Nel cinquantenario dell’unità d’Italia anche Bagheria fece la sua brava commemorazione e un discorso lo tenne Francesco Scaduto ( ma non era quello veramente importante, il giurista ). Quel discorso, l’anno seguente, cioè nel 1911, venne pubblicato nella Guida Bagheria-Solunto.
Su Luigi Bavin Pugliesi, tuttavia, solo poche righe, le seguenti: “Chi può non tramandare ai posteri il ricordo di Luigi Puglisi che fu, insieme al Fuxa, l’ispiratore e l’organizzatore sagace della eroica squadra nostra destinata dal Duce a marciare prima fra tutte le altre alla presa di Palermo?” ( 1 )
Come si vede, nulla sulla morte del Pugliesi ( o Puglisi, come dir si voglia ). E allora, delle due l’una: o lo Scaduto non sapesse o la retorica risorgimentale gli impediva di parlarne.
Ancora peggio andranno le cose con Oreste Girgenti.
Nel suo libro ( del 1985 ), nel capitolo dedicato a “Bagheria nell’epopea garibaldina del 1860”, allorchè elenca “i morti, i feriti ed i reduci”, ( 2 ) egli dimentica completamente il Pugliesi.
Perciò, delle due l’una e, in ogni caso, fino agli studi di Nicola Previteri, fu l’oblio il destino del capo di una squadra che entrò a Palermo “col tricolore adornato dell’immagine del Santo Patrono di Bagheria”. ( 3 )
A suo tempo, tuttavia, quel delitto ebbe risonanza almeno europea.
Nel London Daily News del 16 luglio 1860, a pagina 7, leggiamo: “A colonel of Palermo, named Perglisi commanding a battalion of volunteers wich had been sent to Bagheria, was killed by a pistol shot from one of his men. His body was carried to Palermo and interred”. ( 4 )
Lo stesso giorno, a pagina 5, l’Evening Herald riportava la seguente notizia (del 9 luglio ) : “Garibaldi has ordered the assassin of colonel Puglisi to be arrested”. ( 5 )
Dunque un colpo di pistola, sparato da uno dei suoi uomini, cioè da uno degli uomini di Puglisi ( e non Perglisi, ovviamente ) e Garibaldi che ordina l’arresto dell’assassino.
Fu, allora, una storia semplice?
Forse. Perché, in un altro giornale dell’epoca, stavolta italiano, troviamo una notizia sconvolgente; da Palermo, l’8 luglio 1860, il cronista dell’Unità Italiana invia al suo giornale un articolo che verrà pubblicato il 14 e in cui leggiamo: “A giorni sarà discusso il processo intentato per l’omicidio sulla persona del maggiore Pugliesi, consumato la settimana scorsa alla Bagheria. …Gli arrestati sono 27; il fatto si considera come risultato di un complotto; gli arrestati si suppongono complici. Ieri, a notte inoltrata, rientrò in Palermo la colonna mobile della Guardia Nazionale che li ha catturati”. ( 6 )
Sconvolge di per sè l’idea del complotto da parte di un gruppo così numeroso e sconvolge, soprattutto, il fatto che quegli uomini avessero partecipato all’impresa garibaldina.
Abituati dalla retorica risorgimentale a considerarli patrioti, ci si accorge che le loro motivazioni erano sicuramente meno nobili.
Un autore di lingua francese, in un suo libro del 1861, aggiunge preziosi particolari alla nostra conoscenza della vicenda.
Egli scrive: “L’assassinat de la Bagheria vint encore cependant ensanglanter ces pages de l’histoire de Palerme. Un corps de volontaires siciliens y avait été mis en cantonnement. Leur commandant, jeune homme d’une trentaine d’années qui depuis dix ans sacrifiait sa fortune au benefice de la revolution projetée et qui pendant long temps lors des événéments révolutionnaires de Sicile, avait commandé ses guérillas dans la montagne, rentrait a’ son quartier, revenant de Palerme ou’ il avait diné dans sa famille. Il est abordé par un de ses volontaires qui lui réclame quelque argent. Le commandant lui répond qu’on ne lui doit rien ed qu’on ne lui donnera rien. Un instant après, trois corps de feu l’étendaient roide mort. Toute la population palermitaine s’émut vivement de ce nouvel acte de ferocité; mais il fallut plusieurs jours pour trouver et arreter le meurtrier qui fut fusillé sur la piazza de la Bagheria”. ( 7 )
C’è nelle righe precedenti il privato di Bavin Pugliesi: una famiglia a Palermo, dove cena prima di tornare in paese per esservi ammazzato; c’è il suo passato politico di liberale e la sua tempra di rivoluzionario disposto a dare del suo alla causa; c’è il movente del delitto, il denaro, che ci conferma l’idea che ci siamo fatti sul “patriottismo” dei cosidetti picciotti; e c’è, infine, la notizia della punizione di chi, con un colpo di pistola o tre schioppettate poco cambia, lo assassinò.
