Caro prof Provenzani, penso che Lei si sbagli-di T.Impellitteri

Caro prof Provenzani, penso che Lei si sbagli-di T.Impellitteri

cronaca
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Riceviamo e puibblichiamo

Naturalmente non ho partecipato alla manifestazione di sabato. Una manifestazione inevitabile, necessaria, ma tuttavia inutile. Perché quando le proteste sono necessarie e dunque inevitabili, significa che è andato irrimediabilmente sprecato il momento della riflessione, delle decisioni ragionevoli.


Le manifestazioni come si dice oggi, parlano alle pance e non al cervello e questo francamente non mi interessa.
Il Giornale sa che come Scuola abbiamo posto il problema della insopportabilità della situazione che peraltro ci impedirà di fare scuola normalmente, viste le mosche ed altro.....
Come ho avuto modo di dire, oggi, non interessa molto sapere di chi è la colpa di ciò che è stato. Lo stesso Sindaco Sciortino potrebbe essere effettivamente innocente o, come dice lui, irresponsabile di una tale situazione. Ciò nonostante egli dovrebbe risolvere il problema! Ecco che cosa effettivamente la gente chiede a lui e a tutti i Sindaci del territorio. Spessissimo si pensa che a non averci "colpe" si è innocenti per definizione! Non è così. Da lui ci si aspetta che le strade e la città torni vivibile. Sarà innocente se riuscirà a fare questo e non se dimostrerà di non entrarci per nulla nel pasticciaccio!)

(S. Provenzani, Dirigente Scolastico dell’I.T.C “L.Sturzo” di Bagheria)






Sig. Preside,

voglio pensare che il suo intervento sia stato dettato dal desiderio di vedere risolto subito - e giustamente- il problema dell’Istituto di cui è Dirigente, nonché dal rammarico di non essere stato presente in Aula Consiliare in rappresentanza, altrettanto autorevole, della sua Scuola e dei suoi Docenti, e delle Scuole bagheresi collegate nella Rete di cui è Responsabile.

Mi permetta, però, di esprimere le mie perplessità su taluni passaggi del suo intervento che, forse anche per la necessità di sintesi da Lei operata, ho difficoltà a credere che manifestino realmente il suo pensiero.

Questo mio breve intervento vuole soltanto apportare un contributo chiarificatore e non inutilmente polemico e sterilmente critico nei suoi confronti, anche in forza dell’unità di intenti che è stata alla base di iniziative già precedentemente condivise e - si spera, anzi si è certi - di altre che si vorranno condividere nel futuro.

Ciò premesso, mi sia permesso di fare uso di alcuni passaggi del suo ragionamento.
Naturalmente, io come cittadino di questa Comunità ho partecipato alla manifestazione di sabato 7 Novembre. Una manifestazione inevitabile, necessaria, ma per tanti di noi sommamente utile.

Perché, quando le proteste sono necessarie e dunque inevitabili (ciò vuol dire che anche per lei devono essere fatte!), significa che è andato irrimediabilmente sprecato il momento della riflessione, delle decisioni ragionevoli : proprio per questo, invece e non per la pancia, proprio per il cervello che serve a capire come continuare a difendere la propria dignità, intervenire è stato utile e non - tuttavia inutile - come, in modo che a me appare contraddittorio, Ella afferma.

Intervenire, intanto ( e…finalmente!!!) con una- necessaria e inevitabile- manifestazione quale momento di democrazia partecipata dei cittadini (e gli studenti lo sono) e, a seguire, con azioni che permettano di recuperare il momento della riflessione e delle decisioni ragionevoli, coinvolgendo, in tal senso, proprio i giovani!

Allora, la manifestazione è stata necessaria e indispensabile
non solo come momento di forte e coraggiosa democrazia partecipata, ma anche come possibilità di offrire (finalmente!!) l’occasione di conoscere un’altra storia con i reali aspetti (non cartacei o “verbali”) -disperatamente malcelati- di questa situazione e che potesse permettere ai cervelli di tutti- specialmente dei più giovani- di ragionare meglio, con più lucida chiarezza, su dati di fatto reali e inoppugnabili.

