Bagheria: come un fiore nella Conca d’Oro aperto ad Oriente- di Ezio Pagano

Bagheria: come un fiore nella Conca d’Oro aperto ad Oriente- di Ezio Pagano

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Bagheria nasce in un poggio già bosco delle terre di Bagaria. Bella come un fiore aperto ad Oriente, con la terra color moro, dove tutta la vista verde è detta la Conca d’Oro.

 Se i barioti vogliamo sentirci importanti, e non vedo perché non dovremmo, possiamo considerarci tutti eredi di un mancato Re. Ovviamente si tratterebbe di un padre putativo, visto che comunque da padre si comportò con i nostri antenati. Sto parlando di Don Giuseppe Branciforti, Principe di Butera, che non essendo divenuto Re per i diritti normanni che vantava, “incazzato”, abbandonò la politica e si ritirò nelle sue terre della Bagaria.

Ancora oggi, quando ci avviciniamo a quattro secoli dopo, noi barioti dobbiamo essergli grati, perché mai nessun altro ha saputo fare opere d’ingegno come quelle da lui pensate, volute e fatte realizzare: penso alle due più importanti arterie stradali come lo Stradone e lo Stradonello e ancora alla via Oleandri o al suo Palazzo Butera con tanto di torre e scritta “O Corte a Dio” e con annesso un giardino (vedi foto) e ancora un teatro. E non si esclami al paradosso! se dico queste cose, perché la realtà è sotto gli occhi di tutti.
Ovviamente la storia di Bagheria ci racconta che nasce e si sviluppa in modo ordinato, solo poi si espande rapidamente e in modo selvaggio; sicché, se oggi si vuol vedere qualcosa di bello, funzionale e armonico, occorre munirsi di una mappa di Bagheria antica; mentre se si vuol dare senso al termine scempio, basta guardare dall’altra parte.
Comunque sia, i nostri antichi predecessori come Don Giuseppe Branciforti ci hanno tracciato un luminoso futuro; è solo nel XX secolo che questo futuro è stato minato e oggi lo neghiamo noi stessi; basta vedere le scuole costruite nelle fosse delle pirriere, ad Aspra come a Bagheria o l’urbanizzazione di interi quartieri-labirinto, ma se vogliamo c’è tanto altro di cui vergognarsi. Chissà se un giorno il rimorso riuscirà ad illuminarci e, al netto della partitocrazia, sapremo esprimere un governo dell’intellighentia, tante volte auspicato. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Io la penso così! E voi?
Post Scriptu: Mentre il l’Amministrazione è assente nella vita culturale della Città, lasciando all’iniziativa privati le attività da intraprendere, si nota che tra pochi eventi consoni ad una Città col capitale umano e intellettuale come Bagheria, tutto il resto è inadeguato finanche alle esigenze di un popolo bifolco di un borgo di campagna.

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