Destino di un Vulcano - di Biagio Napoli

Destino di un Vulcano - di Biagio Napoli

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Si concluderà domenica 3 luglio alle ore 22 a villa Cattolica con la proiezione di Vulcano (e non come previsto sabato 2 luglio) la rassegna cinema d'estate "Non solo Hollywood", per dare la possibilità al produttore del film Francesco Alliata di Villafranca di potere essere presente alla serata come da lui esplicitamente richiesto.

Vulcano e Stromboli, terra di Dio, alla loro uscita, non furono molto apprezzati dalla critica. Vulcano ebbe contro anche la Chiesa che ne proibì la visione ai cattolici. Anche a distanza di tredici anni continuarono le condanne, senza appello, e stavolta, addirittura, da parte di Leonardo Sciascia.

Nel suo "La Sicilia nel cinema" del 1963 (in La corda pazza, Scrittori e cose della Sicilia, Adelphi Edizioni Milano, 2° edizione 2007, p. 281 ), egli scrive:

"La Sicilia come luogo della passione sollecita quasi contemporaneamente Roberto Rossellini e William Dieterle : con risultati disastrosi e per la Sicilia e per i due registi. E non tanto per Dieterle, il cui Vulcano vale quanto qualsiasi altro suo film, quanto per Rossellini che forse aveva più alte ambizioni...il film Stromboli fu prodotto da Rossellini e dalla Bergman; Vulcano dalla Panaria Film siciliana e dalla americana Artisti Associati.

E' curioso che una società siciliana...invece che impegnarsi ad una produzione siciliana, di film che dessero della Sicilia, della sua vita, dei suoi problemi,vero e profondo ragguaglio, abbia cominciato con un film falso e sciocco.

E si consideri che alla sceneggiatura fu chiamato Erskine Caldwell, mentre scrittori siciliani come Brancati e Patti erano in piena attività cinematografica".

I giovani francesi della Nouvelle Vague, già prima che Leonardo Sciascia esprimesse la sua critica, e Andrè Bazin loro padre spirituale, avevano tuttavia rivalutato ampiamente il lavoro di Roberto Rossellini, specie per ciò che riguarda la cosidetta "trilogia della solitudine" ( Stromboli, terra di Dio, Europa 51, Viaggio in Italia ).

Per una ripresa dell'interesse nei confronti dell'attività eoliana della Panaria Film bisognerà invece attendere gli anni novanta.

Questa è storia nota perché più volte raccontata dal principe di Villafranca e duca di Salaparuta Francesco Alliata; nel 1993, infatti, una professoressa della facoltà di architettura dell'Università di Palermo, avendo saputo di quella esperienza, al principe fece una vera e propria tirata di orecchie e lo costrinse a recuperare quanto più materiale possibile.

Francesco Alliata racconta perciò che, per diverso tempo, da Catania dove abitava, con la moglie si recava a Palermo ogni fine settimana per incontrare Rita Cedrini, quella professoressa.

Seguirono da allora numerose manifestazioni. A Lipari Stefano Malatesta ebbe la ventura di vedere i materiali rimasti in deposito di una di queste manifestazioni.

Nel suo "Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani"( Neri Pozza Editore Vicenza, 2000, pp.175-178) racconta quella esperienza come una vera scoperta:

"Uno svelto e intelligente giovanotto che aveva la faccia di un turco sbarcato alla marina...una sera ci propose dei documentari subacquei...

fu subito chiaro che si trattava di documentari particolari, i primi girati in Italia dopo la seconda guerra mondiale, quasi sconosciuti o visti da pochissimi. Entrando nella sala di proiezione, rimasi incantato dai colori delle pellicole, beige scuro, seppia e malva e mi lasciai andare su una sedia, davanti alle prime immagini che si presentavano con il fascino di una testimonianza irripetibile. ...

Il simpatico turco...aveva anche fatto stampare per il convegno due pesanti tomi fotografici, in cui venivano raccontate le vicende eoliane della casa cinematografica Panaria, produttrice dei film subacquei. ...

Alcune immagini avevano una forza straordinariamente evocativa e sarebbero bastate da sole a descrivere un primitivo mondo rimasto intatto per secoli, arroventato dal sole e dal calore di minacciose forze telluriche, circondato da un mare di cupo indaco e ubbidiente ad antichissime leggi pagane. ...

Ma i due volumi contenevano altre immagini, prese nelle stesse spiagge e tra le stesse rocce delle Eolie e a distanza di poco tempo. ...

Il set di un film, non ci voleva molto a capirlo, aveva cancellato l'eden primitivo. ...

Madame con pantaloni bianchi svasati, alla marinaretto, scendevano dai traghetti o dai motoscafi di altura, insieme con celebri giornalisti, celeberrimi attori sbarcati dall'America con baffetti, notissimi seduttori anch'essi con baffetti e il maggiore scrittore siciliano dell'epoca, in calzoni a righe, occhiali scuri e panama, fotografato mentre si allunga su una sedia a sdraio, guardando davanti a sé con aria interrogativa".

Attori, seduttori, scrittori, Errol Flynn, Raimondo Lanza di Trabia, Vitaliano Brancati. Sì, Brancati! Perché Caldwell curò i dialoghi di Vulcano per quello che doveva essere il film americano ( e che non si vide mai per il fallimento del rappresentante italiano della Artisti Associati ) e Brancati, nonostante Sciascia, si occupò dei dialoghi dell'edizione italiana.

Ma il giudizio di Sciascia era stato davvero poco generoso.

Scene dei cortometraggi ( la mattanza, la caccia al pesce spada, l'eruzione del vulcano, le cave di pomice...) furono utilizzate per il film dando a quest'ultimo quel valore documentario che tutt'ora conserva e sorprende.

Ma ci sta bene che Sciascia dica che il film vale quanto qualsiasi altro dei film di Dieterle. Valgono così poco Notre Dame o Il ritratto di Jennie o Duello al sole o Emilio Zola?

A noi piacciono "la furia espressionista" del primo, l' "inquietudine onirica" del secondo, gli "eccessi melodrammatici" del terzo, la "veemenza libertaria" dell'ultimo (Si veda Alberto Anile- Maria Gabriella Giannice, La guerra dei vulcani, Le mani , Genova 2010, p. 263 ).

William Dieterle alle Eolie non portò Hollywood ma quello di cui aveva avuto esperienza in Germania, con Max Reinhardt, prima di recarsi in America.

Ma cos'è Vulcano ?

Ci sono scene di seduzione senza che sia un film erotico; e ci sono scene comiche ma non è un film comico; e ci sono scene documentarie e qualche concessione al folclore senza che sia un film folcloristico; e ci sono almeno due delitti e ci sono i carabinieri ma non è un noir.

E' un film a volte mesto ( quando un emigrato ritorna dentro una bara ), o tragico ( il delitto di Maddalena-Anna Magnani e il suo castigo durante l'eruzione del vulcano ), o epico ( la fine del film ).

Questi vari registri potrebbero far pensare a incongruenze della sceneggiatura, alla mancanza di una atmosfera unitaria; in realtà sono queste caratteristiche a farne, nonostante Sciascia, e tolta qualche macchinosità della trama, un film vero che, se non è neorealista, poco ci vuole.

E' interpretato in maniera superlativa da Anna Magnani nella parte di una prostituta rimandata a casa con un foglio di via e che le donne del luogo isolano tentano di cacciare via.

Ricorda in qualche modo la Dallas di Ombre rosse.

Biagio Napoli

 

 

 

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