Cronaca

Oltre 600mila euro sono stati sequestrati a Massimiliano Ficano, 36 anni, appartenente alla famiglia mafiosa di Bagheria, arrestato nel 2009, insieme ad altri 10 soggetti ritenuti fedelissimi di Bernardo Provenzano; nei suoi confronti erano stati contestati i reati di associazione mafiosa, ricettazione e detenzione di armi, per aver gestito le attività estorsive della cosca e per aver favorito la latitanza del boss e per questo era stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione.

Sequestrati un appartamento, un appezzamento di terreno e automezzi, nonché un'impresa di autodemolizione in Bagheria, la "Ficano Leonardo"dove, come emerso nel corso delle indagini che hanno portato al suo arresto nel 2009, erano state intercettate le conversazioni sul giro delle estorsioni e rinvenute, illegalmente detenute, pistole, fucili mitragliatori kalashnikov, silenziatori e munizionamento.

Nel corso della stessa operazione il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo in esecuzione di provvedimenti emessi al termine di complesse indagini economico-patrimoniali, dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione. ha operato un altro sequestro che ha interessato un imprenditore palermitano di 60 anni, Benedetto Marciante appartenente alla famiglia mafiosa dell’Acquasanta - Arenella e vicinissimo ai Galatolo, membri storici di detta “famiglia”; per conto di questi ultimi, l’imprenditore ha svolto il ruolo di “prestanome” per l’intestazione fittizia di alcuni beni della “cosca” ed era stato pertanto arrestato, lo scorso anno, a seguito di articolate indagini sviluppare dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, appunto, per il reato di intestazione fittizia.

Nei suoi confronti sono stati sequestrati, parimenti perché ritenuti finanziati con fonti d’illecita provenienza, un’attività commerciale di prodotti per la casa in Palermo, zona Tommaso Natale, ed un immobile nel quartiere Monte Pellegrino di Palermo, per un valore complessivo di circa 1.500.000,00 euro.


 

E’ stato un detenuto modello nel periodo in cui scontava la condanna a 13 anni e quattro mesi, perché ritenuto esponente di spicco di cosa nostra.

Ha potuto usufruire dello sconto di pena che la legge prevede per i detenuti modello, e cioè tre mesi per ogni anno di pena detentiva; nel suo caso uno sconto di oltre due anni.

E’ stato pertanto liberato Giuseppe Guttadauro, aiuto chirurgo al Civico di Palermo, la cui vicenda si era intrecciata con quella di Mimmo Miceli il consigliere comunale suo amico, che frequentava la sua abitazione in cui il ROS aveva piazzato delle microspie.

Secondo l’accusa era stato proprio il presidente della Regione Totò Cuffaro che per questa accusa sta scontando una condanna a sette anni, ad avere informato Guttadauro della presenza della microspie, tramite Miceli.

Le indagini su Guttadauro, arrestato nel 2001, si arenarono perché il medico fece bonificare la propria abitazione di Via De Cosmi a Palermo.

Ma da quella indagine prese l’avvio quella che portò poi in carcere il tycoon della sanità isolana Michele Aiello e i marescialli del ROS e della DIA, Giorgio Riolo e Giuseppe Ciuro
 

Quelle ricchezze non erano di Bernardo Provenzano, non erano frutto di riciclaggio di denaro mafioso, ma frutto di una attività imprenditoriale legittima che nel caso di Giacinto Scianna, il maggiore dei fratelli, datava sin dal 1968.

I beni che erano stati posti in due occasioni sotto sequestro e il cui valore ascende ad oltre tre milioni di euro sono stati restituiti ai fratelli Giacinto e Antonino Scianna, entrambi imprenditori bagheresi.

La sentenza è stata emessa dalla Corte di Appello del Tribunale di Palermo presieduta da Daniele Marraffa.

Antonino Scianna era difeso dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Santi Magazzù, mentre il fratello Giacinto dagli avvocati Francesco Inzerillo e Giovanni Aricò.

La loro vicenda giudiziaria aveva suscitato a Bagheria parecchio scalpore, in considerazione del fatto che i fratelli Scianna era una delle imprese più note a Bagheria che oltre a lavorare nel settore dell'edilizia residenziale,( immobili realizzati dll'impresa Scianna sono in via Mattarella, in via Città di Palermo, in via Angiò ecc..), aveva avuto anche rapporti con la pubblica amministrazione perchè aveva curato sino al 1993 la manutenzione di strade e fognature.

