Storie del Cinematografo: proiezioni di una Bagheria della memoria - di Marina Galioto

Storie del Cinematografo: proiezioni di una Bagheria della memoria - di Marina Galioto

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Nel tiepido pomeriggio di primavera di ieri giovedì 13 Aprile, nel signorile parterre all'aperto di Villa Cattolica, si è svolta la presentazione del libro "Storie del cinematografo. Anime di celluloide a Bagheria. Dai Guttuso a Tornatore" di Biagio Napoli e Mimmo Aiello, a cura di Fabio Carapezza Guttuso e Dora Favatella Lo Cascio (Plumelia edizioni, 2015).


Le conversazioni intorno al libro, autentico scrigno di ricordi e memorie bagheresi, sono state condotte, oltre che dai due autori, profondi conoscitori del substrato culturale che ha animato con convinzione la promozione della cinematografia nella nostra città già a partire dalla fine dagli anni cinquanta, anche da altri personaggi che, a vario titolo, hanno impreziosito l'ossatura del libro con i loro vissuti esperienziali, vere "anime di celluloide" per l'appunto, come il maestro Giuseppe Tornatore ed Emiliano Morreale.
Tornatore, oramai indelebile iconografia del Cinema di Bagheria nel mondo, con il suo merito inesauribile di aver consegnato questa nostra complessa porzione di Sicilia, incastonata fra la Conca d'Oro e l'azzurro del litorale tirreno che è a Baarìa, agli annali di storia della cinema mondiale con la sua arte e il suo amore per il territorio natale, ha scritto un folto capitolo dal titolo “Infanzia e adolescenza nelle sale cinematografiche di Bagheria e dintorni tra proiezionisti ed esercenti”. Il regista racconta tutta la poesia racchiusa in quel mondo adesso scomparso a causa della tecnologia imperante e nel “vecchio” mestiere del proiezionista, il lavoro che abbiamo imparato a conoscere tutti con il dipinto a tinte forti di Alfredo in Nuovo cinema Paradiso, e nei tanti, e diversissimi tra di loro, Alfredo che si contendevano il comando dei consensi, la <<leadership del gusto>> diremmo oggi, nella Bagheria di allora con il suo florilegio di sale cinematografiche attive: i Pampinella, Mimmo Pintacuda, i Lo Medico, Orobello, e tanti altri personaggi di Bagheria che campavano di pane e cinema. Una storia, quella del cinema a Bagheria, che molto probabilmente unica non è, dice Peppuccio, anzi sono tantissime le esperienze assimilabili a quella bagherese sparse su tutto il territorio italiano, ma di certo non hanno quel-certo-non-so-che di baarioticità che le rende uniche, così esemplari da trasformarle in veri “topoi” letterari, in un modo molto simile a quello di rappresentare le umane vicende tipico dell’arte drammaturgica dei nostri antenati greci.
copertina libro Tanto partecipate e condivise erano le esperienze cinematografiche un tempo, sia dal lato industriale-commerciale che da quello ricreativo, come momento d’incontro, che i nostri autori hanno pensato bene di fermare nel tempo tali ricordi, raccogliendo decine di memorie, dialoghi, interviste, in pagine fittissime della nostra storia culturale, che danno il senso della amplificata dimensione sociologica di tale esperienza a Bagheria: il cinema come piattaforma “social” ante-litteram, universo di condivisione di emozioni, accesi dibattiti esplicativi, dissertazioni sulla giustizia o meno di alcune scelte, prese in giro di personaggi che il cinema lo animavano e lo facevano godere agli altri, terreno di incontro per generazioni intersecanti, uniti esclusivamente dal comune rapimento per quel mondo buio di immagini e sonoro ...
Il cinema è esperienza, sostiene Emiliano Morreale, e sottende in questo tutta l’importanza del “fattore umano” come elemento essenziale per la definizione della passione per il cinema sua e di tanti altri bagheresi e non solo, naturalmente; il suo è ancora il ricordo di chi il cinema lo viveva quasi come “foro”, luogo di incontro e di scambio, momento significativo per l’esperienza stessa di recarsi in quel luogo, quasi come se la trama di un film o i loro attori fossero ingredienti secondari di quell’esperienza stessa; al cinema ci si incontrava e quindi si chiacchierava, si entrava anche “a pellicola cominciata”, e ci si immergeva comunque in un’atmosfera quasi irreale, da sogno, lontana dai problemi contingenti.
Ed è per questo che le storie narrate in questo libro sono pagine parlanti di un mondo quasi definitivamente scomparso, ma non ancora fino a che ci sarà chi ne detiene la memoria e ne tramanda il ricordo e il significato di un’esperienza; un libro che è una grande opera di devozione e amore, fatto da tanti pezzi di storia della nostra città tenuti insieme dal grande rispetto per il cinema e per le persone che lo hanno alimentato.
Infine, chiede il sindaco Patrizio Cinque ai suoi interlocutori, se intravedono oggi la possibilità di una rinascita del Cinema a Bagheria, con quella stessa forza catalizzatrice di idee e uomini appassionati com’era un tempo. Il regista Tornatore, velatamente nostalgico, risponde con pacatezza che il Cinema, così come l’arte in generale, non è programmabile, non è un’operazione che può nascere per volontà predeterminate: il Cinema, proprio per la sua natura di urgenza emotiva, non ha contesti predefiniti, e per il suo essere metafora di esperienza umana in quanto tale, non può essere realizzato prima ancora che gli uomini ne vivano e ne sperimentino il bisogno.

Marina Galioto

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