Sconcerto e preoccupazione: sono queste le reazioni prevalenti tra i consiglieri all’intervista rilasciata dalla Dr.ssa Marina Marino, dirigente dell’Uffico Tecnico di Bagheria, al giornalista Nino Amadore, e pubblicata sul Sole 24 Ore di sabato scorso.
Probabilmente alcune considerazioni dell’estensore dell’articolo sono andate al di là delle opinioni espresse dalla Marino. Chiamare Bagheria, come si fa nell’articolo, il paese di Provenzano, non è esattamente vero, ma pare che faccia molto “tendenza”.
Fatto sta che lo scivolone di mercoledì del consiglio comunale sta facendo tornare ad aleggiare il rischio di uno scioglimento del consiglio, fortunosamente evitato due anni fa.
Esponenti della maggioranza manifestano però la loro amarezza e la loro rabbia di fronte a certe generalizzazioni che ha fatto la Marino, riassunte nel titolo dell’articolo “ Io dico no, ma i politici cedono”, in cui mette di fatto tutti nello stesso mazzo.
Viene sottolineato il fatto che è stata l’amministrazione di centrosinistra a dare agli uffici l’input per portare in consiglio la proposta di una destinazione pubblica dell’area dell’ex Posta.
E lo scontro tra i partiti sta facendo riemergere il nervo sempre scoperto dei rapporti non sempre limpidi tra componenti del consiglio e personaggi in qualche modo riconducibili a cosa nostra.
I fatti, per intanto: nelle grandi linee sono già sufficientemente noti:, e si riferiscono alla destinazione dell’area dove sorge l’edificio ormai in disuso delle Poste in Corso Umberto.
L’immobile ( la cui area, precedentemente adibita a Pescheria, era stata ceduta gratuitamente negli anni ’50 dal Comune di Bagheria alle Poste per costruirvi appunto l’edificio postale) è stato acquistato qualche anno fa da familiari di Pietro Lo Iacono, uno degli uomini più vicini a Bernardo Provenzano a Bagheria, condannato a 13 anni in primo grado per associazione mafiosa.
I familiari di Lo Iacono avevano presentato al Comune la richiesta per allocare un centro commerciale nell’area in questione.
L’ amministrazione di centrosinistra aveva risposto picche e aveva invece portato mercoledì scorso in consiglio una proposta di un uso pubblico dell’area , anche in considerazione di una informativa riservata del prefetto che lasciava trasparire senza mezzi termini la più che probabile cointeressenza di Pietro Lo Iacono nell’affare.
In consiglio comunale complici l’assenza di ben sei consiglieri del centro sinistra , l’astensione di una larga parte dell’UDC e un paio di voti di consiglieri “indipendenti”, oltre a raffinate dissertazioni condotte “in punto di fatto e di diritto”, ha fatto sì che la proposta dell’amministrazione venisse respinta.
Adesso vista la risonanza mediatica nazionale che quel voto ha assunto si cercherà di correre ai ripari e di mettere in fretta e furia una pezza, per un voto di cui un po’ tutti, a volere essere sinceri, portano le responsabilità.
L’amministrazione ha già lasciato intendere che nelle prossime settimane inviterà il consiglio a rivedere l’atto nella speranza di un sia pur tardivo ravvedimento.
Servirà? Forse sì, forse no.
Comunque finisca questa storia, l’opacità però del comportamento di una larghissima parte del consiglio comunale ( assenti compresi) non potrà essere facilmente cancellata.