La vicenda aveva avuto inizio nel novembre del 1997, allorchè in seguito alle accuse del pentito Barbagallo, era stato arrestato Giacinto Scianna, che aveva poi patteggiato di fronte al Tribunale di Caltanissetta in un primo procedimento una pena di sette anni; nell'inchiesta era stato anche coinvolto il boss nisseno Piddu Madonia, anche lui assolto in questo processo perchè il "fatto non sussiste".

L'accusa era di avere riciclato capitali di Bernardo Provenzano, in particolare tramite l'immobiliare "La Pineta s.r.l." cui il GIP di Caltanissetta aveva apposto i sigilli di sequestro nel 2002.

In atto in una parte dell'immobiled e"La Pineta" sono ospitati gli Uffici della Polizia Municipale e della Guardia di Finanza

Gli imputati erano tornati per la seconda volta in appello dopo che la Cassazione aveva annullato la prima sentenza di appello "con rinvio": appello in cui Giacinto e Nino Scianna erano stati condannati rispettivamente a dodici e a nove anni, mentre Madonia era stato condannato a 14 anni; anche a Madonia nel 2007 erano stati sequestrati immobili  e quote di società.

Nel corso dei procedimenti giudiziari, alle originarie accuse di Barbagallo si erano aggiunte quelle di due pentiti della "mafia del Vallone", Ciro Vara e Calogero Pulci, oltre a notazioni che sui fratelli Scianna, in sedi e momenti diverse, avevano fatto Nino Giuffrè e Leonardo Messina.

Accuse che non hanno retto al vaglio processuale di appello.

Nella foto un degli immobili dissequestrato in via Mattarella

 

Un giro di esami falsi all'Università di Palermo è stato scoperto dalla polizia del capoluogo che ha tratto in arresto tre persone. Agli arresti domiciliari sono finiti due impiegati dell'università Rosalba Volpicelli, 49 anni, e Ignazio Giulietto, 56 anni. Stesso provvedimento è scattato per Francesco Giaconia, 28 anni, un ex studente che avrebbe avuto il compito di adescare studenti in difficoltà per coinvolgerli nel giro di esami truccati. I reati a loro contestati sono accesso abusivo un ad sistema informatico, frode informatica e falsità ideologica in atto pubblico.

L'indagine partita nel luglio 2010 coordinata procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ha permesso di far venire alla luce un sistema di comprevendita di esami universitari che venita attuato tramite l'accesso fraudolento al sistema informatico dell'università, nel quale veniva registrato con false attestazioni il superamento di esami mai sostenuti.

Coinvolti studenti di numerose facoltà: Economia, Giurisprudenza, Ingegneria e Architettura. Il prezzo per ogni materia che veniva caricata nel computer dai funzionari coinvolti si aggirava intorno ai mille euro, ma pare ci sia chi abbia comprato un pacchetto di ben 25 esami (ovviamente mai sostenuti) alla facoltà di Economia.

L'inchiesta, come riporta LaRepubblicaPalermo.it, coinvolge anche Alessandro Alfano, il fratello minore del segretario del PDL Angelino Alfano, laureato in Economia nel 2009, al quale il mese scorso era stato notificato un avviso di garanzia poichè, durante le indagini, erano emerse delle irregolarità per tre materie del suo curriculum; nei giorni scorsi, all'Università, sono spuntati come d'incanto i verbali d'esame che non si erano mai trovati e al momento la posizione di Alfano sembra chiarita. 

Gli altri studenti che restano sotto inchiesta sono i palermitani Giuseppe Gennuso, Riccardo Lo Giudice, Andrea Tomasello, Caterina Guddo, Carlo Gaglio, Alessia Mattina, Francesca Pizzo, Ilenia Messina, Claudia Vitello, Davide Di Salvo, Giuseppe Lo Buono, Serena Lo Cicero, Paolo Coviello, Alessio Signorelli e Simona Viola. E altri studenti di tutte le provincie siciliane.

Gli investigatori credono che le frodi scoperte in questi mesi siano solo la punta di un iceberg, e che siano altri gli studenti e il personale universitaerio coinvolto nelle frodi.

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Aggiornamento: Il Giornale di sicilia di oggi (3 marzo 2012), riporta i nomi degli studenti universitari finora coinvolti nel giro di esami taroccati, tra questi spuntano i nomi di due bagheresi e un casteldaccese.

Si tratta di: Ilenia Messina 26 anni di Bagheria studentessa di Economia non ancore laureta cui si contensta di aver "comprato" 4 esami, Davide Di Salvo 28 anni di Bagheria della facoltà di Economia, laureatosi con 94/110 nel 2009, che avrebbe addirittura comparato complessivamente ben 25 esami inpratica tutto il corso di laurea;  Angelo Tomasello (36 anni) di Casteldaccia anch'egli laureato in economia nel 2007 cui si contesta la frode per 4 esami.

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