La linea di resistenza di Vincenzo Lo Meo alla vigilia del "rimpastone"

La linea di resistenza di Vincenzo Lo Meo alla vigilia del "rimpastone"

Politica
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Bagheria 04.01.12 - C’è un errore politico grave, gravissimo che hanno commesso i due ultimi sindaci che hanno preceduto Lo Meo, e parliamo di Pino Fricano e Biagio Sciortino,

e che hanno pagato caramente; errore però che Lo Meo sembra volere ostinatamente ripetere.

Ci riferiamo al fatto che  i sindaci sono stati di fatto costretti ad accettare le imposizioni dei partiti circa i nomi degli assessori che li rappresentano in giunta.

Si arrivò, ricorderete, nell’agosto del 2008 in sede di presentazione della giunta che segnava l’ingresso dell’UDC in giunta all'assurdo paradosso di Biagio Sciortino, che, come Pilato, se ne lavava le mani e senza alcun pudore diceva di non conoscere ancora all’ultimo minuto i nomi degli assessori UDC e che sarebbe stato, come poi fu,  il coordinatore dell’U.D.C. Beppe  Notaro a comunicarli in conferenza stampa ai giornalisti.

Esempio estremo di autolesionismo politico.

Anche perché se poi i partiti come è accaduto, e come continua ad accadere, rifilano "bidoni" al sindaco indicando assessori inetti e e incapaci (come tanti ce ne sono stati), è la città innanzitutto a pagare il prezzo dell’incapacità e poi il sindaco e la sua maggioranza in termini politici.

E’ inaccettabile che un sindaco  abdichi a quel potere che la legge gli affida in maniera chiara e incontrovertibile, e cioè quello del potere esclusivo di nomina (e di revoca) degli assessori della giunta.

La legge ha una sua “ratio” : intendeva sottrarre il sindaco dai defatiganti confronti e condizionamenti dei/tra i partiti, le cui beghe interne impedivano nei fatti il buon governo delle città

Quindi assessori scelti tra persone di fiducia, anch’essi (oggi almeno in parte) non consiglieri sottratti quindi ai condizionamenti di una rielezione.

Le legge parla chiaro: sindaco e giunta amministrano e decidono, il consiglio ha poteri di indirizzo e di controllo: punto e basta.

Solo in due, tre occasioni l’anno il consiglio è decisivo: approvazione del bilancio, piani regolatori e questioni urbanistiche, e regolamenti.

Inseguire pertanto a tutti i costi una maggioranza in consiglio accettando tutti i diktat e le imposizioni di nomi di questo o quel partito, ed i fatti lo hanno dimostrato,  è sbagliato e controproducente

E’ chiaro che il sindaco non può e non deve ignorare la volontà e il ruolo dei partiti; anche perché dal loro sostegno in consiglio dipende in parte la realizzazione del programma elettorale.

Ma piegarsi alle imposizioni di nomi, e qualunque essi siano, non è tollerabile: se lo ricordi Lo Meo, alla vigilia di un primo maxirimpasto che porterà ad un assestamento o, come oggi ci sembra di capire, ad un allargamento degli equilibri politici al Partito Democratico  ed a Bagheria popolare, futuro  Mpa

Faccia tesoro pertanto Lo Meo dell’esperienza e degli errori dei suoi predecessori, e torni alla intuizione originaria di Valentino di cui li fu uno degli assesssori: valuti  attentamente  le qualità e le capacità dei nomi che gli vengono proposti,  e quindi, serenamente e in maniera assolutamente autonoma, decida.

Ed in questo particolare compito, i partiti che collaborano con la maggioranza, debbono aiutare il sindaco: facciano un passo indietro, la smettano di segnalare i nomi di modesti figuranti proposti solo perché capi elettori o presunti tali: si aprano, facciano anche gesti di coraggio,  guardino oltre il proprio naso, siano attenti al mondo che li circonda, a quella società civile così ricca di uomini capaci, onesti, professionalmente preparati; valorizzino queste risorse anche che non sono irreggimentate nelle logiche di partito.

Ed il sindaco muti approccio nei confronti di questo problema: non solleciti l’indicazione del nome dell’assessore “di competenza”, come se fosse  una competenza e un diritto dei partiti indicare i nomi,  bensì chieda loro una rosa di nomi di persone competenti e capaci all’interno della  quale sarà lui sindaco, assumendosene le responsabilità  ad esercitare un diritto che la legge gli conferisce,e cioè di scegliere chi a suo modo di vedere sia il più capace e idoneo a rivestire l’incarico di assessore.

Deve essere questa la linea del Piave di Vincenzo Lo Meo.che di fronte alle pretese e ai tentativi di prevaricazione dei partiti deve resistere, resistere, resistere...


Angelo Gargano

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