Nino Buttitta: il dritto e rovescio della medaglia- di Ezio Pagano

Nino Buttitta: il dritto e rovescio della medaglia- di Ezio Pagano

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È stato assistente del grande antropologo Giuseppe Cocchiara, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, Segretario regionale del Partito Socialista Italiano e Senatore della Repubblica. In questi giorni avrebbe compiuto 91 anni.

L’amico Franco Lo Piparo con un post su facebook ricorda Nino Buttitta nella ricorrenza del Suo genetliaco, un’occasione per farlo anch’io.
Premesso che secondo le più nobili tradizioni in questi casi si ricordano solo episodi santificanti, il professore non è morto in odor di santità, la sua durezza, soprattutto con quelli che considerava antipatici, come avrà considerato me fino ad una certa data, era nota.
Una sera a casa di suo padre, il poeta Ignazio Buttitta, durante una cena dove si parlava d’arte, entrambi come due galli in un pollaio ci beccavamo, ognuno voleva prevalere sull’altro senza che nessuno avesse la benché minima intenzione di fare un passo indietro. Così che il professore si arrabbiò intimandomi di alzarmi e andarmene da casa sua. Quella volta mi ritrovai con due avvocati d’ufficio Angelina, sua madre, ed Elsa, sua moglie, che dopo avergli ricordato che quella non era casa sua dissero che Ezio (cioè io) aveva ragione. Passarono anni e ci ritrovammo nel Comitato direttivo del Museo Guttuso, lui come membro, io come membro esperto, stavolta la lite fu furibonda e ad un certo punto si alzò dal tavolo della riunione e abbandonò il direttivo, i motivi più o meno erano gli stessi, a questo punto il sindaco Antonio Gargano lo raggiunse e lo riportò indietro, ed io ripresi il discorso da dove l’avevo interrotto. La letteratura ci insegna che non c’è due senza tre, e così ci ritrovammo insieme ad un convegno in Venezuela, dove il prof. provò a contraddirmi ancora mentre parlavo d’arte. Qui, approfittando del fatto che giocavamo fuori casa, andai a briglie sciolte e questa volta lo aggredii verbalmente anch’io, non posso dire che ho avuto il sostegno unanime dei convegnisti solo perché non fu fatta la conta, sta di fatto che questa volta il professore terminò la discussione dicendo che io non sapevo stare allo scherzo. Poco dopo durante una pacata conversazione, seduti ad un tavolo, davanti ad una bevanda fresca di cocco, appellandolo professore, mi disse: come te lo devo far capire che per te sono solo Nino.
Per tranquillizzare i nostri amici dico che da quando ci siamo conosciuti nel 1965, quando mi presentò la mostra di Lia Pasqualino Noto nella mia Galleria il Nibbio di Bagheria, fino a quando ci ha lasciato, non ci furono mai scontri irreparabili, i cocci li abbiamo sempre rimessi insieme.
Inoltre, io gli ho dato poco mentre lui mi ha restituito molto, un bilancio positivo per me, di cui gli sarò sempre riconoscente.
Ora, caro Nino, intanto che finisco di fare la mia valigia per raggiungerti e perché no, magari riprendere le nostre animate discussioni non prive di rivalità, accetta questo mio ricordo goliardico.
Chiudo con una vera chicca che non chiarirò, questa potremo capirla solo noi due: Ti ricordi quando Jppus Major di Borbone ci trascinò nelle colline là dove si produce il vino Corvo del Duca di Salaparuta? Quella si che è stata una bella giornata!

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In copertina Nino Buttitta ed Ezio Pagano in Venezuela; in basso Nino Buttitta, Ezio Pagano, Giuseppe Bruno e Roberto Mazzarella in Venezuela.

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