Ottocento - di Biagio Napoli

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Uno era Melchiorre Cottone nominato decurione al comune di Bagheria per il periodo 1854-1857 e intimato dal sindaco, il 19 giugno 1854, a prestare il giuramento. Egli, però, dell’intimazione non è a conoscenza come sappiamo dal padre che si incarica di scrivere ( o farsi scrivere ) una supplica, da inviare al duca della Verdura ( la riceve il 26 giugno 1854 ), allora intendente, corredata di certificato medico. Riportiamo l’una e l’altro.


Eccellenza

Pietro Cottone di Bagheria umilmente espone a V. E. che il funzionante da sindaco intimava mio figlio Melchiorre acciò nel termine di ore 24 prestato avesse il legale giuramento, quale intima non fu consegnata a mani all’eletto decurione D. Melchiorre né tuttora quest’ultimo ha notizia a causa che da più giorni trovasi grave infermo. Eccellenza il supplicante affizionatissimo al figlio D. Melchiorre su cui riposta avea la speranza per lo sostegno di numerosa famiglia sommette all’ E. V. che lo stesso D. Melchiorre per malattia di sputo emottoico di sangue proveniente a secondo le indagini dal polmone è obbligato silenziosamente ad immobile rimanere in casa senza attivare la persona, dapoichè ogni piccolo movimento le fa aumentare lo sputo, aumentando il sangue, lo abbatte di forze, e contrasta do con la tosse quasi sembra vicino a morire, e di conseguenza l’oratore padre temendo la perdita del figlio lasciandolo in cura del medico nessuna notizia le fa pervenire… .
Pietro Cottone

Si certifica da me qui sottoscritto medico fisico che D. Melchiorre Cottone di D. Pietro della Bagaria sin da parecchi giorni viene da soffrire sputo emottoico, e per tanto obbligato, oltre ad un adatto metodo curativo, a una vita poco attiva, e silenziosa onde non aumentare il moto del cuore e della circolazione, e non fatigare il polmone sede del male di cui è parola. In fede del vero ho rilasciato il presente da valere come di raggione.

Dato in Bagaria lì 20 giugno 1854
Giacomo dr. Lo Re.

Quella malattia, grave e certificata ( tubercolosi polmonare ? ), aveva naturalmente lo scopo di far esonerare Melchiorre Cottone da una carica che, a quei tempi, ambita non era. Ma era davvero gravemente ammalato? Il duca della Verdura chiederà informazioni al giudice regio che, a stretto giro per quei tempi, gli risponderà.

Giudicato Regio del Circondario di Bagheria
Bagheria 10 luglio 1854
D. Melchiorre Cottone oggetto del di lei pregevol foglio del dì 8 andante gode buona salute. Egli assiste presso lo studio di questo Notar Castronovo ed incessantemente vi travaglia. A mio intender perciò suppongo un bel pretesto l’asserta accagionata di lui salute onde esimersi dalla carica di Decurione.
Il Giudice Regio
Francesco Rodanò.

Nonostante, secondo il giudice, la gravità della malattia non fosse credibile, Melchiorre Cottone non verrà costretto ad assumere la carica di decurione ancora per molti mesi. Infatti gli verrà di nuovo intimato di prestare il giuramento nel mese di aprile dell’anno successivo. Questa volta sarà egli stesso, e non il padre, ad inviare all’intendente una supplica e non sarà invocata alcuna malattia per ottenere l’esonero dalla carica.