Conoscere i fatti, infatti, non è stato finalizzato a puntare il dito verso i cosiddetti “colpevoli” (cosa complicata quando gli attori sono molteplici!) e a fermarsi una volta fatto ciò, perché “saziati”.

Conoscere i fatti ha avuto come scopo primario e essenziale quello di evitare errori dello stesso tipo, di attivare azioni democratiche che, nell’immediato e nel futuro, possano salvaguardarci dal “mal governo” rilevato; insieme, di evidenziare il primato della legalità nei confronti di qualsivoglia reato; ancora, di esercitare il diritto di cittadinanza attiva nella democrazia, sollecitando a questo esercizio i cittadini, in particolare i giovani studenti.
Questo è stato il senso Politico della manifestazione. E di queste espressioni della Politica non si deve aver paura, anzi bisogna alimentarle.

Quando uno studente in Aula Consiliare ha affermato che non gli interessava “ la storia” che ha portato a questa presente situazione degradante, né la “politica” (e giù applausi), come insegnante (perché, anche se in pensione, continuo a sentirmi tale e ne sono fiero), mi sono sentito profondamente scosso (così come altri insegnanti e non solo; e sicuramente anche Lei, se fosse stato presente).
Ma quale formazione facciamo a scuola? Quali Persone e Cittadini formiamo? Ma di quale Cultura parliamo e a quale Cultura ci riferiamo nella Scuola?



In questo senso, ho l’impressione che, purtroppo, proprio qualche passaggio del suo intervento, di sicuro involontariamente, parrebbe supportare quanto espresso, questo sì, dalla pancia di tanti studenti.

E ciò sarebbe veramente grave e sicuramente non rispondente ai suoi reali intenti.


Esprimere un giudizio sbrigativo e generico circa le manifestazioni- e quindi, circa questa manifestazione- quale strumento per parlare “alle pance” potrebbe costituire- (senza volerlo)- alimento per miopi e penose polemiche “politiche” da cortile, e diventare un gravissimo alibi soprattutto per tutti coloro che hanno l’importantissimo compito di formare i giovani ad essere cittadini seri e responsabili.
Certo, non avrei mai pensato che, a 61 anni, sarei dovuto scendere in piazza per manifestare su questa degradante emergenza o per l’acqua o per quant’altro costituisce elemento basilare di vita civile.

Dopo tutte le mie (e di altri bagheresi) sollecitazioni …… senza risposte (!), ho voluto, insieme ad altri, la manifestazione, come atto civile inevitabile, dovuto, necessario, responsabile nei confronti dei miei familiari, della comunità bagherese e di quelli che verranno dopo di noi, ai quali (non dimentichiamolo) dovremo consegnare questo ambiente in forma vivibile.
Ma ho partecipato, soprattutto, come atto fortemente educativo di testimonianza per i giovani.
Il pensare ai giovani mi ha aiutato a proseguire nel dovere di “compromettermi” ancora una volta per ciò che, da cittadino e da cristiano, avverto essere il bene comune.
Non doveva essere una manifestazione dei ragazzi in quanto usati quasi sempre strumentalmente.
Doveva essere la manifestazione dei CITTADINI.

Nelle prime file, in Aula Consiliare aspettavamo tanti Genitori e i Dirigenti Scolastici e qualche Insegnante in più. Per capire di più, per conoscere di più, per contribuire con idee e proposte al dibattito, per potere meglio, tutti insieme, occuparci della cosa pubblica.

Forse è stato condizionante il “liberatorio” pensare e dire che “non c’ è nulla da fare e nulla si può cambiare”.

Forse ci si è fermati alla indignazione privata, senza correre il “rischio” di tradurla in un concreto e partecipato momento di esperienza di difesa della dignità, propria e di una Città, e della democrazia.

Ma questi rilievi critici, tuttavia non mi esimono, né mi esimeranno dal continuare- e fortunatamente non da solo- ad impegnarmi ancora, con coerenza, con onestà morale e intellettuale, con il coraggio della verità, a tutti i costi.

E proprio per questo, ho ritenuto necessario questo intervento a chiarimento, ringraziando dell’attenzione
che ad esso vorranno dare Lei e quanti avranno la bontà di prenderlo in considerazione.

Con immutata stima e cordialità.

Tommaso Impellitteri

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