Gli amanti perduti - di Biagio Napoli

Gli amanti perduti - di Biagio Napoli

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Un professore di astrofisica, la cui amante è una giovane studentessa, volutamente scompare rimanendo tuttavia in contatto con la ragazza attraverso SMS, video messaggi, filmati in DVD, lettere, tutte cose preparate prima di quella scomparsa. Inizia per la donna un percorso angosciante di ricerca della verità, messa a nudo a poco a poco, mentre la loro storia continua a distanza.

L’arte ha spesso cercato un suo modo di far durare l’amore oltre il distacco fisico. C’è, ad esempio, un film degli anni trenta del secolo scorso ( 'Sogno di prigioniero' di Henry Hathaway con Gary Cooper ) in cui gli amanti, pur separati, continueranno fino alla morte ad incontrarsi sognando lo stesso sogno. Nell’era del digitale Tornatore non può che andare oltre la soluzione onirica.

E, tuttavia, questo amore che, all’inizio del film, si mostra nella sua realtà di amore carnale, nel momento in cui diventa impossibile consumarlo, poco a poco si trasforma in quello che molto assomiglia all’amore paterno. E ci sta bene questa trasformazione con la differenza d’età tra i due amanti. Paternamente il professore aiuterà la ragazza ad andare avanti proteggendola in tutti i modi; la stessa sua scomparsa è stata un modo di proteggerla.

E’ un film molto bello.

Vi ritroviamo uno stile diverso da quello sontuoso cui siamo abituati dai film precedenti essendo qui davvero essenziale, senza sbavature. Efficace l’ambientazione, non mediterranea né solare, dove a prevalere sono i toni grigi che ben s’accordano con le principali valenze della storia narrata. Efficace il montaggio che alterna le scene forti che vedono la protagonista durante il suo lavoro da stunt, e in cui rischia la vita ( c’è una scena in cui una finta impiccagione fa pensare a un suo suicidio ), a quelle, sempre dolenti, in cui domina la presenza-assenza del suo amore lontano.

Ottimi gli attori: obiettivamente un po’ defilato Jeremy Irons che, per la maggior parte del film, vediamo in un monitor; all’altezza del compito affidatole Olga Kurylenko sballottata tra la sofferenza del mancato contatto fisico con l’amante e la consolazione della presenza, anche se virtuale, di quest’ultimo. Una storia così non poteva che servirsi di una colonna sonora quasi in sordina come quella che ha creato il maestro Morricone. Ancora una cosa: parlando ( naturalmente per posta elettronica ) del film con Mimmo Aiello, egli ha scritto di ispirazione leopardiana.

E non c’è dubbio che il tema delle stelle ( che continuano a vivere per molto ancora anche se spente) e dell’infinito sarebbero piaciuti al nostro poeta. Ha scritto Emiliano Morreale: “Questo è un film teorico sulla comunicazione nell’era del digitale... più che una storia d’amore “La corrispondenza” racconta un’ossessione manipolatoria, come quella di Novecento il ” pianista sull’oceano” o del battitore d’asta di “La migliore offerta”. Ho visto un film, che di professorale non ha nulla, in cui Tornatore rompe il cordone ombelicale con tutto quanto di autobiografico c’era nei suoi precedenti lavori e da che mondo è mondo il pianoforte si è sempre suonato con le mani come con esse si sono battute le aste. E con le mani si toccano computer, DVD, telefonini o si aprono buste. Ossessione?"

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