Supplica a S.E. il duca della Verdura Intendente della Provincia di Palermo
Da Melchiorre Cottone di Bagaria
28 aprile 1855
Eccellenza
Melchiorre Cottone nativo di Bagaria e domiciliato in Santa Flavia Comune di Solanto con tutto rispetto appone a V.E. che essendo privo di professione e non avendo mezzi di sussistenza si diè a servire l’illustre Cavaliere Signor Don Giuseppe Mantegna, e nella sua carica di sorvegliatore le tonnare di Solanto e Sant’Elia di proprietà di esso Cavaliere venne a contrattarsi unitamente alla ciurma per così adempiere alla carica addossatasi pel corso della pesca di esse tonnara e tonnarella in prosieguo, ed indi alla fine di esse
prestare quel servizio che gli verrebbe ordinato. Quindi il dì di Pasqua otto andante mese di aprile incominciò a servire con tal qualità e così dovrà annualmente continuare, percependone quei emolumenti mezzi necessari di sua sussistenza e senza dè quali sarebbe al caso di perire languente. Or comechè il supplicante mosso dal bisogno venne ad impiegarsi in servizio dell’Ill.mo Cavaliere , questi ne ordinò la dimora in Santa Flavia per la vicinanza di Bagaria, e Solanto, e come a punto centrale di sue proprietà ivi esistenti, e sotto l’espressa disposizione d’annualmente stabilir dimora in Solanto pel tempo da prepararsi gli attrezzi servienti all’uso di esse tonnare e suo corso di passa non escluso quello della tonnarella alla di cui fine ritornare in Santa Flavia per adempiere altri incarichi di servizio. A ventiquattro andante Aprile in occasione che il supplicante portavasi in Bagaria nel palazzo del sudetto Ill.mo Cavaliere allo entrar nel paese nel piano così detto di Palagonia venne ad incontrarsi coll’usciere comunale di esso Comune dal quale gli venne intimato di mettersi in esercizio come decurione nel corso di giorni tre, partecipandogli tutto quanto veniva dall’ E. V. ordinato in caso di inadempimenti ma l’esponente manifestò all’Usciere di
non essere più domiciliato in Bagaria ma per l’accidente vennero ad incontrarsi. Eccellenza il supplicante ha creduto suo dovere manifestare l’esposto all’ E. V. ad oggetto di venire esonerato dalla nomina di Decurione, ed essere da altri supplito, non potendo per l’anzidetto in verun modo servire la Comune, e nel tempo stesso umilmente prega la benigna carità di V. E. e la Giustizia del Real Governo che ci regge acciò avere in considerazione i bisogni dell’esponente, e che la perdita di tale impiego lo renderebbe inutile e languente e lo porterebbe al precipizio, ed oltre a ciò ne verrebbe astretto l’esponente coll’arresto di persona dal surriferito Ill.mo Cavaliere giusto la stipulata convenzione. Del tutto potrà l’ E. V. prenderne conoscenza, mentre il supplicante si augura che l’ E. V. ed il real Governo non verrebbero a permettere la desolazione e totale rovina di bisognoso supplicante.
Il Supplicante
Melchiorre Cottone.

Le ragioni avanzate nella supplica da Melchiorre Cottone dovrebbero stavolta essere più persuasive prescrivendo la legge il domicilio nello stesso comune di cui si dovrebbe essere decurioni. E, infatti, che egli non stia più a Bagheria lo conferma il fatto che Felice Salvarezza, l’usciere comunale, gli consegni l’intimazione a prestare il giuramento per strada, in seguito ad un incontro del tutto fortuito. Come finirà? Con la morte del Cottone che, evidentemente, e non come sostenuto dal giudice Rodanò, doveva davvero essere seriamente ammalato. Intanto l’intendente scriverà a Giovan Battista Maniscalco, sindaco funzionante ( ma passeranno quasi tre mesi ), per comunicargli l’entità della contravvenzione stabilita per il Cottone e al giudice regio ( ma passeranno almeno sei mesi ) per informazioni su quanto contenuto in quella supplica.

Signor Sindaco di Bagaria
Palermo 21 luglio 1855
Signore
Le racchiudo lo estratto esecutivo della deliberazione di questo consiglio d’intendenza pella quale viene inflitta la multa di D. 6 a carico del Decurione Cottone se si mostrerà ancora contumace non essendo valevoli le sue eccezioni allegate. Ne darà conto dei risultamenti.
L’Intendente.