Ma quella fucilazione in una piazza di Bagheria ci fu davvero?.
L’11 di luglio sicuramente non c’era ancora stata se in una lettera scritta in quella data troviamo: “L’assassin de Puglisi n’est pas encore découvert, malgré les menaces et les recherches. Une douzaine d’hommes de la Bagheria sont en prison a Palerme, mais on ne les a pas reconnus coupables. Scordato se trouvait a’ se promener avec Puglisi un moment avant l’assassinat; depuis on dit qu’il a disparu, et on lé cerche”. ( 8 )
Gli arrestati non sono più 27 ma una dozzina; tra di essi non è stato ancora riconosciuto il colpevole; spunta uno Scordato ma non è il Briareo .
Nel cinquantenario Maurus ( al secolo Luigi Natoli, quello de I beati paoli ) pubblicherà sul Giornale di Sicilia un articolo che chiarisce molte cose della vicenda e, sopratutto, esprime non senza fondatezza Il dubbio che ,dietro gli esecutori, ci fosse un livello differente e più alto, dei mandanti in grado di strumentalizzarne i malumori nei confronti del Pugliesi.
Se così è stato, la vicenda risulta ancora più inquietante.
Quell’articolo, che descrive la vittima e il processo che seguì quel delitto, vale la pena di pubblicarlo per intero. Da esso traiamo intanto il ritratto di Luigi Bavin Pugliesi.
Note
1-Bagheria Solunto, Guida Illustrata, Edizioni “Casa di Cultura”, Bagheria 1911, Ristampa Anastatica,
Dicembre 1984, p. 29
2-Oreste Girgenti, Bagheria Origini e sue evoluzioni, Edizioni Soleus 1985, pp. 203-207
3-Nicola Previteri, Verso l’unità, Gli ultimi sindaci borbonici di Bagheria, Assessorato ai Beni Culturali
del Comune di Bagheria, Bagheria 2001, p. 275
4-newspaperarchive.com/london-daily-news/1860…
5-newspaperarchive.com/evening…/1860…16/page-…
6-La spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli nei proclami, nelle corrispondenze, nei diari e nelle
illustrazioni del tempo , a cura di Mario Menghini, Società Tipografico-Editrice Nazionale, Torino 1907,
p. 149, openlibrary.org/la/laspedizionegari00menguoft
7-Henry Durand-Brager, Quatre mois de l’expedition de Garibaldi en Sicilie et Italie, E. Dentu, Editeur,
Paris 1861, pp. 74-75, Archive.org>…> Brown University
8-Ruggero Moscati, La fine del regno di Napoli: documenti borbonici del 1859-60, F. Le Monnier, Firenze 1960, pp.250-251
NOTA della REDAZIONE
Cogliamo l'occasione da questo originale e prezioso contributo che Biagio Napoli porta alla storia della nostra comunità, per sollecitare l'amministrazione ad approntare un progetto per il rifacimento radicale delle targhe della toponomastica stradale.
Al di là dei materiali, (quello usato per le targhe a Bagheria è decisamente di pessima qualità), è fondamentale che i nomi delle vie, che sono il primo libro di storia con cui vengono a contatto tutti, giovani e meno giovani, riportino sulla targa oltre che il nome e il cognome, almeno la data di nascita e di morte e l'attività che hanno svolto in vita e che li ha resi meritevoli di essere ricordati.
E' uno degli indicatori fondamentali della civiltà di un paese e del rispetto della propria storia e della propria identità.