questa area geografica) sia “anche” quello di cominciare a dare nome e cognome ad ogni singola bruttura e ad ogni singolo disastro individuato così come ad ogni nefandezza e ad ogni forma e tipo di abusivismo, al pressappochismo dilagante e strisciante, agli sterili e strumentali revisionismi quotidiani che – ormai sempre più spesso - ammorbano (al pari dei cumuli di rifiuti) l’aria che respiriamo. Grandi e piccoli, significativi o insignificanti che possano apparire.

Ora più che mai, per chi commenta la realtà e possiede il grande dono di saperla ben raccontare e descrivere, assumersi la responsabilità di citare chi ha piena responsabilità di “una cosa pubblica” (fatta male ma – anche - fatta bene), lo considero un dovere oltre che etico anche morale.
Maurizio mi dirà: a) – “Ma a me non interessa fare nomi e cognomi; né attribuire responsabilità oggettive. Io voglio solamente fotografare situazioni e stimolare, in chi mi legge, elaborazioni mentali che facciano si che alla fine della lettura, ci si senta toccati nella propria sensibilità”; b) – “A me di ciò che dice Pietro la Tona non interessa nulla”.
Resta il fatto che le chewing gum secche e nere come bubboni pestilenziali non fanno certo distinzione di suole di scarpe.

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