Al Giudice di Bagheria
Palermo 27 ottobre 1855
Signore
Melchiorre Cottone di D. Pietro domanda pell’annessa supplica la esenzione dalla carica di decurione conferitagli in cotesta. Eccepisce di trovarsi domiciliato altrove, e di essere impiegato dal Cav. Don Giuseppe Mantegna ciò che gli riuscirebbe di ostacolo allo esercizio di tale carica. Desidero ch’ella mi fornisca le sue informazioni.
L’Intendente.

Passeranno addirittura gli anni e continueranno, per sollecitazione dell’intendente, le intimazioni ai decurioni che non si vogliono mettere in servizio fin quando non si potrà più nulla intimare loro.

Municipalità di Bagaria
Oggetto
Per li decurioni morosi
A S. E. Sig. Intendente della Provincia
Palermo
Bagaria 12 maggio 1857
Eccellenza
Di risulta al disposto del pregevol foglio di V. E. del 7 corrente di n. 5533, 1° carico, ho l’onore farle conoscere d’avere fatto legalmente intimare a presentarsi pel giorno 14 corrente in cotesta intendenza i decurioni, che sono stati renitenti a mettersi in esercizio della carica, a meno dei soli D. Melchiorre Cottone defunto fin da un anno a questa parte, e Salvatore Scianna perché da molto tempo paralitico e giacente a letto vicino a morire… .
Il Sindaco funz.te
Notar Francesco Farina.

Il nome di Melchiorre Cottone compare già in una lista di dodici persone del 1851 firmata da Giacomo Mancuso, medico e giudice supplente. Con la qualifica di impiegato, accanto a possidenti, trafficanti, orefici e sensali e financo un calzolaio, egli di anni ne ha trenta. Se muore nel 1856, l’età della sua morte è presto calcolata. Quanto a Salvatore Scianna egli era un altro che, tra suppliche, certificati medici, intime, multe annunciate, ebbe una sorta di calvario analogo a quello di Melchiorre Cottone fin quando non fu lì lì per morire. Solo allora venne lasciato in pace.

I decurioni venivano nominati dal luogotenente generale del re dopo essere stati scelti dall’intendente della provincia sulla base delle liste di persone ritenute eleggibili compilate autonomamente, oltre che dal giudice regio, dall’arciprete e dal sindaco. Essi dovevano essere scelti fra gente benestante ( ma non sempre ciò avveniva ) perché quella carica era considerata una sorta di dovere civico e non veniva retribuita. Per giunta quei “malcapitati” erano costretti a pagare di tasca propria tasse, come la fondiaria,
che altri non pagavano.
Qualcuno di essi non giurava sulla regolarità di quelle nomine. Uno era Santi D’Amico nominato decurione pur avendo 65 anni d’età, essendo analfabeta e “alimentando la sua famiglia coll’industria di una carretta” per mezzo della quale, giornalmente, trasportava “ passeggeri, ed oggetti in Palermo, e viceversa da Palermo in Bagheria, e non di rado dalla stessa in altri comuni” ( Supplica del settembre 1851 all’intendente ). Un carrettiere chiamato ad esercitare la carica di decurione? “Per brighe e pratiche usate-egli scriveva-alcuni sono stati esonerati di carica per maneggi quantunque stati fossero rivestiti delle qualità necessarie” ( Supplica del marzo 1852 ).

Che la maggior parte dei decurioni non nuotasse nell’oro, lo sapeva anche il luogotenente generale del re attraverso il direttore di polizia Salvatore Maniscalco che, all’intendente, trasmette le lamentele della Ricevitoria Generale.

Palermo 9 agosto 1854
Al Signor Intendente di Palermo
Signore
Il Delegato speciale della Ricevitoria Generale della provincia di Palermo ha fatto nuovamente rilevare che una delle più gravi difficoltà alla scossione delle regie imposte nei Comuni di Bagaria e di Partenico si è che i decurionati locali sono composti quasi tutti di persone che nulla posseggono. Essendo necessario riparare a tale inconveniente, la prega a curare per ogni modo che quando verrà il tempo della rinnovazione di una parte dei detti decurionati si abbiano gli eleggibili tutte le condizioni richieste dalla legge.
Pel Generale in capo Luogotenente Generale Interino
Il Direttore.

