Un grido di disperazione a 110 anni dalla nascita di Guttuso- di Ezio Pagano

Un grido di disperazione a 110 anni dalla nascita di Guttuso- di Ezio Pagano

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Parafrasando lo stesso Guttuso: “Io penso che se c’è una critica da muovere è di non essersi interessati a fondo dei problemi della cultura”.

Ad oggi, 26 dicembre 2021, giorno del compleanno del nostro illustre concittadino Renato Guttuso, dopo diversi articoli sulla cattiva gestione del museo a lui intitolato, le cose non accennano a migliorare. Per accattivarmi la simpatia dei lettori e rendere meno indigesta la mia riflessione sul “Museo Guttuso”, provo a parlarne con fantasia, ricordando la magnificenza di Villa Palagonia e invitandovi a riflettere su cosa sarebbe la Villa senza la fantasia di Don Ferdinando Gravina. E ancora, l’arte dei grandi artisti bagheresi, sarebbe la stessa senza la fantasia degli autori? Infine, ricordo la storica frase di Guttuso “Bagheresi inventori di miti”, un vero inno alla fantasia bahariota.
Dopo questa premessa, torno alla mia riflessione su Bagheria, con l’occhio di chi mira ad una città più vivibile e per dire come sia incomprensibile che in una situazione di privilegio come quella bagherese, la cultura venga relegata ad una gestione marginale rinunciando alle proprie legittime ambizioni.
A Bagheria di cultura ce n’è tanta, però è pure piena di “cenacoli” con poeti, scrittori, pittori e fotografi da dopolavoro, che rappresentano la forza dal pensiero debole, che non farebbero danno se non coinvolti. Semmai il danno lo fa l’istituzione che in questo sottobosco, spesso per affinità culturali, trova l’interfaccia per promuovere la cultura. Responsabile di questa incresciosa situazione è la politica dell’“uno vale uno”, come dire che un premio Nobel vale quanto lo scemo del paese.
In questo scenario bagherese si inserisce questa mia rappresentazione di fantasia:
Sui social, nei talk show e nei bar sorseggiando una tazzina di caffè, si commenta la notizia che potrebbero candidare al Nobel le città virtuose; sarebbe una bella occasione e per questo auguriamoci che non sia un fake news.
Riflettendo su questa notizia mi chiedo se l’assessore alla Cultura, che tanto declama il virtuosismo culturale e l’importanza delle attività che organizza, non pensi di candidare Bagheria al Nobel, o se invece soddisfatto com’è dello status quo, preferisce tirare a campare col “meglio l’uovo oggi che la gallina domani”.
Come finirà la querelle è facile intuirlo, visto che il premio Nobel è un pourparler e per di più immaginario, mentre il P.N.R.R. è cosa certa e i soldi sono pronti per essere sprecati.

Per concludere, vorrei ricordare all’assessore che le Società progrediscono con la cultura (quella vera), n’è prova che tutti i Paesi culturalmente virtuosi sono più ricchi e civili. Un impegno in tal senso, sarebbe stato il miglior modo per ricordare i centodieci anni dalla nascita di Renato Guttuso e per augurare ai bagheresi una prospettiva migliore per il 2022.
La foto: Renato Guttuso “donna che grida”, databile 1961. Collezione privata, Bagheria