Le tasse non pagate che ai decurioni , anche se non benestanti, venivano richieste erano però il risultato di una grave crisi economica che, in quel periodo, aveva colpito Bagheria. Ne abbiamo notizia da Giovan Battista Maniscalco, sindaco funzionante.

Municipalità di Bagaria
A S. E. Signor Duca della Verdura Intendente della Provincia di Palermo
Bagaria 28 giugno 1855
…Con apposita Decurionale inviata all’ E. V. si chiedeva dal Governo una Dilazione moderata pel Debito Fondiario il di cui attrasso era dovuto non a mancanza di vigilanza, ben presto a quattro consecutive annate di sciagura nel prodotto delle uve, devastate per intiero dalla crittogama… .
Il Sindaco Funzionante
G. B.sta Maniscalco.

Così stando le cose parecchi di quelli che avevano ricevuto la nomina di decurioni o non l’accettavano o, per esimersi, cambiavano domicilio trasferendosi altrove. Le riunioni di decurionato indette non raggiungevano il numero legale per potersi considerare valide. Si venne a determinare una sorta di paralisi amministrativa già verificatasi nel 1854 quando, a causa della nuova epidemia colerica, “la maggior parte dei Comunisti si sono allontanati, tra i quali buona parte di decurioni, quindi affari che dipendono dal Decurionato non  possono attualmente effettuarsi” ( Da G. B.sta Maniscalco al duca della Verdura, 18 agosto 1854 ).

Uno era dunque Giovan Battista Maniscalco che, essendo funzionante sindaco, doveva rendere conto della sua amministrazione alle autorità palermitane. Il colera, certo! La crisi economica ma, peggio di essi, era che l’intero decurionato, dovendosi colmare un debito di circa seimila ducati, si trovava “presentemente vessato da un Commissario esecutivo da due anni facendosi da continuo le più forti esazioni e pignoramenti e vendita degli oggetti contro i Decurioni i quali sono ridotti sforniti intieramente, che rispettivamente possedevano…” ( da Giovan Battista Maniscalco al duca della Verdura il 28 giugno 1856 ).

Ma uno c’era che, pare, avesse accettato di buon grado di essere un decurione del comune; lo sappiamo però quando chiede di essere esonerato avendone ormai sicuramente abbastanza ed è Francesco Farina, notaio, e sindaco dal 1857 al 1859. Non diventa sindaco a maggio 1857, lo stesso mese in cui supplica d’essere esonerato dalla carica di decurione? Era davvero l’unico a Bagheria che poteva sostituire Giova  Battista Maniscalco?

A S. E. il Signor Intendente della Provincia di Palermo Eccellenza Don Francesco Farina di Bagaria con tutto rispetto espone all’ E. V. che con riverita Ministeriale del 18  ottobre 1853 comunicata con officio di 8 novembre 1853 di n. 14202 venne eletto Decurione di detto  Comune di Bagaria. L’esponente per obbedire agli ordini del Real Governo accettò subito ed ha durato in quella carica per più di quattro anni, contribuendo da quell’epoca sin oggi alla rata della rendita già resa oggi perpetua a pro del Commissario esecutivo inviato dal Ricevitore Generale contro i Decurioni obbligati, sol per avere accettato tale carica a pagare il debito altrui. Quindi tenendo presente tale circostanza, ed avendo già scorso il termine prefisso dalla legge per detta carica di decurione, l’Esponente supplica l’ E. V. perché si degni esonerarlo e nominare un altro.Locchè spera.

Tutti i documenti citati si trovano in ASP, Intendenza, Filza n. 1700.
Dell’argomento si è interessato Nicola Previteri, Verso l‘Unità Gli ultimi sindaci borbonici di Bagheria,Bagheria, 2001.

Biagio Napoli

Gennaio 2018.

 

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